Diritti umani, impegno comune (e senza eccezioni)

Finito il periodo del Carnevale, per i credenti cattolici, riformati ed ortodossi comincia il tempo della Quaresima. Se il Carnevale ha perso qualsiasi riferimento sacro o religioso, benché fosse tale la sua origine come di tutte le festività antiche, la Quaresima quale intervallo di preparazione alla Pasqua cristiana conserva ancora un valore spirituale. La condizione perché ciò avvenga è, com’è ovvio, di attribuire un significato trascendentale alla Pasqua: sul piano naturale, coincide con l’inizio della primavera, del risveglio di piante ed animali dopo la pausa invernale; in prospettiva cristiana, evoca un avvenimento legato alla vicenda terrena di Gesù di Nazareth, che vuol pure dire rinascita, anche se in un senso più profondo e non solo materiale. Come per tutte le realtà, fisiche, psichiche o sovrannaturali che siano, è necessario preparare loro uno spazio simbolico di accoglimento. È necessario prepararsi, in un qualche modo, al loro arrivo. Da alcuni decenni, in Svizzera la Quaresima è marcata da una campagna di sensibilizzazione, promossa da enti ecclesiastici quali Sacrificio Quaresimale (cattolico), Pane per Tutti (evangelico-riformato) ed Essere solidali (cristiano-cattolico). Tramite l’invito ad avere uno stile di vita più modesto, rinunciando ad una parte dei mezzi abituali di sussistenza, queste organizzazioni propongono di riflettere su tematiche d’attualità. In buona sostanza, esse intendono indicare che la pratica religiosa si manifesta anche nella solidarietà, la quale assume volti molto diversi, da noi come altrove. Ed è un approccio al discorso spirituale che fa a pugni con la tendenza in atto da secoli, perlomeno in Europa, di relegarlo in un ambito strettamente personale, senza impatto sociale o persino politico. L’accenno meriterebbe approfondimenti, che rimandiamo ad un altro momento. Per quanto riguarda le campagne quaresimali, nel 2005, l’attenzione è stata posta sul problema della violenza, nelle varie forme che essa assume (nei confronti delle donne e dei bambini, ad esempio, nel mondo del lavoro e dell’economia o tra i giovani). Per quest’anno, come per il 2007, l’argomento preso in considerazione sono i diritti umani fondamentali. Può sorprendere il fatto che la questione sia suggerita quale motivo d’approfondimento, ed ancor più d’impegno concreto, in un paese democratico e progredito come la Svizzera. Tuttavia, la sorpresa dovrebbe presto lasciare il posto alla premura di fornire il proprio contributo a migliorare le sorti di questo nostro mondo, a cominciare dai nostri ambienti di vita, in specie di fronte al graduale sgretolamento della coesione collettiva. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento del disagio personale, disoccupazione, solitudine, fragilità emotiva, precarietà lavorativa e dei rapporti interpersonali, politica dell’asilo e degli stranieri, ecc. E davanti al progressivo defilarsi dell’ente pubblico dalle sue responsabilità politiche, è urgente una reazione forte della società civile. Anche in nome della propria fede!

Pubblicato il

10.03.2006 13:00
Martino Dotta