Disoccupati derubati

È l'incubo, reale, che stanno vivendo migliaia di frontalieri lasciati a casa nell'ultimo anno a cui è “sparita” l'indennità straordinaria a cui hanno diritto. Un sentimento di rabbia aggravato dal fatto che nessuno dà spiegazioni di quanto sta succedendo.


Per capire il problema, occorre fare un passo indietro nel tempo. Il fondo della disoccupazione straordinaria era nato negli anni Novanta per ovviare a una palese discriminazione. Dagli stipendi dei frontalieri, al pari di tutti i salariati in Svizzera, viene dedotta la percentuale per il finanziamento della cassa disoccupazione. Una percentuale analoga la versa il datore di lavoro. A differenza degli altri salariati però, il frontaliere che perdeva il lavoro in Svizzera non aveva diritto a percepire la disoccupazione elvetica. Al neodisoccupato frontaliere spettava unicamente l’indennità di disoccupazione ordinaria italiana, ben inferiore sia in durata sia per importo a quella elvetica. Per rimediare all’ingiustizia, nel 1997 il legislatore italiano promulgò la legge 147, riconoscendo al disoccupato frontaliere una specificità che dà diritto a un’indennità per dodici mesi pari al cinquanta per cento dell’ultimo stipendio in Svizzera, purché abbia lavorato almeno un anno.


Per finanziarla, fu istituito un fondo speciale dove confluirono parte dei contributi paritetici versati dai dipendenti frontalieri e dai loro datori di lavoro elvetici. Oggi il fondo conta 270 milioni di euro. Milioni che hanno suscitato molti appetiti sia nel passato sia nel presente.
Alcuni deputati della Lega Nord qualche anno fa proposero una legge che dirottasse quei soldi ai comuni di residenza dei frontalieri, le cui giunte erano in buona parte amministrate dai leghisti. Un tentativo che andò a vuoto grazie alla reazione degli stessi frontalieri, supportati dai sindacati svizzeri e italiani e da vari interventi di deputati e senatori.


Oggi invece a voler “appropriarsi” di quei milioni è l’Inps Lombardia, interessata a far confluire quei soldi nei fondi della disoccupazione ordinaria. Le conseguenze della decisione dell'Inps sono drastiche per chi ne è colpito. Se fino allo scorso settembre il disoccupato frontaliere aveva diritto al cinquanta per cento dell'ultimo salario percepito in Svizzera, oggi ne riceve solo un quarto. E invece di un anno, ne può usufruire solo per 8 mesi. Un taglio dalle forti ripercussioni per chi lo subisce. «La spesa più importante nel nostro budget familiare è il mutuo, le cui rate sono state calcolate in base agli stipendi che entrano in casa.

 

E visto che la banca non ti riduce le rate perché hai perso il lavoro, le difficoltà per far fronte alle altre spese diventano enormi» raccontano ad area Alessandra, Anna e Carmela, tre combattive signore per nulla rassegnate al furto di quanto spetta loro. Al danno del licenziamento dopo decenni di onesto lavoro in Svizzera, si aggiunge l’amara beffa della decurtazione della disoccupazione. Quello del mutuo è una condizione comune a buona parte delle migliaia di frontalieri in Ticino. «Anche con la disoccupazione straordinaria a cui abbiamo diritto, la cinghia si sarebbe stretta parecchio. Ora però con quel misero quarto dell'ultima paga, la situazione si fa molto difficile». E dire che si ritengono fortunate, perché i loro mariti lavorano. «S'immagini chi è stato licenziato e ha perso l'unica entrata familiare. Sono disperati». E, purtroppo, non si tratta di casi isolati. «C'è chi pensa di non pagare più le rate del mutuo per avere i soldi per ricomprare la casa quando sarà messa all'asta», raccontano di conoscenti alle prese coi debiti.


Fatta eccezione per il mutuo, i tagli nelle spese di famiglia si fanno ovunque, nella quotidianità di una vita normale. Dalla spesa alimentare alle uscite in pizzeria, al cinema e a tutte quelle attività normali che si fanno in famiglia. Si taglia dove si può, dai corsi promessi ai figli, ai nuovi vestiti, alle vacanze, ma sono soprattutto le spese impreviste a preoccupare maggiormente. L'auto che si rompe, il dentista, perfino i funerali dei propri cari diventano una grana economica quasi insormontabile. Non siamo (ancora) alla povertà assoluta, ma di certo alla povertà relativa, ossia quando ti mancano i mezzi per vivere una vita dignitosa.


«Oggi perdiamo mille euro al mese a cui avremmo diritto senza che nessuno si assuma la responsabilità di dare una risposta chiara del perché» ribadiscono le tre signore, infuriate sull’assenza di risposte istituzionali.
Del problema si è occupata anche la seguitissima trasmissione “Striscia la notizia” di Canale 5. Ma neanche gli agguerriti giornalisti di Striscia sono riusciti a strappare una motivazione esplicita al direttore dell’Inps Lombardia, Giuliano Quattrone, all’origine del blocco della disoccupazione straordinaria. Quattrone invoca un cambiamento nelle normative europee, senza chiarire a che cosa faccia riferimento. «Quando mi sono iscritta, ho inoltrato la richiesta di disoccupazione straordinaria. L’Inps mi ha risposto: la sua domanda di disoccupazione ordinaria è accolta. Ho riscritto all’Inps facendo notare che avevo chiesto quella straordinaria. In tre mesi non ho avuto risposta» spiega la desolata Anna.


A complicare le cose ulteriormente, l’assenza di un governo in Italia. La precedente ministra del lavoro Elsa Fornero, sebbene più volte sollecitata, non si è mai occupata della vicenda. È riuscita a dimenticarsi di 150.000 persone che nei prossimi anni potrebbero trovarsi senza stipendio né pensione, i famosi esodati, figurarsi delle “poche” migliaia di frontalieri disoccupati.


Ma ci sono altri due aspetti che fanno infuriare le nostre interlocutrici: il silenzio dei media, locali compresi, e l’assenza di una reazione di massa dei diretti interessati. «Eppure la faccenda tocca migliaia di abitanti di questo territorio.» dice Alessandra. Anche la mancata reazione dei frontalieri attivi in Ticino, oltre 50.000, è piuttosto singolare. «Non lo auguro a nessuno naturalmente, ma potenzialmente a tutti può capitare di ritrovarsi in disoccupazione. Eppure non c’è una reazione unitaria, una difesa di un diritto comune». Forse l’occasione non mancherà quando ci sarà nuovamente un governo con cui confrontarsi.

 

Pubblicato il

07.02.2013 16:40
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