Un facoltoso potrebbe investire nella campagna favorevole alla riforma tributaria, dalla cui approvazione guadagnerebbe dieci volte tanto? È un dubbio lecito, visto la posta economica in gioco. Solo la trasparenza sui finanziamenti politici (e un suo controllo effettivo) potrebbe dissiparlo. Il deputato Fabrizio Sirica, da esperto del mestiere quale copresidente socialista, ha fatto i conti di quanto sia costata l’imponente campagna pubblicitaria dei favorevoli alla riforma fiscale in votazione il 9 giugno che sta inondando strade, giornali, siti online e bucalettere. Il governo “ritiene credibile che con una campagna al voto di almeno 237.000 franchi, il comitato favorevole alla Riforma Tributaria non abbia beneficiato di almeno un finanziamento superiore a 5.000 franchi?”, ha chiesto il granconsigliere Sirica tramite l'inoltro di un’interpellanza urgente. Da quanto appurato da area coi servizi cantonali competenti, non risulta alcun versamento superiore ai 5.000 franchi al comitato favorevole agli sgravi come prescritto dalla legge. Nell’interpellanza, Sirica allega i costi sostenuti dal comitato dei contrari alla riforma fiscale, coordinata dal partito di cui è copresidente. La loro publicità è costata 27.521 franchi. Ad investimenti pubblicitari, i favorevoli agli sgravi battono i contrari almeno dieci a uno. Conoscere chi finanzi partiti, candidati e campagne di voto è utile al cittadino per formarsi una propria opinione sugli interessi economici in gioco. È una questione democratica. Per garantire un minimo di trasparenza, si è legiferato in tal senso sia a livello federale che cantonale. In Ticino vi è l’obbligo di denunciare versamenti superiori ai cinquemila franchi. L’autorità cantonale stila una lista di questi versamenti. Nell’anno elettorale 2023 appena trascorso, compaiono una dozzina di versamenti (vedi tabella). Dei sei maggiori partiti, solo l’Udc non compare. Come detto, nessuno invece avrebbe finanziato il comitato favorevole agli sgravi. “A memoria, la campagna più faraonica dell’ultimo decennio”, l’ha definita Sirica nella interpellanza intitolata “Una campagna a favore dei super-ricchi, pagata dai super-ricchi?”. Una domanda legittima visto gli interessi economici personali in gioco con la riforma fiscale. “Una misura che per le dodici persone più facoltose del Ticino porterà un risparmio fiscale di 4 milioni di franchi all’anno. 4 milioni che non saranno più a disposizione del bene pubblico ma che saranno nei conti bancari di queste persone” ricorda Sirica nella sua interpellanza. Insomma, una sorta d'investimento pubblicitario estremamente redditizio per un super facoltoso nel caso la riforma fosse approvata. L’unico modo per fugare questi dubbi sulla democracità dell'operazione, sarebbe la trasparenza. Da sola, la legge ticinese, pare non sufficiente a garantirla. Per aggirarla, ad esempio, basta che l’imponente cartellonistica o l’invio a tutti i fuochi sia pagato a titolo individuale da un singolo privato e non dal comitato favorevole. Così facendo, nessun obbligo legale di dichiarare da dove arrivino i soldi. Inoltre, ci vorrebbe un’autorità cantonale che faccia rispettare l’obbligo di trasparenza, aggiunge il granconsigliere socialista nella seconda domanda posta al governo cantonale. Quando il cantone è inondato di pubblicità elettorale, o su un tema in votazione, come in questo caso, “il governo ritiene sostenibile proseguire con un’applicazione della legge che non preveda controlli attivi?”. L’interesse pubblico della trasparenza è assodato, l’interesse del singolo privato invece non pervenuto. |