Cosa ci insegna il Soviet delle Terre di Pedemonte

A causa delle situazioni molto particolari esistenti in alcuni comuni, i risultati delle elezioni comunali non sono sempre facilmente interpretabili. Nonostante ciò mi pare di poter dire che la recente tornata elettorale in Ticino abbia dato alcune indicazioni abbastanza chiare. La prima è la continua perdita di consensi del Ppd, che già alle ultime Federali aveva salvato il secondo seggio in Consiglio nazionale solo per il rotto della cuffia e grazie anche all’Mps, che si era sdegnosamente rifiutato di entrare nella lista “Verdi e Sinistra Alternativa”. Nonostante il pesante tonfo a Lugano, si rafforza invece un po’ dappertutto il Plrt, che sicuramente sta già sognando di recuperare il secondo seggio in Consiglio di Stato nel 2023, visti i risultati piuttosto deludenti della Lega e anche qui siamo ormai a una tendenza che si sta consolidando da un paio di anni. Evidentemente mi rallegra il rafforzamento quasi ubiquitario dell’area rosso-verde, particolarmente evidente nel Locarnese.

 

E qui vengo al titolo di questa mia colonna, che ha probabilmente incuriosito qualche lettore. Già alcuni anni fa avevo trattato lo stesso tema, soffermandomi sulle particolarità dell’esperienza del gruppo politico LiSA (Libertà, Solidarietà, Ambiente), che raggruppa tutta l’area rosso-verde nelle Terre di Pedemonte. Queste particolarità sono interessanti, soprattutto per chi si sta da anni dannando per rilanciare una sinistra che ormai sembrava abbastanza moribonda. Mi sembra avantutto importante sottolineare le tematiche riassunte nella denominazione del movimento LiSA.

 

Nel mondo capitalistico il raggio della democrazia, e quindi delle libertà politiche, si restringe continuamente e questo perché sempre di più le decisioni fondamentali le prendono i grandi poteri economici e sempre meno le istanze politiche. E un esempio più che lampante è tutto quanto sta capitando nell’attuale pandemia e non solo per quanto riguarda i vaccini. Che poi si abbia bisogno di una nuova società, basata globalmente sulla cura delle persone e sulla solidarietà, è dimostrato ampiamente dall’aumento ormai esplosivo della povertà, della precarietà lavorativa e del disagio sociale. Che con l’ambiente siamo a un punto di rottura è ormai lapalissiano. LiSA riesce quindi con la sua narrazione a coprire gran parte di quelle tematiche che devono essere alla base di una visione di una nuova società, che rompa definitivamente con il capitalismo retto unicamente dal principio del profitto e dello sfruttamento della natura e delle persone.


Ma, copiando sicuramente inconsciamente e in parte il vecchio modello vincente del Pci, LiSA riesce anche a essere il motore di una nuova aggregazione sociale: con l’organizzazione di incontri, di conferenze, di scampagnate e perché no, d’aiuto a chi è in difficoltà. Il risultato lo si vede: quattro anni fa era già il partito di maggioranza relativa con circa il 30% dei voti, questa volta ha fatto un ulteriore balzo avanti oltrepassando il 35%.

 

Lo sottolineo, non solo perché essendo patrizio delle Terre di Pedemonte mi fa particolarmente piacere. Ma soprattutto perché mi pare un modello che tutti, con i necessari adattamenti alle situazioni locali, potremmo seguire per ritornare a essere un movimento sociale rinnovatore vincente e non, come è stato per troppi anni anche a sinistra, dei semplici comitati elettorali asfittici. Senza dimenticare che la campagna di LiSA nelle Terre di Pedemonte si è basata sul vecchio sistema del “porta a porta”: sarà anche vecchio, ma è l’unico che funziona.

Pubblicato il

29.04.2021 10:30
Franco Cavalli