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Dal neoliberismo al tecnofascismo: il capitalismo si trasforma

Precarietà, attacchi al welfare, potere assoluto nelle mani di pochi oligarchi alla Elon Musk: il capitalismo che cambia, anche rifugiandosi nell’autoritarismo

Dalla crisi finanziaria del 2008, che per poco non portava al collasso dell’economia globale, il capitalismo non si è più riavuto. Da allora ha cominciato a sgretolarsi il mondo unipolare dominato dalla potenza statunitense ed è stato tutto un fiorire di nuove guerre. La crisi climatica ha continuato a peggiorare e siamo ormai a pochi minuti prima di mezzanotte, quando avremo cioè raggiunto il punto di non ritorno. Ma è soprattutto a livello socioeconomico che la crisi si è più chiaramente manifestata. Da una parte abbiamo un’accumulazione senza precedenti della ricchezza mondiale nelle mani di pochi oligarchi, dall’altra la povertà, e non solo quella relativa, ma addirittura quella assoluta sta dilagando, anche per l’annientamento progressivo dei vari sistemi di welfare, anche se nella superricca Svizzera questo si sente forse un po’ meno. Ciò che sta invece avanzando a grandi passi anche da noi è la precarizzazione del lavoro, fenomeno che sta alla base dell’ingravescente insicurezza percepita soprattutto dai giovani, che anche per questo tendono a soffrire sempre di più di disturbi psicologici. L’occhio del ciclone si trova in Europa, dove la maggior parte delle economie importanti si trova in una fase recessiva o quasi, non da ultimo per l’aumento del prezzo dell’energia, dovuto soprattutto alla non più disponibilità del gas russo a buon mercato, mentre ora siamo obbligati a comprare il gas liquido americano che costa tre o quattro volte di più. Ne sta soffrendo soprattutto la Germania, che ha anche perso il mercato russo ed euroasiatico, molto importanti per le sue esportazioni. Gli unici che approfittano alla grande di questa crisi sono i petrolieri e i produttori di armi, in gran parte statunitensi: questo spiega anche perché Washington e la sua appendice militare, la NATO, abbiano cercato di prolungare il più possibile l’inutile carneficina scatenata dall’aggressione criminale putiniana in Ucraina. Il capitalismo mondiale è confrontato anche con il crescente problema della mancanza di sbocchi per nuovi investimenti a fronte di una marea straripante di ricchezze finanziarie. Siccome il capitalismo deve continuare a espandersi, altrimenti crolla (ed è perciò che rappresenta la causa principale della crisi ecologica), diventa sempre più arduo trovare sufficienti sbocchi per investimenti redditizi. È questa la ragione principale della ristrutturazione furiosa che sta avvenendo nel mondo economico, dove ormai la fazione più brutale del tecnocapitalismo sta prendendo i poteri.

 

Tipica è stata in questo senso l’andata a Canossa di Zuckerberg. Ormai sono sempre più Musk e i suoi accoliti ad avere il potere assoluto sull’oligarchia che sta gestendo il mondo, anche politico. Ideologo di questa fazione dominante del capitalismo globale è Thiel, di origine germanica e fondatore di PayPal, che a più riprese ha chiaramente scritto che “democrazia e libertà economica ormai si escludono”, nel senso che i principali meccanismi della democrazia dovrebbero essere eliminati, se e in quanto si oppongono agli interessi economici degli oligarchi. Tutto ciò è stato chiaramente scritto nel programma 2025 preparato dalla Heritage Foundation, un Think Tank di estrema destra: dopo averlo negato in campagna elettorale, Trump e i suoi ora riconoscono che a poco a poco vorranno realizzare quanto previsto in questo progetto chiaramente autoritario. Come è spesso capitato nella storia, nei momenti di crisi il capitalismo lascia perdere le strutture liberaldemocratiche e si affida all’autoritarismo più o meno violento. L’ha fatto cent’anni fa concedendo il potere a Hitler e a Mussolini, lo sta facendo ora con l’affermazione del tecnofascismo. È ora che la sinistra e tutti coloro che ancora credono nella democrazia se ne rendano conto.

Pubblicato il

29.01.2025 09:35
Franco Cavalli
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