La prima cosa che vorrei dire per confortare i cari ricchi è di non preoccuparsi troppo: è vero, il popolo svizzero ha votato un contingentamento delle residenze secondarie ma non di quelle terziarie. Per cui se l'amico milionario vuole costruire la sua terza, quarta, ennesima casa nel nostro sconfinato paese, non c'è problema.
Ora, fatti salvi i sacri valori della democrazia bla bla bla, mette un po' in imbarazzo quando il popolo alle urne ragiona in modo così svagato, istintivo, senza considerare le prioritarie esigenze dell'economia. Ma vogliamo finalmente spalancare le porte agli stranieri facoltosi? Il denaro è materia nobile, aristocratica, non ha razza, né etnia. E non ruba il posto a nessuno. La sua circolazione, quella sì, dev'essere libera. Se poi il denaro decide di metter radici qui da noi, sotto forma di investimento immobiliare, ma ben venga!
Non capisco, ogni tanto mi sembra che ci sia ancora quella vecchia concezione che una casa serva per abitarci. Ma la casa, prima di tutto è un investimento, è una cassaforte, un oggetto speculativo. Si chiamano "immobili" ma in realtà sono in movimento: lievitano, crescono di prezzo. Anche se sono vuote. Ma vuoi mettere l'affare? Un collier te lo rubano, le banche danno interessi miserabili, sotterrare i lingotti d'oro in giardino fa un po' Far West… dunque il proprio capitale è meglio tramutarlo in mattoni. Allora approfittiamo senza indugi del momento beato con i prezzi delle case che in alcune regioni svizzere si stanno innalzando più alti del Cervino.
Non vorremmo mica star lì a pensare all'edilizia popolare che non rende niente, soltanto ingombra e imbruttisce il paesaggio sottraendo terreni preziosi alla speculazione edilizia. E poi tanto gli immigrati a reddito medio-basso se proprio sognano la casa, se la costruiscono al paesello. Quindi non facciamo davvero un torto a nessuno, lasciando campo libero all'edificazione di palazzine extra-lusso per brevi e nervosi soggiorni off-shore.
E ci sono quelli che frignano perché le residenze secondarie non portano turismo. Non è vero, non possiamo discriminare i ricchi perché non gli piace stare negli alberghi come a tutti i plebei. Il ricco, come la rondine, torna sempre e solo nel proprio nido. E poi, dico io, hai voglia di vendere pizze per arrivare al prezzo di una sola cena gastronomica con notte al night. Ma sui nostri lungolaghi vogliamo vedere una massa di barboni in bermuda e sacco a pelo in spalla o uno scintillante corteo di limousine? Bisogna essere selettivi, al motto di "pochi ma buoni". Clientela selezionata, voilà.
Se avessimo solo un briciolo di lungimiranza dichiareremmo edificabili anche i nostri squallidi camping che peraltro in genere sorgono su interessanti terreni pianeggianti e vista lago. Via dunque quei gitanti-gitani e spazio a meravigliosi residence di standing superiore.
Se poi quelli che li comprano non ci abitano, tanto meglio. Vuol dire che ci sarà meno gente, meno traffico, si potranno chiudere delle scuole, diminuiranno le spese pubbliche. Si risparmia pure, che cosa vogliamo di più?

Pubblicato il 

30.03.12

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