Contratti, caduta libera in Italia

Hanno ragione Berlusconi e i suoi devoti ministri quando rivendicano l'alto tasso di produttività del governo. In pochi mesi, infatti, sono state letteralmente rivoluzionate le regole che presiedono al lavoro, al suo mercato e alle relazioni sindacali.
Il principio che determina l'agire dell'esecutivo è che, se è vero, come tutte le parti sociali e politiche riconoscono, che i salari italiani sono i peggiori d'Europa, allora l'unico modo per aumentarne il valore passa attraverso l'aumento delle ore lavorate, in consonanza con le scelte dell'Unione europea che vuole alzare il limite massimo a 60 ore settimanali e oltre. E se è vero che l'Italia è il fanalino di coda in quanto a produttività del sistema e delle imprese, allora bisogna intervenire su due versanti: 1) liberarsi dei presunti "fannulloni" nei settori pubblici e allentare le regole garantiste in quelli privati; 2) "aiutare" gli imprenditori privati attraverso immorali sgravi fiscali, che favoriscano la messa in mora dell'universalità del sistema contrattuale, agevolando la personalizzazione dei contratti di lavoro cara ai padroni.
La detassazione dello straordinario, sostenuta persino da Cisl e Uil e non contrastata dall'opposizione ombra del Partito democratico, rende più economiche del 25-30 per cento le ore di straordinario rispetto a quelle ordinarie, cosicché i padroni hanno la possibilità di piegare la mano d'opera all'andamento degli ordini, alternando (o addirittura intrecciando) straordinari e cassa integrazione. E ancora, il governo ha deciso di detassare anche il salario variabile derivato dai contratti di secondo livello, cioè aziendali, vincolati alla produttività e cioè alla reddititività dell'impresa.
A questi regali ai padroni privati si accompagna la decimazione dei lavoratori e il loro impoverimento nel pubblico impiego e nei servizi. Da gennaio si assisterà a una riduzione dei salari reali decisa per decreto, che si accompagna al mancato rinnovo dei contratti pubblici. La guerra ai "fannulloni" rischia intanto di scatenare una guerra tra poveri, con i dipendenti privati che introiettano l'idea che i loro compagni pubblici siano dei privilegiati. Operazione favorita dalla feroce riduzione del welfare: è in atto un'opera demolitrice della scuola a tutti i livelli con il taglio annunciato di quasi centomila maestri e la fine del tempo pieno, con conseguenze drammatiche per le famiglie e il lavoro delle donne e con il taglio di fondi alla sanità di natura apertamente classista.
Il governo ha un'idea chiara, molto apprezzata dai padroni. Si tratta di privatizzare fette crescenti di stato sociale, dandole in gestione a commissioni bilaterali padroni-sindacati, riducendo così i sindacati a strutture di servizio e supplenza, tendenzialmente valide per i soli iscritti. Così Cgil, Cisl e Uil si troverebbero a cogestire la sanità privata, ma anche gli ammortizzatori sociali, il mercato del lavoro, la formazione. La Cisl ha già aperto società di collocamento e di brocheraggio. La parola usata dal ministro Maurizio Sacconi per regolare le relazioni sindacali fa rabbrividire: chiede ai sindacati la "complicità" con le imprese e di tutti e due i soggetti con il governo. Siamo alle prove generali del pensiero unico e della dittatura della maggioranza, con tanto di espulsione della categoria del conflitto. Nel vocabolario italiano alla voce "complice" si legge «chi prende parte con altri ad azioni disoneste e illecite… come complici di un furto, di un delitto».
Ultimo – solo in ordine di tempo – intervento del governo che è l'ennesima turbativa del sistema di relazioni sindacali, la decisione di sospendere la validità dello Statuto dei lavoratori per decine di migliaia di precari in causa con aziende pubbliche come la Poste per rivendicare l'assunzione e la regolarizzazione, come previsto dalle leggi vigenti. Anche qualora la magistratura ordinasse reintegro e regolarizzazione degli ex dipendenti, la proprietà potrà limitarsi a pagare un indennizzo agli sfortunati precari. È l'inizio della fine dell'articolo 18 dello Statuto, in difesa del quale la Cgil aveva portato in piazza milioni di lavoratori ai tempi del precedente governo Berlusconi.

Pubblicato il

19.09.2007 03:00
Loris Campetti