È un diritto universale quello dell’abitazione e rappresenta uno dei bisogni fondamentali di uomini, donne e bambini: avere un tetto sopra la testa, uno spazio dove essere a casa. Un diritto che oggi in Svizzera appare minacciato per le politiche attuate a livello federale. E così gli affitti potrebbero salire ancora di più, trasformandosi in salassi da sommare ai sempre più alti e folli costi della vita. Aumentare “nonostante gli inquilini paghino già in media 360 franchi in più al mese” secondo l’Associazione svizzera degli inquilini (ASI). «Con una mossa socialmente irresponsabile, la maggioranza del Parlamento si è messa al servizio della classe media immobiliare e sta attaccando frontalmente la protezione degli inquilini per aumentare i redditi del capitale immobiliare». Diretto alla questione così Carlo Sommaruga, presidente dell’Asi, ieri ha preso parola a Berna in una conferenza stampa che, sostenuta da un’ampia alleanza rosso-verde, ha spiegato la posta in gioco il prossimo 24 novembre quando si voterà in materia di locazione. Tradotto in soldoni, c’è il rischio – se non si rifiutano gli oggetti in votazione – di dover sborsare centinaia di franchi in più per chi, non proprietario di una casa, deve pagare l’affitto. Il Parlamento ha rivisto, infatti, la legge sulle locazioni per contrastare – è questa la motivazione – il subaffitto abusivo e semplificare la rescissione anticipata del contratto da parte del locatore. Un cambiamento legislativo che ha portato le associazioni degli inquilini a reagire, lanciando il doppio referendum. È stato detto forte e chiaro 2 X NO all’attacco contro gli inquilini, perché di questo si tratta. Il 24 novembre i cittadini alle urne si dovranno esprimere sui due cambiamenti apportati al diritto di locazione, mediante modifiche al Codice delle Obbligazioni (CO). Se le modifiche non saranno respinte, l’ASI prevede conseguenze “drammatiche” per chi è in affitto e regali per i padroni di casa. Con le previste revisioni sulla sublocazione e sul bisogno personale urgente, la lobby immobiliare, guidata dall’Associazione dei proprietari immobiliari (HEV) e dai partiti di destra, attacca in maniera frontale la protezione degli inquilini. La verità è che si vuole «facilitare la disdetta dei contratti di locazione per poi riaffittare le abitazioni a prezzi più alti». Adriano Venuti, vicepresidente ASI, ha affermato che è in corso «un attacco ben orchestrato al diritto di locazione. Questi referendum sono solo l’inizio di un percorso che, se lasciato proseguire, renderà ancora più difficile prendere alloggi a prezzi giusti e accessibili». Da parte sua, Jacqueline Badran, membro del comitato ASI, ha replicato che «gli inquilini non devono diventare ancora di più la vacca da mungere della nazione. Al contrario: dobbiamo imporre un tetto ai redditi come previsto dalla legge». Con 42 miliardi di franchi di pigioni pagate ogni anno, il settore della locazione è il più grande mercato della Svizzera ed è molto redditizio «anche perché la protezione degli inquilini funziona male. In media, le pigioni rappresentano più di un quarto della spesa delle economie domestiche, il che rende la voce più importante del bilancio». Nel corso della conferenza stampa si è fatto notare che dal 2005 le pigioni sono aumentate del 24,8%, mentre, secondo l’Ufficio federale di statistica, dovrebbero essere diminuite del 5,3%, se si tiene conto delle variazioni dei tassi ipotecari e dell’inflazione. Nel frattempo – è stato pure sottolineato – i grandi investitori orientati al profitto stanno prendendo sempre più il controllo del mercato: per le abitazioni costruite dopo il 2011, la loro quota supera già il 56%. E la tendenza è drammaticamente al rialzo. In Svizzera – è stato anche detto – ogni anno vengono prelevati in maniera abusiva miliardi dalle tasche delle economie domestiche, che vanno poi a svuotare i portafogli delle persone. «In un momento di aumento degli affitti e di grandi difficoltà per i locatari, il Parlamento ha minato la loro protezione. Diciamo no a questi piani per scacciare gli inquilini dalle loro abitazioni» ha concluso Michael Töngi, co-vicepresidente dell’ASI. |