Cuore nella bufera

Una matassa intricata quella del Cardiocentro, sempre più ingarbugliata in ricorsi e controricorsi. Ma ripercorriamo a ritroso con Marina Carobbio Guscetti, deputata in Gran Consiglio per il Ps, le tappe che segnano la concessione del tanto discusso finanziamento pubblico a tale struttura ospedaliera che, con buona certezza, possiamo dire privata. Siamo agli esordi dell’attività del Cardiocentro che apre i battenti nel luglio 1999. L’impresa si rivela subito in difficoltà finanziarie tali da pregiudicarne l’inizio dell’attività. Dunque, racconta Carobbio, «interviene il Consiglio di Stato licenziando un messaggio per la concessione di un credito di 6,6 milioni di franchi. Trattandosi di un finanziamento ad un istituto privato occorrevano accertamenti da parte del Parlamento». E cosa emerge da queste valutazioni? «Oltre alla concessione del credito, alcune osservazioni importanti: si concedeva il credito per avviare l’attività del Cardiocentro, pur sottolineando che si trattava di un istituto privato». «Il parlamento è stato chiaro sul carattere eccezionale del finanziamento», prosegue Carobbio, «nel caso avessero chiesto un ulteriore credito si sarebbe dovuto ridiscutere il suo ruolo in quanto struttura privata e una sua eventuale partecipazione all’Ente ospedaliero cantonale». Nel febbraio del 2000 «area» porta alla luce la vicenda nascosta del trust inglese di cui è beneficiario il Cardiocentro, all’insaputa del Consiglio di Stato e Granconsiglio ticinesi. È lo scandalo e parte un’inchiesta da parte di una sottocommissione della gestione, di cui fa parte anche Marina Carobbio: «nel periodo in cui il Parlamento stava operando gli accertamenti per la concessione del credito Cardiocentro ai suoi dirigenti era nota l’esistenza del "trust" con tutti i suoi risvolti senza che ne facessero parola». Quegli atti occulti Così si creano gli estremi per una revoca del sussidio: i dirigenti dell’azienda hanno occultato degli atti. Cosa si decide? «Abbiamo rinunciato alla possibilità della revoca del sussidio nell’interesse dei pazienti ticinesi ma denunciando la gravità dell’accaduto». In seguito viene completata la pianificazione ospedaliera e il Cardiocentro ne risulta incluso ma la sua situazione finanziaria è sempre tutt’altro che rosea. Qui si innesta un’altra polemica: il primato svizzero di interventi al cuore detenuto dal Ticino. Primato che ha lasciato trasparire un possibile problema di salute pubblica, rispetto al quale però ad oggi non si è mai voluto intervenire. Come non si è mai voluto prendere posizione chiaramente nei confronti di chi ha gestito finora il Cardiocentro e l’intero capitolo dell’eredità Zwick. «Noi, come Partito socialista», precisa Carobbio, «avevamo anche chiesto che cambiassero i vertici del Cardiocentro. Ciò non è avvenuto, cosicché in futuro dovremo continuare a trattare con persone che hanno tenuto un comportamento tutt’altro che trasparente». Il Consiglio di Stato non è intervenuto nel merito ? «La risposta è sempre stata la stessa : noi non possiamo interferire perché si tratta di un istituto privato». Con Marina Carobbio affrontiamo infine la diatriba recente tra Cantone e casse malati: «le casse malati si sono sempre rifiutate di pagare il 100% dei costi in quanto il Cardiocentro è, sì, una struttura privata ma con un interesse pubblico. Inoltre prima dell’apertura del Cardiocentro il Cantone si sobbarcava le spese per le ospedalizzazioni fuori cantone e per la cardiologia invasiva all’interno dell’Eoc. Perciò le casse malati hanno fatto ricorso contro la decisione del Governo ticinese di far ricadere l’intero onere sulle loro spalle». In attesa della decisione del Consiglio federale sul ricorso delle casse malati, il dipartimento federale di giustizia ha adottato una soluzione incidentale ripristinando, seppur transitoriamente, le condizioni degli esordi. A che punto è la vertenza? Ormai è all’orizzonte la revisione della Legge sull’assicurazione malattia (Lamal) che prevede un finanziamento pubblico anche per le strutture incluse nella pianificazione ospedaliera. Ma intanto a seguito della decisione transitoria del Dipartimento federale di giustizia e polizia sulle contrastate tariffe del Cardiocentro, l’ente pubblico deve già intervenire partecipando ai costi di gestione. Ma a questo punto per Carobbio «oltre alla necessità di procedere ad un ulteriore finanziamento pubblico, sarà indispensabile introdurre un controllo sulla gestione finanziaria del centro. Ciò significa verificare i conti dell’istituto. Senza dimenticare la necessità di un controllo sanitario. Non è infatti concepibile un finanziamento pubblico senza poter verificare l’utilizzo e la gestione. È una questione di rispetto dei soldi dei contribuenti, di trasparenza ma anche di chiarezza nei rapporti tra pubblico e privato. Intanto rimane sempre aperta la questione di un ’eventuale partecipazione del Cardiocentro all’Eoc...».

Pubblicato il

31.08.2001 04:30
Sabina Zanini