Dieci anni di collaborazione Ecap-Unia

Giovedì 1° dicembre il sindacato Unia e la fondazione Ecap hanno festeggiato dieci anni di proficua collaborazione con un convegno commemorativo. L'input all'accordo nazionale tra l'ente formativo e il sindacato era arrivato proprio dal Ticino, come ha ricordato Giacomo Viviani, direttore di Ecap Svizzera, ma una collaborazione esisteva già da alcuni decenni: «Negli anni novanta era stato messo in piedi il "progetto frontalieri", con l'obiettivo di formare i muratori e dare un riconoscimento alla loro formazione. Fu un progetto dirompente, nato in un clima di collaborazione e solidarietà, tanto che nel giro di due anni potemmo organizzare sei corsi con centinaia di persone in formazione, in un periodo in cui era ancora esclusivamente il padronato a formare i lavoratori». Una collaborazione iniziata già anni prima, seguendo il principio del diritto alla formazione, per dare a tutti la possibilità di formarsi indipendentemente dalla volontà del datore di lavoro, e ufficializzata con un accordo quadro firmato nel settembre del 2006.


Formazione che vede coinvolto anche il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport del Canton Ticino, rappresentato giovedì dall'onorevole Manuele Bertoli che ha voluto sottolineare l'importanza di questo settore, che sarà chiamato a nuove sfide: «con la digitalizzazione il mondo del lavoro sta subendo grandi mutazioni e in futuro lo Stato dovrà essere vigile e presente nella formazione per accompagnare al meglio le persone in questo cambiamento. Come Cantone ci siamo e vogliamo esserci a fianco delle organizzazioni del mondo del lavoro e sindacali. Il meccanismo funziona bene se ognuno fa la sua parte e credo che questo stia avvenendo nella formazione professionale. La formazione continua assumerà una dimensione più grande in futuro e la collaborazione tra stato e mondo del lavoro sarà ancora più importante».


Una collaborazione tra sindacato e Ecap che è iniziata nel settore edile, ma che si è poi pian piano estesa ad altre professioni oltre a quella del muratore, come spiega Giorgio Löffel, direttore di Ecap Ticino Unia: «Offriamo corsi anche per il settore della vendita, per i metal costruttori, un sostegno allo studio per gli apprendisti e ora anche per le collaboratrici domestiche. Se non ci fosse Unia non ci sarebbero però queste attività, perché sono i funzionari sindacali che sono sul terreno a segnalarci i bisogni e le problematiche da cui Ecap poi cerca di creare dei corsi di formazione». Ed è proprio così che è nato il corso per le collaboratrici domestiche (comunemente chiamate "badanti"), su sollecitazione di Unia nel 2013 per combattere il precariato di questo settore, a volte confrontato con situazioni drammatiche. In due anni Ecap ha costruito la rete formativa, coinvolgendo la scuola medico-tecnica e la Croce rossa Ticino, per poi finalmente ricevere il riconoscimento cantonale per il diploma di collaboratrice domestica nel 2015.


Silvia Dragoi è tra le prime diplomate in questo settore, dove opera da diversi anni. Racconta la dolorosa partenza dalla Romania, dove ha lasciato il marito e il figlio: «dovevo andare. Per far curare mio marito che era gravemente ammalato ci siamo indebitati, lui si è salvato, ma non ci restava più nulla». Una laurea in assistenza sociale lei, una in ingegneria lui, ma i salari sono troppo bassi nel loro paese per riuscire a pagare i debiti. «Avevo deciso da tempo di partire, ma l'ho comunicato alla famiglia solo due giorni prima, non volevo che si rattristassero. Sono arrivata in Italia con il pullman una sera di pioggia, in un grande posteggio deserto. Un'amica è venuta a prendermi e mi ha nascosta nella casa dove lavorava come badante. I primi giorni quando arrivavano i parenti io mi nascondevo sotto il letto, poi mi sono presentata, mi hanno dato il permesso di restare finché trovassi lavoro e in poco tempo ho trovato».
Per Silvia iniziò così un periodo più o meno sereno, con la persona per cui lavorava si trovava bene e riusciva a mandare a casa un po' di soldi. Dopo 3 anni suo figlio arrivò in Svizzera per studi e le chiese di raggiungerlo, lei contattò un'agenzia di collocamento per badanti, che però non era adeguatamente informata sulle regole per assumere personale rumeno e così sono sorti i primi problemi che si conclusero con un'espulsione di Silvia dalla Svizzera. Nel frattempo lei aveva lavorato dapprima in una situazione umiliante e denigrante, poi fortunatamente da persone con le quali si trovava bene e che reagirono male alla sua espulsione facendo il possibile per farle ottenere un permesso di lavoro. Silvia poté quindi tornare e continuare a lavorare. Gli anni sono passati, i debiti in Romania sono stati saldati, ma la possibilità di rientrare e ritrovare un impiego si fa sempre più remota, così ha deciso di rimanere.
Lo scorso anno si è iscritta al corso per collaboratrici domestiche: «all'inizio mi chiedevo cosa avrei potuto imparare di nuovo in un corso così visto che avevo già esperienza e una laurea in assistenza sociale, e invece ho imparato molte cose, ricevuto molte informazioni utili e credo che debbano farlo tutte le mie colleghe. Una laurea non ti insegna a fare questo mestiere, a dare alla persona con cui lavori un motivo per alzarsi ogni mattina, non è un lavoro facile, ma penso che pian piano diventerà un lavoro interessante anche per le donne svizzere e non solo per le immigrate».


E dall'ultimo corso nato in seno a Ecap alla testimonianza di Salvatore Maruccia, muratore, oggi capo cantiere e formatore per adulti, che ha seguito invece i primi corsi e non ha mai smesso di formarsi. «Sono arrivato in Ticino dalla Svizzera interna, ero molto preparato, ma mi mancava qualcosa, così ho contattato l'Ecap e mi sono iscritto al corso per ottenere la qualifica A (muratore qualificato- ndr). Finito quello non mi potevo fermare, così ho fatto anche la Q con l'attestato federale di capacità, poi ho deciso di fare il corso di disegno tecnico e successivamente quello di capo muratore. Più tardi poi ho fatto anche il corso di formatore per adulti. È stato un percorso che mi ha dato tanto, il rapporto umano che ho trovato in Ecap è molto bello e mi ha spinto a proseguire la mia formazione», racconta un Salvatore entusiasta. I toni però si smorzano quando parla del presente: «Quando ho iniziato io era il datore di lavoro ad incitarci a fare formazione, oggi le cose sono un po' cambiate, c'è un altro clima, c'è quasi paura a formarsi». Paura che si riflette anche nel numero di iscritti ai corsi per muratori degli ultimi 2 o 3 anni, in un contesto dove però la formazione e il perfezionamento restano importanti (tema approfondito nell'articolo sotto), come sottolineato da tutti gli interlocutori del convegno.

 

IL DIBATTITO SUL SISTEMA DUALE

La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda sulla formazione duale (cioè che combina formazione pratica e insegnamento scolastico), considerata da sempre fiore all'occhiello del sistema svizzero. I partecipanti si sono interrogati sulla sua utilità oggi, sull'eventuale rischio che l'apprendista diventi manodopera a basso costo più che persona in formazione e altre questioni legate alla formazione dei giovani oggi e nel futuro. Per Furio Bednarz, della Divisione della formazione professionale, oggi le competenze delle persone non sono più così facilmente collocabili in un modello preciso, ma cambiano e occorre mettersi continuamente in discussione, da qui l'utilità della formazione continua.

Con la crescente digitalizzazione, il settore industriale ha subito grandi cambiamenti negli ultimi dieci anni, come sottolinea Stefano Modenini, direttore dell'associazione industrie ticinesi (Aiti), secondo cui è importante puntare su una buona formazione di base, perché poi nel mondo del lavoro ognuno viene formato sulla macchina che utilizza direttamente dal fornitore. Il futuro, nel suo settore, andrà sempre di più verso funzioni di controllo delle macchine.
Per Nicola Bagnovini, direttore della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic), sezione Ticino, la formazione duale funziona a condizione che nelle imprese ci sia una cultura della formazione: «ci vuole tempo per formare un apprendista, abbiamo un settore che è sotto pressione e questo può diventare pericoloso per tutto il sistema di formazione, soprattutto quando essere molto formato passa dall'essere opportunità all'essere ostacolo». Preoccupazioni condivise da Enrico Borelli, segretario sindacale di Unia Ticino e Moesa, che aggiunge: «la formazione duale andava benissimo in passato, ma oggi va rivista perché se molti giovani abbandonano la formazione prima del termine dell'apprendistato significa che c'è un problema». Secondo Guglielmo Bozzolini, direttore di Ecap Svizzera «se si tratta di scegliere tra concorrenza sul prezzo o concorrenza sulla qualità, la Svizzera ha qualche chance solo se punta sulla qualità, quindi sulla formazione».
Tutti concordi sul fatto che sia fondamentale avere delle condizioni quadro per mantenere una buona qualità del sistema formativo duale, condizioni quadro che secondo Borelli vanno "riaggiustate" con maggiori norme nel mercato del lavoro.

 

Pubblicato il

06.12.2016 21:37
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