Cosa c'è dentro la luce?

La luce è vita, spalanca gli occhi davanti al mondo e ci permette di conoscerlo. Per le religioni è il simbolo universale della divinità, l’elemento che sconfigge il caos delle tenebre primordiali ricacciando l’oscurità entro i suoi confini, plasmando così l’ordine dell’universo. Per il teologo e scienziato inglese Roberto Grossatesta (1175-1253, La metafisica della Luce), Dio crea un punto luminoso primordiale, che è la corporeità. Poiché la luce è autodiffondente, questo punto originario si estende in tutte le direzioni dando luogo al mondo materiale. D’altronde anche per la scienza il tutto ha origine con un’immensa luce, il Big Bang. Questa digressione sul simbolismo della luce, mi permette di introdurre un interessante progetto che SOS Ticino ha realizzato con la partecipazione della fotografa Nathalie Vigini progetto che si rifà alla fotografia partecipativa.

 

Quest’ultima, più conosciuta come PhotoVoice, è un processo in cui le persone, solitamente quelle più vulnerabili, con accessibilità limitata a causa delle barriere linguistiche, etniche, di genere o a causa di altre circostanze, utilizzano immagini fotografiche per catturare aspetti del loro ambiente e delle loro esperienze per condividerle successivamente con gli altri. “Le immagini contribuiscono a costruire il modo in cui vediamo noi stessi, il modo in cui ci definiamo e ci rapportiamo al mondo e ciò che percepiamo come significativo o diverso. La lezione che un’immagine insegna non risiede nelle sue caratteristiche strutturali, bensì nel modo in cui le persone interpretano le immagini in questione” (Carolyn Wang). Ciò permette agli altri di parlare della loro vita e della loro realtà, utilizzando la fotografia come strumento di espressione. Permette l’emersione di stati emotivi che si nascondono dietro l’esperienza spesso dolorosa dei viaggi della speranza. Per le persone con un passato migratorio la fotografia partecipativa permette la promozione dello sviluppo personale e della capacità di comunicazione e racconto attraverso l’immagine fotografica. Aspetto questo che favorisce l’integrazione attraverso l’elaborazione, l’emersione e la trasmissione dei propri vissuti.


Al progetto hanno partecipato giovani afferenti ai servizi di SOS Ticino i quali, attraverso incontri che si sono svolti di sabato e domenica, hanno realizzato una serie di fotografie molto interessanti, significative e simboliche, dopo aver sviluppato tematiche legate all’identità, all’appartenenza e all’integrazione. Dal 16 marzo e fino al 16 aprile i lavori realizzati da questi giovani migranti sono esposti al Ristorante Casa del popolo a Bellinzona, sotto il progetto denominato “Cosa c’è dentro la luce”.

Pubblicato il

22.03.2023 14:16
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