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Culture Mobile, l'iniziativa dell'Osce rivolta ai giovani per imparare a dialogare
di
Enrico Ärmlein
Novi Pazar, 25 novembre 2002 Dopo aver attraversato tutti gli hot spots dei Balcani sono arrivati anche a Novi Pazar. Gli animatori del progetto Mobile Culture sono stanchi ma ancora pieni di energia. «Cerchiamo di raggiungere il maggior numero di giovani. Attraverso interessanti workshops e programmi vari d’intrattenimento abbiamo notato ovunque che molti giovani sono disposti a dialogare con l’altro, con le altre etnie. Purtroppo notiamo che anche qui a Novi Pazar come alcune settimane fa a Mitrovica molti direttori di scuole e genitori non sono per niente pronti a co-operare. A volte sono arrivati a proibire ai ragazzi di utilizzare le nostre infrastrutture o di partecipare ad un semplice concerto. Per fortuna molti giovani riescono a partecipare lo stesso; essi credono e sanno che un futuro comune è possibile», parole chiare e dirette del tedesco Armin Koch, il responsabile di Mobile Culture. Il container-tenda è in viaggio da circa un anno in tutta l’Europa del sud. Cerca di rilanciare e di ricostruire i ponti rotti da varie guerre e conflitti tra i giovani di diverse etnie. Il tour è partito da Mostar in Bosnia, è passato dalla Croazia, dal Montenegro, dalla Macedonia, dal Kosovo ed è arrivato in Serbia. Il progetto è sostenuto dall’ Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), è finanziato dall’Unione europea e da grandi industrie tedesche, lussemburghesi ed austriache. Josifa Cronja lavora dall’inizio al progetto. Giornalista in Austria è fuggita dal conflitto all’inizio: «Ho perso gli anni migliori della mia gioventù in esilio, forse è per questo che adesso voglio rivivere la mia gioventù nei Balcani. Certo che a volte la frustrazione è grande. Oggi per esempio abbiamo ricevuto un ennesimo schiaffo dalle autorità locali!». I giovani presenti nel capannone sono entusiati. Si dedicano alla realizzazione di un giornale, un video, un documentario, un programma multietnico radiofonico, ecc. Insomma l’importante è produrre qualche cosa assieme. «Sono così contento di ritrovare vecchi amici del vicinato», così Vanja. «Speriamo di continuare il progetto anche quando il container di Mobile Culture sarà partito», afferma convinto Ivan. I giovani hanno molte idee. Durante la permanenza del container nella città sono avvenuti incontri con organizzazioni locali. I giovani non hanno bisogno di molto: alcuni locali per continuare le attività che hanno iniziato grazie a Mobile Culture. «Anche se sono piccoli passi, credo che solamente il nostro incontro e il poter dialogare apertamente con gli altri sia importantissimo. Adesso abbiamo bisogno l’aiuto dei grandi!», dice Ivan alla fine del nostra visita al capannone.
Pubblicato il
29.11.02
Edizione cartacea
Anno V numero 36
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