È una sentenza storica quella pronunciata oggi, 31 gennaio 2025, dalla Corte penale del Tribunale penale federale. Trafigura, colosso mondiale del commercio di petrolio, è stata condannata per non avere impedito degli atti corruttivi nell’ambito di contratti ottenuti in Angola. Oltre ad una multa di 3 milioni di franchi, il gruppo dovrà risarcire oltre 145 milioni di franchi corrispondente all’utile realizzato illecitamente. Da parte sua l’ex numero due della società, Mike Weinwright, è stato ritenuto colpevole di corruzione attiva di agenti pubblici stranieri ed è stato condannato a 32 mesi di prigione, di cui un anno da scontare. Condannati a pende detentive anche il funzionario pubblico angolano Paulo Gouveia Junior (36 mesi di cui 14 da eseguire) e un ’intermediario svizzero (24 mesi tutti sospesi). La Corte ha di fatto convalidato la totalità dell’accusa, promossa dal procuratore federale Grégoire Mégevand. In particolare è stato ritenuto che Paulo Gouveia Junior, tra aprile 2009 e ottobre 2011, si sia fatto promettere e abbia accettato dei vantaggi indebiti sotto forma di bonifici bancari per oltre 4 milioni di euro e dei versamenti in contanti per un importo di poco più di 600.000 dollari. Il tutto in contropartita ha favorito gli interessi di Trafigura, permettendogli di sviluppare le attività di noleggio e rifornimento di navi con la società statale angolana Sonangol. Attività che hanno permesso alla società operativa da Ginevra di generare utili per 143,7 milioni di dollari. Per quanto riguarda Trafigura, la Corte ha ritenuto che le infrazioni di corruzione abbiano potuto essere commesse a causa di carenze organizzative interne all’allora società madre del gruppo. In particolare è stata provata una mancanza, all’epoca dei fatti, di direttive interne riguardanti la sorveglianza delle attività degli intermediari del gruppo, in particolare sull’uso dei fondi versati a quest’ultimi. Già all’epoca dei fatti gli standard internazionali in materia di prevenzione e lotta alla corruzione prevedevano espressamente che la remunerazione versata agli agenti e ad altri intermediari fosse appropriata e giustificabile per i servizi legittimi resi e che le imprese monitorassero la condotta dei propri agenti e intermediari. «Considerando le dimensioni e i mezzi finanziari considerevoli di cui disponeva il gruppo Trafigura al momento dei fatti, l'adozione di una regolamentazione sulla sorveglianza degli intermediari e la sua attuazione costituivano misure organizzative ragionevoli» hanno spiegato in aula i giudici. Questi ultimi hanno infine sottolineato come l’operato del gruppo ha creato un grave danno allo Stato dell’Angola a cui sarebbero dovuti andare i soldi risparmiati grazie alla corruzione. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) prende atto della sentenza che, anche se. Non definitiva, è la prima condanna da parte di un tribunale svizzero di un'azienda per corruzione di pubblici ufficiali stranieri: «È un segnale forte che riflette la determinazione del MPC a combattere tutte le forme di corruzione transnazionale, in particolare nel settore delle materie prime». In una nota, l'ONG Public Eye specifica che questo verdetto «è un monito per l'intero settore delle materie prime» e che oggi «la giustizia svizzera sembra sempre più determinata a risalire la catena delle responsabilità». |