Denuncia, oggi un nodo alla gola

In Svizzera, chi denuncia irregolarità sul posto di lavoro è esposto a misure di ritorsione e nella maggior parte dei casi rischia il licenziamento. Per dare una migliore protezione giuridica a chi segnala casi di corruzione o altri atti illeciti, nel 2003 sono state presentate due mozioni parlamentari. La prima, del consigliere nazionale socialista basilese Remo Gysin, è stata approvata dalle Camere federali. La seconda, del consigliere agli Stati radicale ticinese Dick Marty, è stata accolta sotto forma di postulato. Questi due atti parlamentari sono alla base di un avamprogetto di legge, che la settimana scorsa il Consiglio federale ha messo in consultazione e che prevede l'introduzione di un nuovo articolo del codice delle obbligazioni.

Secondo la nuova disposizione proposta dal governo, il lavoratore non viola il proprio obbligo di fedeltà se segnala in buona fede irregolarità al datore di lavoro. Se questi non adotta provvedimenti efficaci, il lavoratore può rivolgersi direttamente all'autorità competente. E se l'autorità non adotta i provvedimenti necessari il lavoratore può segnalare le irregolarità all'opinione pubblica. Naturalmente, sono fatte salve le norme sul segreto professionale. In ogni caso, il licenziamento del lavoratore a causa di una segnalazione conforme alla legge è abusivo. E come per gli altri casi di licenziamento abusivo, anche qui è previsto un risarcimento pari al massimo a sei mesi di salario.
Questa è, in sintesi, la proposta con la quale il Consiglio federale vorrebbe regolare questa materia in futuro. Ma qual è la situazione attuale? Anzitutto, la segnalazione di irregolarità constatate sul luogo di lavoro causa diversi conflitti d'interesse. Questi fatti devono essere denunciati in seno all'organizzazione (o azienda) interessata, per garantire il rispetto dei principi etici e il buon funzionamento del servizio. E nei rapporti di lavoro la discrezione è d'obbligo: le irregolarità possono discreditare i colleghi, i superiori o il datore di lavoro. Ma al di fuori dell'azienda, sono gli interessi della collettività ad essere in contrasto con quelli del datore di lavoro.
Se infatti è in gioco l'interesse pubblico, la segnalazione alle autorità o l'informazione al pubblico tutela gli interessi della collettività, ma nuoce alla reputazione dell'azienda. Questo conflitto si verifica perché il principio della denuncia delle irregolarità è in contrapposizione con diversi obblighi legali che hanno lo scopo di proteggere le imprese ed i privati (quali l'obbligo di fedeltà nel settore privato o nell'esercizio di una funzione pubblica, o il segreto commerciale o bancario). Inoltre, se la segnalazione di irregolarità viene troppo incoraggiata, può avere risvolti negativi, portare cioè ad abusi e delazioni con il solo scopo di nuocere ad altri.
In molte aziende private (il 42 per cento delle maggiori imprese, secondo uno studio del 2005) e negli enti pubblici, per garantire che le attività svolte siano conformi alla legge, è stato introdotto un sistema di controllo interno, che prevede anche la comunicazione da parte dei lavoratori di eventuali irregolarità. Questo comporta che vengano sviluppate apposite procedure interne per evitare potenziali conflitti ed inconvenienti dovuti alla struttura gerarchica, come pure per tutelare gli interessi della persona che denuncia i fatti e quelli del presunto autore degli stessi.
Queste procedure interne tuttavia non risolvono tutti i problemi. Un impiegato che segnala un'irregolarità potrebbe comunque suscitare l'ostilità dei suoi colleghi, mettendo in pericolo la propria carriera e rischiando il licenziamento o altre sanzioni a livello professionale, o addirittura il perseguimento penale. In effetti, non sempre i controlli o la procedura di segnalazione sono sufficienti o adeguati: i fatti denunciati potrebbero riguardare direttamente il datore di lavoro, rendendo rischioso il ricorso a un servizio interno. Inoltre, spesso il lavoratore non è certo che sia stato commesso un atto illecito (potrebbe soltanto sospettarlo) e non sa se deve rivelare quanto osservato o tacere, se seguire le procedure interne correndo i rischi connessi o avvertire le autorità o il pubblico.

I contenuti dell'avamprogetto

Nonostante in Svizzera non esista una norma che disciplini tutti gli aspetti della segnalazione di irregolarità, e nonostante non esista un obbligo per le aziende di istituire una procedura interna di segnalazione, per il Consiglio federale non è stato semplice convincersi della necessità di intervenire in questo campo. Ancora una volta gli stimoli provenienti dai parlamentari sotto forma di mozioni (vincolanti per l'esecutivo) si sono dimostrati più che opportuni.
Nel giugno del 2005 il Consiglio nazionale aveva adottato la mozione depositata due anni prima dal consigliere nazionale Remo Gysin, che chiedeva una protezione efficace da licenziamenti ingiustificati e da altre discriminazioni per tutti coloro che denunciano casi di corruzione o altre irregolarità. Ma nel 2006 il Consiglio degli Stati ne aveva approvato una versione modificata (condivisa l'anno successivo anche dal Nazionale) che precisava il mandato legislativo conferito al governo.
Il Consiglio federale, invece, sin dal settembre 2003 era del parere di respingere la mozione. Riteneva infatti che un rafforzamento della protezione contro i licenziamenti, e soprattutto la possibilità di annullarli, avrebbe portato a una riforma radicale del diritto svizzero del lavoro, con una limitazione sproporzionata della libertà contrattuale. Secondo l'esecutivo il diritto vigente garantisce una protezione adeguata in questi casi. Solo più tardi il Consiglio federale ha aderito alla versione modificata della mozione.
La versione definitiva adottata dal Parlamento precisa in quattro punti il mandato legislativo. Primo: si chiede che le condizioni della protezione di coloro che segnalano irregolarità siano esplicitamente disciplinate nel codice delle obbligazioni, e che il ricorso all'opinione pubblica vada considerato soltanto come ultima istanza.
Secondo: si chiede di riesaminare l'indennità massima di sei mesi di salario prevista dal codice delle obbligazioni, e di proporre sanzioni più severe nel caso in cui tale indennità non costituisca una protezione sufficiente contro i licenziamenti abusivi. Terzo: viene richiesta una protezione equivalente per i rapporti di lavoro nel settore pubblico e privato. Quarto punto: si chiede di verificare se è possibile obbligare gli impiegati della Confederazione a denunciare infrazioni penali.
L'avamprogetto ora proposto dal Consiglio federale soddisfa soltanto il primo punto. Il secondo è ignorato e, rispetto al terzo e al quarto, le differenze attuali (obbligo di denuncia solo per i dipendenti della Confederazione) permangono. I cantoni restano competenti per la disciplina dell'obbligo o del diritto di segnalazione dei loro dipendenti.

Casi eccellenti

La lista dei casi che in Svizzera, negli ultimi decenni, sono sfociati in licenziamenti o perseguimenti penali, è lunga.
Nel 1967 ci fu il caso di un graduato della polizia comunale di Zurigo denunciato perché rese pubblici il sospetto che furti ed infrazioni al codice stradale compiuti da notabili fossero stati sanzionati dalle autorità di polizia con un trattamento di favore. Nel 1992 dovettero pagare anche due funzionari che scoprirono un caso di corruzione legato al trattamento dei fanghi di depurazione della città di Zurigo. Nel 1997 Christoph Meili salvò dalla distruzione e rese pubblici dei documenti relativi ai fondi ebraici in conti bancari "dimenticati".
Ai casi più recenti appartengono le rivelazioni: della presenza di amianto, nel 2006, da parte di lavoratori temporanei; di date di scadenza false, sempre nel 2006, riportate su alcuni prodotti alimentari; di una campagna di un Ufficio federale, ancora nel 2006, contro un'iniziativa popolare; e, nel 2008, della presenza nella memoria di certi computer di dati con contenuti pedopornografici. La stessa problematica si ripropone nella segnalazione di comportamenti  illeciti di clienti di alberghi, eventualmente scoperti dagli impiegati.
Infine, nel 2002 i famosi casi di segnalazioni di falsificazioni contabili da parte delle società Enron e Worldcom non hanno dato seguito a licenziamenti, ma hanno provocato reazioni ostili all'interno delle aziende coinvolte.

Pubblicato il

12.12.2008 01:30
Silvano De Pietro