Dedicato alla figura di José Fontana, è da poco in libreria il nuovo romanzo di Alberto Nessi "La prossima settimana, forse" (Casagrande, Bellinzona, 2008). Partito dalla valle di Muggio per diventare prima operaio nel Giura e poi libraio e intellettuale militante a Lisbona, Fontana divenne fra il 1870 e il 1876 una figura di spicco del movimento operaio portoghese. Alla presentazione del libro di Nessi tenutasi a Cabbio, villaggio natale di Fontana, lo scorso 12 settembre ha partecipato anche lo storico Renato Simoni. Egli ha proposto un intervento che fa una sintesi dei lavori di Maria Manuela Cruzeiro, la biografa di José Fontana, e delle ricerche fatte in Ticino da Gabriele Rossi, storico della Fondazione Pellegrini-Canevascini (1). Lo riproponiamo di seguito per gentile concessione dell'autore.

Nel Mendrisiotto dell'Ottocento accanto al tradizionale binomio agricoltura/allevamento - emigrazione stagionale (in cui predomina l'edilizia) si affianca, almeno in pianura, una certa vivacità delle attività manifatturiere. Verso la metà del secolo la Valle di Muggio conta meno di 2 mila 500 abitanti, ed è anch'essa caratterizzata da una marcata emigrazione periodica, piuttosto orientata verso l'Italia, la Francia e più tardi la Svizzera interna.
Anche a Cabbio gli abitanti, in gran parte legati al settore primario, sono costretti alla transumanza tra i numerosi alpeggi (8 nella Valle della Luasca e della Crotta). I prodotti agricoli, il formaggio, il burro, le pelli, la legna e il carbone ricavati dai castagni e dai faggi sono venduti sul mercato di Como, che con Milano rappresenta il polo di riferimento della regione. Degli oltre 400 abitanti di Cabbio nel 1830, 17 sono assenti all'estero; due anni più tardi sono 69 (tra cui una sola donna) sui 201 abitanti di sesso maschile (cioè un terzo). I Maggi si concentrano in Francia (Parigi e soprattutto Bordeaux), i Bulla in Spagna e in Inghilterra, i 9 Fontana si suddividono tra Francia, Spagna, Genova, uno è in Brasile, uno a Lisbona. Tra loro l'attività commerciale è tutt'altro che irrilevante.
Il padre di Giuseppe Fontana, Giovanni Battista, nato nel 1793 a Cabbio, sposa una vedova, Maria Clara Bertrand Bonardelli, discendente di una famiglia di librai insediatisi a Lisbona nel XVIII secolo, dove il nostro Giovan Battista risulta come "commerciante". Alla sua morte (tra il 1842 e il 1847) lascia alla moglie e ai 3 figli – Marchina (1824), Maria Balbina (1831) e José – la casa di Cabbio ("L'osteria degli operai") con le terre circostanti.
Giuseppe Silo Domenico Fontana è nato il 28 ottobre 1840 (e non nel 1841 come indica la lapide sulla Piazza che gli è dedicata a Lisbona). Un periodo di relativa bonaccia, situato tra due ondate di colera: quella del 1836 e quella del 1855, che si aggiunge agli effetti del lungo Blocco della fame decretato dal governo austriaco contro il Ticino. Egli frequenta per poco tempo nel villaggio natio la scuola pubblica, che sotto Franscini conosce un notevole impulso. La durata dell'anno scolastico varia da paese a paese: si parte generalmente da un minimo di sei mesi. A Cabbio s'inizia in novembre e si conclude in agosto, durante 4 ore di lezione al giorno.
La frequenza degli allievi sarà però, fino al XX secolo inoltrato, piuttosto aleatoria e non solo in Valle: nel 1837, in Ticino, dei 20 mila giovani astretti alla frequenza scolastica, solo 8 mila 289 seguono più o meno regolarmente le lezioni. Tra essi le ragazze sono solo 1'138. Il rapporto dell'ispettore scolastico sulle scuole di Cabbio, in visita l'8 giugno 1846, è poco lusinghiero: «Scuola maschile. Qui le assenze arbitrarie raggiungono il massimo. Dei 39 iscritti potemmo a malapena raggrupparne 14. Qui ognuno deve curare il proprio bestiame al pascolo[…] Delle 27 allieve, solo 14 sono presenti». Il giovane maestro nominato provvisoriamente – il sacerdote di Monte, Uboldi – si dà però da fare, giungendo quotidianamente a Cabbio dal paese vicino, e i frutti si vedono presto: la scuola di Cabbio è segnalata nel 1848 come la migliore del distretto.
Ma il nostro giovane la frequenta ancora per poco: nel 1854 (in pieno Blocco austriaco), il registro di stato civile lo segnala già in Portogallo!
I Fontana si sono probabilmente diretti inizialmente verso la Svizzera romanda, dopo aver venduto la casa di Cabbio. Ma quando? Immediatamente nel 1847? Verso quale destinazione? Attraverso quali vie? Per quanto tempo? Non possiamo lanciare che qualche ipotesi su un periodo abbastanza lungo (un vuoto di circa un ventennio senza informazioni precise, inoppugnabili), certamente importantissimo per la sua formazione politica e – soprattutto negli anni '60 – assai vivace anche nella Svizzera dell'Altipiano in piena industrializzazione.
Tre ipotesi sono avanzate da Gabriele Rossi: 1) la capitale vodese Losanna, centro politico, commerciale e culturale, con un vivace associazionismo operaio soprattutto tra i tipografi; 2) la cosmopolita Ginevra fortemente influenzata dalla presenza di profughi e più tardi dall'internazionalismo proletario della I Associazione internazionale dei lavoratori; 3) il Giura orologiero marcato dal radicalismo del dr. Coullery "il medico dei poveri", e attraversato successivamente dalle correnti antiautoritarie bakuniniane, sostenute da James Guillaume e Adhémar Schwitzgübel, che dirigeranno la Federazione del Giura (1871-1880).
È infatti importante sottolineare che molti nostri emigranti, a Nord delle Alpi, non trovano solo lavoro ma spesso anche alimento per la loro coscienza politica: dal radicalismo democratico elvetico, al precoce socialismo umanitario e cooperativistico dei Grütlianer (1838), dal comunismo delle associazioni di profughi tedeschi (48 mila tedeschi su 114 mila stranieri nel 1860), all'anarchismo dei rifugiati russi. Siamo nella fase d'incubazione di una forte offensiva del movimento operaio, che maturerà soprattutto durante gli anni di vita della I Internazionale (1864-1872), e che ha in Svizzera uno dei fulcri più dinamici: molteplici sezioni locali (47 nella sola Svizzera romanda), che raggruppano nel complesso da 6 a 8 mila membri, una stampa vivace, dei Congressi importanti come quello di Ginevra (1866), Losanna (1867), Basilea (1869), che sostengono il movimento rivendicativo e gli scioperi degli operai locali (famoso è quello dell'edilizia a Ginevra nel 1868).
Sappiamo pure che durante questo lungo viaggio verso il Portogallo, il giovane José perde la mamma e una delle sorelle. Autodidatta, egli giunge in una Lisbona in piena industrializzazione con una formazione di orologiaio. Quando? Un articolo scritto al momento della sua morte (1876) parla di un ventennio di lavoro presso la Libreria Bertrand. Esso farebbe quindi risalire il suo arrivo alla metà degli anni Cinquanta. È una fonte attendibile? Fu un insediamento definitivo? Non ne siamo certi.
Nella seconda metà degli anni '60 la presenza di José è attestata nella celeberrima libreria Bertrand (nel Chado) inizialmente come tipografo poi come gerente della stessa. Egli è contemporaneamente segnalato – con Eça de Queiroz e Antero de Quental (tipografo, ex emigrato a Parigi) – come animatore di cenacoli socialisti e di caffè letterari nel Chado. I contemporanei ne hanno una grande ammirazione e lo descrivono co-
me «bom, sensível, de una inteligência brilhante, com un poder de comunicaçao e de persuasão invulgares, notável como orador, sagaz como analista das situações, dotado de uma intuição fora do comum…». La sua espressione ascetica – annota un contemporaneo – è di quelle che non si dimenticano.
L'attività politica del Nostro si sviluppa però soprattutto tra il 1870 e il 1876 e si rivela decisiva per lo sviluppo del movimento operaio lusitano. Intanto denuncia le dure condizioni di lavoro dei lavoratori (14 ore al giorno, il regime lavorativo di tipo carcerario, lo sfruttamento minorile, le retribuzioni arbitrarie, le condizioni igieniche pessime, le violazioni del riposo domenicale). I contatti con la I Internazionale (inaugurata a Londra nel 1864) sono vitali ma non indolori, dilaniata com'è dal conflitto tra Bakunin e Marx, tra anarchici e marxisti, correnti tra le quali anche il Nostro sembra oscillare, per aderire finalmente alla seconda. Ne abbiamo testimonianza nel 1871, attraverso un incontro di José con tre emissari spagnoli dell'Associazione internazionale dei lavoratori (Mora, Anselmo Lorenzo, Morago…). Esso deve aver luogo sul Tajo, per evitare le spie monarchiche che lo sorvegliano.
Gli effetti si vedono nello slancio assunto dal Centro promotore per i miglioramenti della classe lavoratrice, i cui statuti si ispirano all'indirizzo socialista dell'Internazionale: il Centro, nel 1872, lancia un appello agli operai portoghesi, invitandoli a costituire un'associazione di classe nazionale, a creare società cooperative di produzione e di consumo, a battersi per la giustizia sociale e il riscatto intellettuale e morale degli oppressi.
José Fontana impressiona uditori e lettori sia per le sue qualità oratorie sia per la lucidità dei suoi scritti sul giornale O protesto a proposito dell'indirizzo politico da adottare. Nel gennaio 1872 nasce La Fraternidade Operaria, di cui redige gli statuti, con il motto "Giammai doveri senza diritti, giammai diritti senza doveri", il cui organo di stampa è O Pensamento Social, animato dagli inseparabili Fontana e Antero de Quental.
Alle riunioni della nuova Associazione prende volentieri la parola: riferendosi esplicitamente al caso svizzero, Fontana invita a non cullarsi nelle illusioni della democrazia politica, che va strettamente coniugata con quella economica. Evidenzia l'importanza dell'istruzione operaia nell'acquisizione di una coscienza di classe, che renda i lavoratori soggetti attivi della rivoluzione, protagonisti del loro futuro: l'emancipazione dovrà essere opera dei lavoratori stessi!
E gli effetti della sua instancabile propaganda non tardano a manifestarsi. Diversi segnali li attestano: lo slancio delle agitazioni operaie (una cinquantina di scioperi), il numero di affiliati, la vivacità di giornali e opuscoli sulla condizione operaia, la fondazione di sodalizi tra cui la Cooperativa de Produção Industria Social (1872), voluta dall'Unione delle Arti metallurgiche e dalla Fraternidade, primo esempio in Portogallo di autogestione e di proprietà collettiva dei mezzi di produzione (un'ottantina di lavoratori perlopiù disoccupati). A questo scopo Fontana chiede ad Engels l'invio di un ingegnere e di alcune macchine da Leeds (24 gennaio 1874).
La sua casa, nella Rua do Monte Olivete, diventa luogo di preparazione di importanti iniziative: non a caso, la Sezione portoghese dell'Associazione internazionale dei lavoratori è conosciuta al momento della sua creazione come "Sezione del Monte Olivete".
Il 10 gennaio 1875, sempre su impulso di Fontana e di Antero de Quental (complementari tra loro), nasce precocemente il Partito socialista portoghese, seguendo le indicazioni del Congresso dell'Aia della I Internazionale. Un'organizzazione che doveva differenziarsi dall'attività sindacale. Una questione, quella del rapporto tra partito e sindacato, che aveva animato sin dalle origini il dibattito nell'Internazionale e nel movimento operaio portoghese.
Il 2 settembre 1876 José ammalato di tubercolosi si toglie la vita, lasciando vedova Cecilia. La tragica scomparsa sorprende e lascia costernati i militanti socialisti portoghesi: lo attestano la massiccia partecipazione alle sue esequie, con i discorsi di Eduardo Maia e Azedo Gneco, i monumenti, le strade e le piazze che gli saranno dedicati in Portogallo, e oggi – grazie soprattutto a Maria Manuela Cruzeiro (con la collaborazione di Gabriele Rossi) – anche la biografia di questo diletto figlio di Cabbio.

1) Maria Manuela Cruzeiro, Vida e acçao de José Fontana, Lisbona, Fundaçao José Fontana, 1990, pp.32; Gabriele Rossi, José Fontana en Suisse, Bellinzona, Fondazione Pellegrini-Canevascini, 1990, pp. 26.
2) Soprattutto se seguiamo le considerazioni di Pier Carlo Masini esposte in Eresie dell'Ottocento, che indicano il Nostro come membro del Consiglio generale dell'Associazione internazionale dei lavoratori e segretario-corrispondente per l'Italia negli anni '60. Da Lisbona egli sarebbe poi autore di articoli sulla situazione portoghese per La plebe di Lodi negli anni Settanta.

Pubblicato il 

26.09.08

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