Il Cpe non è ancora stato ritirato, ma il governo è ormai alle corde, grazie alla mobilitazione, che da due mesi non cede. L’ultima giornata di manifestazioni – la quinta – martedì 4 aprile ha portato nelle piazze francesi di nuovo 3 milioni di persone. Neppure l’unità sindacale si è incrinata, malgrado i tentativi del governo di insinuare dei cunei nell’accordo. Addirittura, ora il movimento francese fa degli emuli in tutta Europa: martedì ci sono state manifestazioni di fronte alle ambasciate francesi, a cominciare da quella di Berna, mentre al corteo parigino hanno partecipato sindacalisti stranieri e «più di 25 organizzazioni studentesche europee – ha affermato Bruno Julliard, leader dell’Unef, il principale sindacato degli studenti – ci hanno comunicato il loro sostegno, così come organizzazioni americane, africane, asiatiche». Come ha spiegato alla manifestazione parigina John Monks, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati, «non si tratta di una questione solo francese. Altri governi, in Germania, in Olanda, hanno previsto dei piani analoghi. In Grecia ne hanno già introdotto uno». Secondo John Evans, segretario generale del Tuac (Trade Union Advisory Committee), commissione sindacale consultiva presso l’Ocse (organizzazione dei 30 paesi più ricchi del mondo), che era anch’egli presente al corteo parigino, «vediamo sovente che le idee sul precariato vengono discusse all’Ocse. Siamo qui per dire: adesso basta, siamo a favore di un lavoro decente e per delle trattative il più presto possibile». In Francia, il governo è sulla difensiva. Il primo ministro, Dominique de Villepin, è stato di fatto messo da parte. Villepin cerca di riprendere la mano, ma le sue proposte, ribadite all’Assemblea nel giorno della quinta giornata di mobilitazione – ritocco del Cpe nel senso indicato da Chirac, cioè riduzione da due a un anno del periodo di prova e giustificazione del licenziamento – non soddisfano né i sindacati né le organizzazioni degli studenti. Le 12 organizzazioni del mondo del lavoro e degli studenti che hanno formato un fronte comune sono state invitate dal gruppo di lavoro dei parlamentari dell’Ump, il partito di maggioranza, a sedersi a un tavolo di trattativa. A tirare le fila sarà il numero due del governo, il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy, di fatto ormai un primo ministro bis. Ma Sarkozy è nel dubbio. Lunedì, la sua corrente aveva fatto sapere che «il Cpe è morto». Ma Chirac ha richiamato il ministro lunedì sera, con un comunicato molto secco: la nuova legge di modifica del Cpe, ha scritto l’Eliseo, dovrà essere concepita «in perfetta coerenza con i due presidenti del gruppo Ump all’Assemblea nazionale e al Senato, il primo ministro e i due ministri incaricati», Jean-Louis Borloo e Gérard Larcher. Sarkozy, stretto tra il desiderio di mostrarsi l’uomo provvidenziale che riporta l’ordine in Francia e quello di incarnare ancora la “rottura” di cui si è fatto paladino, è indeciso. Lui, che voleva mostrarsi un decisionista, è ora costretto nei panni del conciliatore. Martedì ha corretto il tiro e affermato che «il nostro elettorato auspica fermezza e giustizia». Difatti, mentre il 45 per cento dei francesi chiede ormai le dimissioni di Villepin e più del 60 per cento è contro il Cpe, gli elettori di destra sono invece convinti dell’efficacia della legge sulle pari opportunità che contiene il contratto di prima assunzione. Come spiega il politologo Dominique Reynié, «gli elettori di destra hanno l’impressione che il loro campo debba sempre cedere di fronte alla sinistra. Questo episodio non è fatto per rassicurarli. Se ne ricorderanno nel 2007». La strategia di Villepin e di Sarkozy, difatti, è tutta puntata in funzione delle presidenziali. I sindacati e le organizzazioni degli studenti sono decisi a tenere. François Chérèque, segretario della Cfdt, ha affermato martedì che «stiamo facendo passi avanti. I politici stanno mollando. Dobbiamo andare fino in fondo». Gérard Aschieri, leader della Fsu (sindacato della scuola), afferma che i sindacati dialogheranno con i parlamentari dell’Ump solo con lo scopo «di discutere il modo per ritirare il Cpe». Il Pcf ha già presentato lunedì una proposta di legge di abrogazione del Cpe. Il Partito socialista ha previsto lo stesso gesto per mercoledì. Poi, a maggio, il Ps presenterà un nuovo testo di legge, più articolato, per affrontare la questione del lavoro giovanile. Le discussioni sono aperte, e i tempi non saranno brevissimi.

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07.04.06

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