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Così si smonta la democrazia italiana

Decreti securitari, attacchi alla magistratura, guerra e censura: l’Italia di Meloni somiglia sempre più a un regime illiberale, lontano dallo spirito della Costituzione

La domanda è sempre la stessa: che forma sta prendendo la democrazia di una Repubblica nata dalla Resistenza al nazi-fascismo e retta da una Costituzione che va sempre più stretta alle destre italiane? C’è chi la chiama democratura, chi democrazia illiberale, sia per ragioni di forma che di sostanza. I due termini si equivalgono e vogliono dire nella sostanza che il tricolore italiano – bianco rosso e verde – si differenzia da quello ungherese ormai soltanto per la disposizione dei colori, in verticale invece che in orizzontale. Per il resto, il Parlamento di Roma è svuotato di ruolo e le opposizioni silenziate come capita a Budapest. La magistratura è sotto attacco permanente e le leggi le fa l’esecutivo attraverso i decreti governativi, Camera e Senato ratificano dopo percorsi accelerati da inesistenti urgenze che umiliano il confronto democratico, con il voto di fiducia. È successo anche questo mercoledì con il cosiddetto decreto sicurezza che fa fare un nuovo pericoloso passo avanti verso lo stato di polizia. Il provvedimento introduce 14 nuove fattispecie di reato e condanne aggravanti per altri 9 reati. Più poteri e impunità a poliziotti e carabinieri, meno diritti ai cittadini, ai movimenti e alle organizzazioni sociali e sindacali. È aperta la caccia agli occupanti di case e alle proteste realizzate nelle vicinanze di stazioni, o che comportino blocchi stradali o ferroviari. Fuori legge anche la cannabis light, galera e non pene alternative per le madri con figli piccoli; persino la resistenza passiva, che sia effettuata da detenuti o ambientalisti o operai o disoccupati o studenti poco importa, diventa reato. Contro i rave così come contro chi salva dalle acque del Mare nostrum i migranti sono già attivi provvedimenti criminalizzanti specifici. Le opposizioni sono state derise e accusate addirittura di preferire la mafia alla “legalità”, le decine di migliaia di persone che quattro giorni prima avevano manifestato pacificamente contro il decreto-legge, ignorate. In Senato si è sfiorato lo scontro fisico tra maggioranza e opposizioni. Per inciso, in contemporanea allo scempio realizzato dal governo in Parlamento un giovane di trent’anni con alcuni problemi psichici e di dipendenza veniva ucciso dalla scarica elettrica provocata dal taser impugnato dalle forze dell’ordine, evidentemente consapevoli di essere già protette dall’impunità.

 

Armi e sostegno a Israele

Un secondo esempio di svuotamento della democrazia costituzionale è dato dalla politica estera e dal riarmo dell’Italia. La stragrande maggioranza della popolazione è contro la guerra e l’invio di armi all’Ucraina, contro il governo di Israele e il massacro del popolo palestinese, contro il traffico d’armi tra Roma e Tel Aviv. Cosa fanno Meloni e i suoi affiliati? Si schierano all’ONU con Netanyahu, aumentano il traffico d’armi con Israele, inviano armi a Kiev, triplicano la produzione bellica (e gli utili e i fatturati delle aziende collegate). PD, M5S e AVS finalmente scenderanno in piazza a Roma questo sabato contro il genocidio del popolo palestinese. Renzi e Calenda e i dirigenti PD dell’Associazione “Amici di Israele” prendono le distanze e si vedono in un teatro milanese per non disturbare le armate israeliane. E siccome la grande manifestazione unitaria occuperà le strade di Roma il giorno prima dei referendum sul lavoro e sulla cittadinanza, un giornale come il Riformista, fino a poco fa diretto da Matteo Renzi, si permette di titolare “Si vota per Hamas”.

 

Il silenzio sui referendum

E siamo al terzo esempio di svuotamento della democrazia. Le destre guidate da Meloni e La Russa orchestrano la campagna del silenzio sui mezzi pubblici che controllano, RAI in testa e contemporaneamente, senza pudore, danno la loro indicazione di non voto: disertare le urne per far fallire i cinque referendum sul lavoro e la cittadinanza. Così si svuota l’unico strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione. Silenziati anche gli appelli del presidente Mattarella al voto in nome di una partecipazione sempre più compromessa dal fossato che divide i cittadini dalla politica e dalle istituzioni. Le destre difendono la loro scelta ricordando che in passato anche la sinistra aveva invitato gli elettori ad andare al mare, cosa vera purtroppo, come è vero che i referendum sul lavoro puntano a cancellare il jobs act introdotto dall’allora premier e segretario del PD Matteo Renzi. Tanto che la segretaria attuale Elly Schlein, dando indicazione di votare Sì a tutti e cinque i quesiti parla apertamente di risarcimento, di cancellazione degli errori del passato.

 

Il quorum non impossibile

Eppure, nonostante i bastoni tra le ruote messi dal governo e dai media, il clima nel Paese sta crescendo e gli ultimi sondaggi non escludono la possibilità del raggiungimento del famoso 50% più uno dei votanti. Il segretario della CGIL ha battuto tutte le piazze d’Italia, spesso insieme a PD, M5S e AVS per convincere i cittadini a recarsi alle urne, a costo di girare casa per casa per distribuire i volantini e parlare con tutti come ha fatto Maurizio Landini. I miracoli, diceva papa Francesco, li facciamo noi con il nostro impegno. E la CEI, la Conferenza dei vescovi italiani, così come Famiglia cristiana invita a votare e lo stesso fanno le associazioni cattoliche ACLI comprese. All’appello manca la CISL, il sindacato cattolico sempre più vicino al governo Meloni. Quando Bergoglio volle incontrare lavoratori e sindacalisti convocò in Vaticano tremila militanti e dirigenti della CGIL, non della CISL. Basterà credere nei miracoli per realizzarli?

Pubblicato il

06.06.2025 10:58
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