Nell’aprile dello scorso anno, 19 mesi fa, fu dichiarata fallita la procedura di conciliazione presieduta dal Consigliere di Stato Christian Vitta tra l’azienda di consegne Divoora e il sindacato Unia. Fallita poiché mentre si discuteva se fosse legale che l’azienda pagasse i suoi corrieri al minuto e unicamente il tempo della consegna, Divoora se ne uscì con un altro contratto peggiorando ancor di più le condizioni d’impiego. L’Ufficio cantonale si limitò a prendere atto del fallimento, senza formulare nessuna raccomandazione. Da quel fallimento, Divoora continua a far affari e profitti, mentre i corrieri proseguono la loro vita professionale pagata solo parzialmente e al minuto. area ha raccolto la testimonianza di un corriere per sapere se nel frattempo le cose siano migliorate o peggiorate. Leggi anche=> Sciopero a Divoora «Non rispettano nessuno, figuriamoci un contratto» chiarisce subito il nostro interlocutore, sbarazzando gli eventuali dubbi. «Col contratto di aprile 2022, i rimborsi spese per l’uso del mezzo sono scesi a 17 centesimi a chilometro. Mentre il TCS ne indica almeno 70. Ma non rispettano nemmeno quelli, perché il conteggio dei chilometri non coincide mai con quelli effettivi. Fino a qualche mese fa, su cento chilometri percorsi per l’azienda durante il tempo serale, almeno una ventina sparivano dal conteggio. Ora hanno introdotto una nuova app (Vromo). Quest’ultima calcola il rimborso a partire dal luogo in cui ricevi l’ordine. Il problema è che l’ordine ti viene dato esclusivamente se ti trovi vicino al ristorante, altrimenti ti sarà negato. Quindi se il driver ha appena concluso una consegna a Capriasca, non riceverà più ordini dall’algoritmo finché non sarà rientrato in centro a Lugano, nei pressi dei ristoranti. Alla fine, il tragitto Capriasca-Lugano è a carico del corriere» racconta il driver, chiedendo l’anonimato perché «in Svizzera i lavoratori non hanno diritti. Se vogliono, per un capriccio, ti lasciano a casa dalla sera alla mattina». L’assenza di risposte chiare dell’autorità cantonale sull’agire di Divoora e i tempi lunghi della giustizia nel decidere se sia legale o meno non retribuire il tempo dei corrieri a disposizione dell’azienda, fa infuriare il sindacato. «I lavoratori e le lavoratrici impiegate presso l’azienda sono ancora in attesa di veder finalmente riconosciuto il loro salario per il tempo di lavoro come stabilito dalla legge sul salario minimo. È dal dicembre 2021 che attendono che venga loro riconosciuto questo diritto» denuncia Chiara Landi di Unia. «Nel frattempo, le loro condizioni di lavoro peggiorano e l’azienda continua indisturbata a fare profitto sfruttando la manodopera e i margini di tempistiche giuridiche lunghissime. Una grande ingiustizia che si prolunga nel totale silenzio delle istituzioni e della politica. In questi mesi, la situazione è peggiorata, non soltanto per le persone assunte come driver. Alcuni lavoratori ci hanno informato che da tempo l’azienda ha deciso di spostare il servizio di coordinamento degli ordini da Lugano e ricollocarlo in un call center in Albania. Secondo le nostre informazioni tutti i coordinatori che gestivano il servizio a Lugano sono stati licenziati e attualmente gli ordini della piattaforma sono processati proprio da nuove figure di coordinamento assunte in Albania» racconta la sindacalista, aggiungendo quanto la passività dell’autorità cantonale stia generando altri problemi nel già problematico mondo del lavoro cantonale. «L’indifferenza mostrata dalle autorità politiche nel caso Divoora sta avendo delle forti ripercussioni in altri settori che hanno iniziato ad applicare il sistema di pagamento al chilometro e non all’ora, come invece prescritto chiaramente dalla legislazione in vigore, in spregio ai diritti minimi dei lavoratori e delle lavoratrici. In questo periodo infatti, abbiamo riscontrato l’adozione di un sistema simile in altre aziende al di fuori del settore delivery, per le quali stiamo facendo i dovuti approfondimenti. Purtroppo, quando non c’è chiarezza e non si prendono pubblicamente delle posizioni inequivocabili, si crea un effetto domino deleterio. Vedremo se anche in questi casi le autorità vorranno sfuggire alle loro responsabilità sul problema o lo lasceranno diffondersi nel nostro cantone». |