Che molte squadre di calcio fossero in mano a falsari e speculatori della peggior specie era noto; che nell’ambito della società civile avessero uno statuto particolare (come quello delle prostitute) era chiaro. Ma formalmente chi sgarrava in modo mostruoso veniva retrocesso, anche se si chiamava “Milan” o, dalle nostre parti “Lugano” o “Losanna”. Esisteva insomma ancora una parvenza di regole, di legge. Ora, il presidente del Coni (Comitato olimpico) italiano, Gianni Petrucci salta il fosso e papale papale ci dice che le squadre mal gestite o rovinate dagli squali della libera finanza (i liberi ladroni tipo Tanzi e Cragnotti) non possono perire a causa delle loro malefatte. Si sta studiando dice Petrucci «la salvaguardia del diritto sportivo della città e dello sport». Il diritto al lavoro e al cibo esiste in molti posti solo sulla carta, ma il diritto al calcio deve essere garantito sul serio. “È ingiusto che il tifoso paghi le scelleratezze dei presidenti” è la tesi. Si fa finta di non sapere che è il tifoso, lo spettabile pubblico, che insulta e fa scappare il presidente che non “scuce” i soldi, che non fa grande la squadra. È il trionfo dell’ipocrisia totale, globale. Ne consegue che le persone che gestiscono in modo onesto, sono doppiamente penalizzate e punite: intanto sul piano tecnico-sportivo, perché non potranno mai competere in materia di ingaggi e salari; e poi perché di conseguenza rischiano di retrocedere, mentre chi strappa loro i “pezzi” migliori si pappa titoli e onori, e se al termine dell’ennesima fuga in avanti fallisce rimane dov’è perché il diritto del (grande…) club e del tifoso è superiore al diritto comune! Diritto all’oppio. Il “Barba di Treviri”, K. Marx, assai noto sino a poco fa (da non confondere con quello dei calendari e delle cipolle) parlava di “Ersatz”, sostituzione di ciò che dovrebbe esserci, e parlava di “oppio dei popoli”. La Chiesa stia tranquilla: non è più la religione… Lo spettabile e ipocrita pubblico (cioè tutti noi?) vuole il suo “Ersatz” e tra l’altro come si dice a Roma (visto che siamo in zona) “non gliene può fregare di meno” sui modi e sui metodi usati per il trionfo. Il doping per esempio, assunto a 12-13 anni. Assunto in modo sistematico dalla stragrande maggioranza dei grandi. Con la connivenza di tutti, vedasi la recente assoluzione dei prof. Francesco Conconi (prescrizione) che ha fatto schizzare l’ematocrito della bella Di Centa da 43,5 a 55,5; di Fauner da 43,3 a 58 (totale dei due fondisti, 7 medaglie olimpiche); e del ciclista Chiappucci dal 35,7 al 60,7. E nel caso del povero Pantani portato da Conconi a 58 da 40,7, la reazione predominante della folla è stata di odio nei confronti di chi ha denunciato e tradito il “Pirata”: non nei confronti di chi lo ha condannato a morte: attraverso lo “sport”.

Pubblicato il 

19.03.04

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato