Berna - A Cuba la situazione è davvero difficile, in alcune zone del Paese persino drammatica. L’embargo statunitense sta mettendo a dura prova l’isola caraibica. Il sistema sanitario, fiore all’occhiello del Paese, è fortemente sotto pressione per mancanza di medicinali, strutture e risorse. Marina Frigerio e Livio Martina, in rappresentanza di Medicuba, sono da anni impegnati a favore della popolazione cubana e ci raccontano di una popolazione prostrata, ma capace ancora di resistere con dignità.

 

A Berna la sala del Breitsch-Träff, piccolo centro di quartiere molto vivo non lontano dalla città vecchia, è colma. Ad aprire la serata è l’Ambasciatrice cubana a Berna Laura Ivet Pujol Torres che, dopo brevi convenevoli, apre al tema principale della serata, ovvero il sistema sanitario cubano. Un sistema fondato sulla gratuità e l’universalità, all’avanguardia sotto molti punti di vista. L’intervento è molto breve, lontano dalle maratone leggendarie di Fidel, ma la diplomatica ci tiene a sottolineare un concetto: «Il sistema sanitario cubano non è un regalo calato dall’alto dallo Stato, ma patrimonio di tutta la popolazione, un patrimonio da difendere. È il popolo con i suoi sforzi a tenerlo in piedi, a far sì che la sanità non diventi un lusso, ma resti un diritto fondamentale». Oggi il sistema sanitario cubano è in forte crisi e non è difficile identificarne la causa principale: l’embargo statunitense. A seguire Marina Frigerio, psicologa e attivista di lungo corso di Medicuba, reduce da un viaggio sull’isola, apre la sua presentazione chiarendo subito il suo atteggiamento: «Questa sera non voglio essere ideologica, non sono qui per osannare le meraviglie del socialismo caraibico, intendo semplicemente denunciare una situazione di oppressione e parlare di un popolo che cerca, nonostante tutto, di resistere, di tirare avanti». Dietro Frigerio scorrono fotografie. Si tratta di persone che hanno vissuto gli anni prima e dopo la presa di potere di Fidel: «Persone semplici che sono uscite dalla miseria, per cui la rivoluzione cubana ha significato dignità». Sono gli ultimi rappresentanti di una generazione testimone di una rivoluzione che, con i limiti e le limitazioni ben noti, è diventata un baluardo anticoloniale internazionale.

 

Manca tutto

A Cuba in questo periodo la produzione industriale è crollata vertiginosamente, quella agricola arranca e l’inflazione, tra le peggiori in Sudamerica, è alle stelle. «Le persone si arrangiano come possono, anche attraverso lavoretti alternativi e la vendita informale di merci varie, perché il salario normale non è più sufficiente per arrivare a fine mese», afferma Frigerio. Sull’isola manca tutto: «L’importazione di beni è diventata praticamente impossibile, mancano mangimi e strumenti per l’agricoltura, manca benzina, mancano macchinari. Come se non bastasse, da Cuba stanno emigrando in massa giovani, persone spesso qualificate che servirebbero per il rilancio del Paese». Secondo i numeri del governo USA, tra 2022 e 2023 sono emigrate da Cuba oltre mezzo milione di persone, una cifra impressionante per un Paese che ne conta 11 milioni. Le politica di disgelo avviata da Obama – vanificata dal primo mandato di Trump, che ha reinserito Cuba nella lista dei paesi promotori del terrorismo – e le timide aperture di Biden, che ha di nuovo estromesso, seppur tardivamente, Cuba dalla lista nera, saranno con tutta probabilità di nuovo azzerate dall’amministrazione Trump. L'embargo, chiamato dai cubani el bloqueo, riguarda prevalentemente il commercio bilaterale tra Stati Uniti e Cuba, ma tutte le aziende internazionali che intrattengono rapporti con gli Stati Uniti e vendono beni a Cuba vanno incontro a pesanti sanzioni da parte degli Stati Uniti stessi. Tutto questo ha conseguenze devastanti anche per il sistema sanitario: «Mancano risorse, medicinali, macchinari moderni, quest’ultimi prodotti molto spesso negli Stati Uniti». Per Frigerio «fa male pensare a un Paese che durante il Covid ha inviato medici preparatissimi un po’ ovunque, a partire dall’Italia, che arranca dal punto di vista sanitario».

 

La ricchezza umana

Accanto a Frigerio, c’è anche Livio Martina, fotografo e insegnante in una scuola speciale che dal 2018 ha cominciato a viaggiare a Cuba: «Durante il mio primo viaggio ho realizzato un murales all’interno di un ospedale per conto di Medicuba». Martina, prima della pandemia, è tornato più volte sull’isola anche grazie a un premio fotografico che gli ha permesso di conoscere a fondo l’isola caraibica. A fine 2024 l’ultimo viaggio post-pandemico: «Mi dicevano di stare attento, che la sicurezza sull’isola non era più la stessa, ma in realtà non ho mai vissuto situazioni negative: a parte qualche piccolo furto l’isola rimane molto sicura rispetto ad altre realtà sudamericane». La situazione economica e sociale gli è apparsa però notevolmente deteriorata: «A l’Avana ho avvertito meno cambiamenti, mentre nel resto dell’isola ho notato una situazione ben diversa: spesso mancava l’acqua, la corrente era presente soltanto per un’ora o due al giorno, le corse dei mezzi pubblici erano ridotte a causa della scarsità di carburante». La mancanza di mezzi caratterizzava anche gli ospedali, visitati durante l’ultimo viaggio da Martina: «Negli ospedali manca davvero di tutto, proprio nel momento in cui l’isola deve far fronte a numerose emergenze, tra cui l’epidemia di febbre dengue, portata dalle zanzare». La povertà di mezzi ha avuto e continua ad avere però dei risvolti inaspettati: «A Cuba, proprio per la mancanza di mezzi, hanno fatto di necessità virtù puntando molto sulla relazione interpersonale. Negli ospedali non è difficile vedere, ad esempio, terapeuti che abbracciano i propri pazienti a inizio e fine seduta o personale medico e infermieristico che si prende tutto il tempo necessario per le cure del singolo paziente». Un aspetto questo che in pediatria è fondamentale: «Nel campo delle cure all’infanzia, in particolare quelle rivolte ai bambini con bisogni speciali, Cuba è davvero all’avanguardia perché coinvolge i genitori in tutte le fasi della terapia. I genitori stessi nel tempo diventano parte attiva del processo di cura». Per Livio Martina, che lavora in prima linea nella scuola svizzera, queste esperienze sono particolarmente importanti per la sua professione: «Dal punto di vista umano e professionale porto a casa sempre molto da Cuba. Nonostante i problemi drammatici rimane un Paese gentile, civile, pieno di vita». 

Pubblicato il 

14.02.25
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