Byron Allauca, sans-papiers ecuadoriano, ha sporto denuncia contro la Confederazione elvetica per discriminazione razziale. Non è uno scherzo, né un controsenso, ancora meno un paradosso. Byron Allauca, sans-papiers ecuadoriano, ha realmente denunciato il Paese che gli ha negato l’asilo nel 1996, unitamente alla moglie e ai due figli. Lo ha fatto rivolgendosi al Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (Cedr), sulla base di una convenzione internazionale del 1965, ratificata dal parlamento svizzero nel 1994. Un’iniziativa senza precedenti, che potrebbe dare il via a una nuova forma di protesta e imprimere un nuovo slancio al movimento dei sans-papiers .
Il coraggio di denunciare
Byron Allauca si è fatto portatore di una critica che potrebbe coinvolgere anche le circa settantamila persone costrette da anni a vivere nella precarietà e nel timore di essere espulsi: «la Svizzera discrimina gli stranieri che vivono sul territorio e che richiedono una regolarizzazione della propria situazione». La nazionalità di Byron Allauca non risulta tra quelle che la Confederazione prende in conto per concedere il permesso di dimora. Il sans-papiers ecuadoriano si dice vittima della politica dei «tre cerchi», adottata nel 1991 dal governo, un modello che esclude da ogni diritto i cittadini originari da Paesi come l’Ecuador, o l’ex Jugoslavia. Una politica che è stata criticata dalla Commissione federale contro il razzismo e dallo stesso Cedr.
La denuncia dell’ecuadoriano, che è pervenuta all’organo anti-razzismo delle Nazioni Unite alcuni giorni fa, rimane per il momento bloccata in una sorta di limbo giuridico. La Svizzera non riconosce infatti il Cedr come istanza competente per giudicare le rimostranze individuali contro gli Stati aderenti alla convenzione del 1965. L’assemblea federale aveva incluso questa riserva nel decreto-delega parlamentare che ha suggellato l’adesione della Confederazione al testo della convenzione.
Una lotta di principio
«Questa clausola è stata in seguito contestata per ovvie ragioni», spiega ad «area» Karl Grünberg, segretario generale di «Acor Sos Racisme», associazione romanda contro il razzismo. L’organismo non governativo, con sede in Losanna, appoggia l’iniziativa di Byron Allauca. «A dicembre, il Consiglio nazionale ha allora autorizzato il governo a far cadere questa riserva». Si attende adesso la mossa del Consiglio degli Stati che ha aggiornato la seduta, inizialmente prevista per la sessione di marzo, a data da destinarsi. Secondo alcune voci di corridoio, che circolano con insistenza a Palazzo federale, il rinvio sarebbe legato alla votazione sull’ingresso della Svizzera nelle Nazioni Unite.
La Camera alta del parlamento, spinta dalla Commissione parlamentare per le politiche estere, tenderebbe a rimandare la questione alla sessione di settembre, per evitare che ad un eventuale voto di adesione all’Onu possa seguire un rimprovero proveniente proprio dall’Onu. «Se la riserva del parlamento dovesse essere tolta, il Cedr entrerebbe rapidamente nel merito della denuncia di Byron Allauca, e c’è da aspettarsi un intervento immediato dell’Onu». A quel punto la Svizzera sarà chiamata a difendere la propria posizione e spiegare perché si ostina ad usare il parametro dell’origine nazionale dei candidati per concedere il permesso di soggiorno.
|