So di tagliare con l'accetta nel dire che Regione e Corriere (del Ticino) possono venir paragonati a Repubblica e Corriere (della sera) in Italia; ma almeno ci si intende meglio. I primi con uno stile per così dire latino, i secondi con un stile per così dire anglosassone, compassato. La qual cosa va oltre la scolastica (e un po' ipocrita) distinzione tra fatti e opinioni, tra notizia e commento.
Il Corriere cui ci siamo abituati è sempre stato misurato, anche nella sua più recente collocazione di centrodestra. Ora però lo stile è cambiato, ma il bello è che non è cambiato in tutto il giornale, anzi: solo in una sua parte, le pagine cantonali.
Il motivo è evidente a tutti e sta nella non rielezione di Marina Masoni e nell'arrivo di Laura Sadis al suo posto.
Così titoli ed articoli di stampo politico, in quel comparto del giornale, non corrispondono più allo stile ed all'approccio presenti nelle altre pagine.
Dalla critica puntuale si passa alla faziosità del partito preso e si vede fin dai titoli («il governo snobba l'economia» dove si fa credere che vi fosse un impegno d'incontro che in realtà non c'era; l'attacco a un consigliere di Stato dileggiato come «mago Casanova», alla Mattino; un «Ambrosetti smonta il progetto del Consiglio di Stato»). Si vede altresì dagli spazi smisurati dedicati a temi come il preconsuntivo, sviluppati a senso unico (basti pensare che nel preconsuntivo di un anno fa c'erano state identiche sopravvenienze, senza però reazioni simili).
È poi credibile che il pur capace e brillante braccio destro dell'ex consigliera di Stato porti avanti questa demolizione sistematica dell'usurpatrice in governo (e di tutto il governo assieme a lei, poiché con lei agisce di concerto)? Qui a me pare si vada ben oltre il diritto/dovere di critica per cui la credibilità vacilla.
C'è chi si chiede – ma ciò esula da questa lettura – se in un momento in cui si affaccia all'orizzonte una grave recessione economica sia responsabile che un quotidiano come il Corriere del Ticino (quello che si propone di promuovere la coesione dei ticinesi) imbocchi questa strada, per quanto legittima essa sia. Un altro aspetto non va sottaciuto. Per 13 anni ho lavorato alla Regione. Ebbene, spesso scelte operate dal Consiglio di Stato sono state combattute: ad esempio quella di Thermoselect o il finanziamento delle scuole private. Ma non erano mai scelte unanimi dell'esecutivo, per cui il giornale aveva sempre dalla sua uno o più consiglieri di Stato. Erano inoltre tempi di accentuata conflittualità in seno all'esecutivo cantonale (chi ricorda la "cacofonia di tenori stonati"?).
Il Corriere, giornale ministeriale per antonomasia, è invece oggi contro un governo unito e compatto, la qual cosa senz'altro sconcerta alcuni suoi lettori moderati e mostra in modo limpido le reali motivazioni che stanno dietro questa sua battaglia/missione. Si è cercato e si cerca evidentemente di porre fine a questa armonia. Lo si è fatto dapprima con un argomento incredibile e paradossale, ovverossia che la coesione in governo sarebbe nociva (dopo aver criticato per anni la precedente litigiosità: si rileggano i commenti sul CdT del 2003). Una citazione tra le molte possibili:  «il difetto sta nell'ostinata volontà dei cinque ministri di andare d'accordo ad ogni costo» (editoriale CdT 19 agosto 2008).
Dopodiché, visto che l'argomento pacchiano non faceva breccia, si è capito che era meglio puntare a dividere l'esecutivo. Il giornale a un certo momento ha gioito, convinto di avercela fatta, con il dibattito sulla manovra finanziaria («che in Consiglio di Stato l'idillio sia finito e vi sia ora una spaccatura non sorprende», editoriale 24 settembre). In realtà il giorno stesso il governo unanime presentava la propria proposta.
L'idillio oggi o domani potrà anche finire, ma resta il fatto che tra critica seria e faziosità preconcetta c'è di mezzo il mare. Ed è un mare profondo.

Pubblicato il 

17.10.08

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