Oggi in Svizzera un papà ha appena il tempo di assistere alla nascita del proprio figlio o della propria figlia e subito dopo deve rientrare al lavoro. Non sarà più così con la decisione delle Camere federali che ha sancito l’introduzione di un congedo paternità di 2 settimane. Una decisione non certo rivoluzionaria e da considerarsi solo come l’avvio di un processo virtuoso, ma al tempo stesso storica. Storica perché fino all’altro ieri una maggioranza parlamentare a favore era una cosa impensabile: nel 2016 un’identica proposta fu bocciata dal medesimo Consiglio nazionale (con 97 no, 90 sì e 5 astensioni), che mercoledì l’ha invece approvata con 129 sì e 62 no. E poi perché siamo il Paese in cui ci sono voluti addirittura cinquant’anni di discussioni, rinvii e votazioni per conquistare, soltanto nel 2005, il diritto a un congedo per la maternità di 14 settimane (fortemente avversato dall’Udc e approvato l’anno prima in votazione solo dal 55% del popolo). In confronto, ai papà è andata di lusso e il merito va senz’altro attribuito ai promotori dell’iniziativa popolare per un congedo paternità di 4 settimane, che il Parlamento ha bocciato e che probabilmente verrà ritirata e dunque non sottoposta a votazione. Ritirata non per spirito rinunciatario bensì per impiegare le forze a favore di una soluzione ben più ambiziosa, che avvicini la Svizzera allo standard europeo. Il congedo paternità dal punto di vista della politica sociale è infatti un concetto antiquato, ormai superato da quello del “congedo parentale”, una soluzione che mette entrambi i genitori sullo stesso piano e che garantisce maggiore uguaglianza nel mondo del lavoro. Se la nascita di un figlio comportasse un’assenza dal lavoro sia per mamma sia per papà, è evidente che il fattore “donna in età fertile” diverrebbe meno ostacolante nelle fasi di ricerca d’impiego o per la carriera professionale della donna. Vi sono differenti soluzioni possibili: un modello di riferimento è quello norvegese (15 settimane per entrambi i genitori più altre 26 da suddividersi), a cui tra l’altro si ispira un’iniziativa preannunciata dal Partito socialista svizzero per i prossimi mesi che prevede 14 settimane di congedo congiunto e 10 da suddividersi. Una proposta sicuramente coerente con la volontà della maggioranza dei cittadini (confermata da un recentissimo sondaggio) e con la necessità di uguaglianza uomo-donna di fronte a una nascita. Il Parlamento per ora non ne vuole sapere, ma la via è tracciata.
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