Lavoro

Crisi dell’acciaio, la politica infine si muove

Una commissione del Consiglio nazionale approva un pacchetto d’aiuti a favore delle acciaierie svizzere. Un’altra del Consiglio degli Stati chiede al Governo d’intervenire. L’unico a fare orecchie da mercante è il consigliere federale Guy Parmelin.

Il settore dell’acciaio è in grande difficoltà in Svizzera. Dopo i 120 licenziamenti annunciati alla Stahl Gerlafingen (gruppo AFV Beltrame) qualche settimana fa e poi congelati dall'impresa (in favore di un ricorso al lavoro ridotto per una parte di lavoratori), negli scorsi giorni è arrivato il turno dell’altra grande azienda siderurgica elvetica, la Swiss Steel, che ha comunicato il taglio di circa 800 posti di lavoro, di cui 130 nello stabilimento lucernese di Emmenbrücke. Se i due impianti moriranno, la Svizzera non avrà più una propria acciaieria.

 

Di fronte a questa situazione si sono moltiplicate le prese di posizione per chiedere un intervento pubblico a sostegno di questo settore strategico in grande difficoltà a causa dell’aumento dei costi dell’energia e, soprattutto, di una sovraproduzione a livello mondiale che permette d’importare acciaio estero a basso costo.

 

Sconti sulla bolletta elettrica

 

A livello politico tutto questo ha creato delle alleanze insolite. I consiglieri nazionali Roger Nordmann (PS) e Christian Imark (UDC) hanno studiato un piano d’aiuti per le acciaierie. “Abbiamo un obiettivo comune: salvare i posti di lavoro”, ha affermato Roger Nordmann alla NZZ am Sonntag, mentre il suo collega Christian Imark ha descritto la collaborazione come “incredibilmente costruttiva”. In sostanza, il loro piano è quello di intervenire sui costi della rete elettrica, riducendo gli importi che le aziende devono pagare per un periodo di quattro anni.

 

La loro proposta è stata accettata ieri dalla maggioranza (13 contro 11, 1 astensione) della Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale (CAPTE-N), la quale si era detta preoccupata per la difficile situazione. La commissione ha specificato che le acciaierie, “con le loro capacità di riciclaggio, sono fondamentali per l’economia circolare svizzera e consentono di produrre materie prime per importanti settori economici a livello nazionale con un’impronta ecologica ridotta”. Dell’aiuto dovrebbe beneficiare anche l’impresa vallesana Novelis, attiva nel riciclaggio di alluminio, la quale è stata fortemente toccata dalle inondazioni dello scorso mese di giugno.

 

Le aziende potranno accedere a questi sgravi ad alcune condizioni: dovranno garantire il mantenimento dei siti di produzione in Svizzera e dovranno impegnarsi a effettuare investimenti sostenibili, rinunciare alla distribuzione di dividendi e fornire informazioni sulla loro situazione economica.

 

Guy Parmelin: «L’acciaio non è strategico»

 

“Questo è un chiaro segno che i politici vogliono che le acciaierie svizzere continuino ad operare” hanno affermato i sindacati, tra cui Unia, in un comunicato congiunto nel quale si sottolinea la necessità di mantenere gli impieghi: “Ora che, grazie alla pressione dei lavoratori, dei sindacati e delle associazioni dei dipendenti, i politici stanno finalmente adottando misure concrete per salvare l’industria siderurgica, non si dovrebbe tagliare alcuna capacità produttiva”.

 

Toccherà ora alle Camere federali esprimersi sulla questione durante la sessione invernale.

 

La scorsa settimana, la Commissione economia e finanze del Consiglio degli Stati (CET-S) ha esaminato tre mozioni relative all’acciaio scritte da tre deputati di diversi partiti: Christian Imark (UDC), Franziska Roth (PS) e Damian Müller (PLR). Le mozioni incaricano il Consiglio federale di adottare rapidamente misure supplementari per preservare l’industria siderurgica svizzera.

 

Il Consiglio federale aveva in precedenza respinto queste tre proposte. In una recente intervista alla RTS, Guy Parmelin ha affermato che il Governo sta già facendo tutto il possibile. «C’è una sovraccapacità nella produzione di acciaio in tutto il mondo e in Europa» sottolinea il Consigliere federale, evidenziando che Swiss Steel ha annunciato licenziamenti in tutto il mondo, non solo in Svizzera.

 

«Quando ci sono licenziamenti, quando i settori soffrono, per le regioni coinvolte, per le famiglie, è sempre doloroso» ha sottolineato Guy Parmelin, secondo cui, però, «il settore siderurgico non ha un’importanza sistemica, a differenza delle aziende elettriche o delle banche».

L'intervento degli attivisti per il clima

Un ruolo importante anche per la trasformazione ecologica

 

A seguito dei licenziamenti annunciati dalla Stahl Gerlafingen, i sindacati hanno lanciato una petizione dove si chiedeva alla politica d’intervenire. La lotta operaia è sostenuta anche dagli attivisti per il clima. L’acciaio e l’ambiente sembrano due settori inconciliabili. Eppure, proprio quanto sta avvenendo nel Canton Soletta mostra che vi è una convergenza tra questi due mondi: “La lotta contro la crisi climatica è anche una lotta per la giustizia sociale (…)  senza i lavoratori delle acciaierie non ci sarà transizione ecologica” ha scritto in un comunicato il movimento Sciopero per il clima che chiede quindi una “una politica industriale ecologica e sociale”. Per gli attivisti il problema è proprio l’importazione dell’acciaio a basso costo “che genera molte più emissioni di CO₂ rispetto all’acciaieria di Gerlafingen, che produce localmente”. Nel Canton Soletta viene riciclato gran parte del vecchio acciaio svizzero, creando una sorta di economia circolare. Per questo “nonostante le emissioni ancora elevate” l’acciaio svolge secondo gli attivisti per il clima “un ruolo importante nella trasformazione ecologica della Svizzera”.

 

Foto: © Manu Friederich

Pubblicato il

21.11.2024 10:11
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