Il commercio al dettaglio, l’industria orologiera e quella delle macchine, il settore turistico, ma anche la piazza finanziaria. Il fatto è accertato: in Svizzera l’economia sta male e soffre degli effetti del coronavirus. Dopo la pausa estiva si sono succeduti gli annunci di importanti licenziamenti: Manor, Bucherer, Der Touristik e Credit Suisse che potrebbe tagliare fino a 500 impieghi nella Confederazione. Altre aziende avevano già fatto annunci analoghi prima delle ferie: Schindler, Sulzer, Mikron, Ewag, Landis + Gyr e altre ancora. La Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ha ricevuto 139 notifiche di licenziamenti di massa solo tra marzo e giugno. Sono interessati circa 8.000 dipendenti. A questo vanno aggiunti i licenziamenti che sfuggono ai radar mediatici. Anche la statistica indica che tutti gli indicatori sono in calo a causa della crisi del Covid-19: nel secondo trimestre del 2020, l’occupazione complessiva (numero di posti) è calata dello 0,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (-1,1% rispetto ai tre mesi precedenti). Il Ticino è la regione che presenta la contrazione annua più marcata: -2,9%. Sulla piazza economica svizzera sono stati contati 22.500 posti liberi in meno rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (-26,9%). È così che anche le prospettive di impiego si sono nettamente offuscate, almeno stando a quanto risulta dai sondaggi relativi alla propensione delle imprese ad ampliare gli organici. Il relativo indicatore è sceso dal 3,4% a 1,01. In Ticino e in alcuni rami del secondario e del terziario l’indicatore è crollato al di sotto di 1,00, ciò che lascia presagire un’ulteriore contrazione dell’occupazione nel prossimo trimestre. Ciononostante, la Seco indica che la situazione non è drammatica. In una recente intervista, Boris Zürcher, capo della sezione del lavoro della Seco ha affermato che «secondo i dati attualmente a nostra disposizione, non c’è alcuna indicazione che ci sarà un’ondata di licenziamenti».Ma non tutti la pensano così. «Questo autunno sarà molto caldo sul fronte economico, perché sta per scoppiare un incendio (doloso) che brucerà numerosi posti di lavoro e farà fallire diverse aziende per svariati motivi, aumentando in maniera drammatica la disoccupazione, ben oltre ciò che le statistiche ufficiali possono mostrare» afferma Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e di economia monetaria all’Università di Friburgo. La pandemia di coronavirus ha intensificato enormemente la crisi economica. Questo nonostante la Confederazione e i Cantoni abbiano inondato i mercati finanziari per stimolare l’economia. Ciò non è bastato. E il peggio potrebbe ancora non essere arrivato: «La seconda ondata della pandemia sarà una crisi economica senza precedenti negli ultimi 100 anni. Gli aiuti stanziati dalla Confederazione per sostenere le imprese dovranno essere aumentati e una parte rilevante di questi aiuti dovrà essere a fondo perso, perché molte imprese non riusciranno a rimborsare i crediti concessi dalle banche con la garanzia dello Stato» spiega Sergio Rossi. In questo contesto va aggiunto il fatto che, a partire dal primo settembre, decadranno gran parte delle misure straordinarie legate al lavoro ridotto. Misure, invece, che per il professore dell’Università di Friborgo dovrebbero essere al contrario estese: «Le indennità per lavoro ridotto dovranno essere prolungate ben oltre la fine del 2020 e aumentate al 100% per tutti coloro il cui stipendio lordo mensile è inferiore a 4.000 franchi. Altrimenti le spese di consumo crolleranno, con il conseguente crollo degli investimenti produttivi e dell’occupazione – generando un calo notevole delle risorse fiscali per i tre livelli di governo in Svizzera. Occorre dunque un piano di rilancio con un importante aumento della spesa pubblica, sia federale sia cantonale, per sostenere direttamente e indirettamente la domanda nel mercato dei prodotti. Lo Stato si dovrà perciò indebitare, ma potrà farlo senza problemi anche grazie ai tassi di interesse che resteranno vicini a zero nei prossimi anni». Anche le richieste del sindacato Unia vanno in questa direzione, con l’estensione del lavoro ridotto (il 100% del salario alle persone a basso reddito) e un piano di rilancio per un’uscita solidale da questa crisi. Nel frattempo, alcune delle aziende che hanno beneficiato del lavoro ridotto e annunciato piani di licenziamento hanno versato dividendi milionari. È il caso del produttore d’ascensori Schindler che vuole tagliare 2.000 impieghi nel mondo (200 in Svizzera) e che ha versato dividendi per 431 milioni di franchi. Stesso discorso alla Sulzer: in aprile sono stati distribuiti 137 milioni di franchi ai proprietari, di cui 67 milioni all’oligarca russo Victor Vekselberg. E ora Sulzer vuole tagliare 55 posti di lavoro. Complimenti!
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