Diritto di voto poco gradito fra gli italiani all’estero

Ormai è dal 2003 che gli italiani all’estero possono votare per corrispondenza per le elezioni politiche nella cosiddetta Circoscrizione Estero in cui vengono eletti complessivamente diciotto parlamentari (dodici deputati e sei senatori). La stessa legge ha esteso il voto per corrispondenza anche ai referendum per cui gli italiani all’estero hanno potuto partecipare al recente referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari da 945 a 600 (400 deputati e 200 senatori) dello scorso 20/21 settembre. Analogamente a quanto avvenuto in Italia – dove il “sì” al taglio dei parlamentari ha stravinto essendo stato votato dal 69,6% degli elettori – anche all’estero hanno vinto i “sì” e addirittura con una percentuale ancora maggiore e cioè con il 78,24%.

 

Un risultato incredibile, quest’ultimo, considerando che, da un lato, il taglio dei parlamentari riguarda pure la Circoscrizione Estero dove in futuro i parlamentari da eleggere scenderanno da 18 a 12 (otto deputati e quattro senatori) e, dall’altro, perché nel mondo quasi tutte le forze politiche e associative italiane avevano sponsorizzato e sostenuto il “no” al taglio dei parlamentari.


Ma, al di là del risultato, la continua scarsa partecipazione al voto nella Circoscrizione Estero deve però far riflettere sul voto per corrispondenza e cioè su questa conquista democratica per la quale si sono battuti per decenni gli emigrati italiani, con le loro organizzazioni e associazioni, e che finalmente erano riusciti a conquistare agli inizi di questo secolo. Anche in quest’ultimo referendum la partecipazione al voto è stata complessivamente solo del 23,3% (1.057.211 votanti) degli aventi diritto (4.537.308), con l’aggravante che dei votanti registrati ben 98.174 schede (quasi il 10%) sono state ritenute nulle (in Svizzera: elettori 508.847, votanti 147.347 (28,96%), schede nulle 9.559, schede bianche 827, schede contestate 94).

 

Probabilmente, considerata la semplicità dell’espressione del voto trattandosi di un referendum in cui si doveva semplicemente crociare il sì oppure il no, l’annullamento di così tante schede è dovuto essenzialmente all’errore commesso dagli elettori nell’imbustamento della scheda elettorale e del certificato elettorale nel plico da restituire al Consolato competente, ovvero un errore inspiegabile dopo le varie volte che si è già votato per corrispondenza.


Morale, di fronte a questa situazione che tradizionalmente si ripete di votazione in votazione, ritengo che sia indispensabile un serio ripensamento, da parte di chi di dovere, su questo sistema di voto applicato ad un corpo elettorale all’estero composto, sempre più, da alcuni milioni di persone con lontane origini italiane, con una cittadinanza fatta valere grazie allo ius sanguinis. Persone che, in gran parte, non hanno alcuna conoscenza della lingua di Dante e neppure un interesse alla vita politica italiana ma che, tuttavia, dalla cittadinanza italiana – ricercata e ottenuta attraverso il loro albero genealogico – beneficiano dei vantaggi che dà loro il possesso di un passaporto dell’Unione europea (il recente caso del calciatore Luis Suarez docet!). Una triste e amara riflessione, ma doverosa, questa, da parte di uno che, come il sottoscritto, si è battuto per decenni in seno al mondo associativo italiano per il riconoscimento del diritto di voto all’estero!

Pubblicato il

08.10.2020 10:42
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