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Diritto di ricorso di associazioni ambientaliste, si stia ai fatti |
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Il mio amico Raimund Rodewald, biologo, docente all’Università di Zurigo e presidente della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, mi ha mandato un “Argumentarium” che ha indirizzato recentemente, in nome di numerose associazioni ambientaliste, alla commissione legislativa del Consiglio nazionale.
Si tratta di un testo illustrato, ben documentato, che invita i consiglieri nazionali a respingere l’iniziativa parlamentare del signor Jakob Freund (Udc, Appenzello) tendente a privare le associazioni del diritto di ricorrere contro talune iniziative o progetti suscettibili di alterare gravemente l’ambiente naturale o singole località di pregio.
L’Argumentarium descrive in modo conciso otto casi importanti nei quali il ricorso delle associazioni ambientaliste ha avuto successo, sia sul piano legale che su quello concreto.
Ne riassumo uno: A Böttstein, lungo l’Aar, nel Canton Argovia, il dipartimento militare federale voleva creare un grande bacino artificiale per consentire ai soldatini svizzeri di esercitarsi nell’arte di costruire ponti di barche e di fare la guerra in ambiente acquatico. L’iniziativa, del 1993, si chiamava “Schwimmbrücke 95” ed il bacino doveva essere alimentato con l’acqua dell’Aar.
Chi volesse rendersi conto di cosa significhino simili operazioni vada ad Hinterrhein a vedere la piazza d’esercizio della Divisione meccanizzata 11.
Vedrà una valle devastata e udirà il pianto disperato di qualche marmotta (se c’è ancora), in fuga sui pendii vicini.
Ma torniamo a Böttstein. Questa località si trova nel bel mezzo di un grande corridoio frequentatissimo dai tassi del Tafeljura che vanno a trovare le tasse del Canton Argovia per felicemente accoppiarsi. E lo stesso fanno cinghiali, linci, volpi, in un bel viavai che si snoda nientemeno che tra la Svizzera occidentale e la Svizzera nord-orientale, fino alla valle della Linth.
Il bacino artificiale avrebbe interrotto completamente l’animalesco andirivieni ma i militari … niente, insistono.
E poi, davanti al tribunale federale, incalzati dai ricorsi del Wwf e dal governo argoviese, nel 2001, perdono. Il bacino artificiale non si farà più. Occorre dire che più della metà dei ricorsi inoltrati dalle associazioni ambientaliste in situazioni analoghe sono stati vinti in sede giudiziaria.
Forse per questo Freund e compagni, paladini inossidabili dei valori nazionali (e dei loro!), vogliono privarle del diritto di ricorso.
Tra i compagni ci sono Giuliano Bignasca, che ha firmato l’iniziativa e, guarda, guarda, Filippo Lombardi, il campione di coloro che per “salvare le nostre radici” hanno sradicato la masseria della Pobbia di Novazzano, e l’hanno spedita, pezzetto per pezzetto, al Ballenberg, dalle parti di Brienz.
È proprio vero, come insegnava il vecchio Marx, che un conto è l’ideologia e un conto sono i fatti.
Meglio stare ai fatti. |
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