Contraddizioni italiche

Chi non ricorda la storia, tutta italiana, delle cinture di sicurezza nelle auto? Quando in quasi tutti i Paesi europei, ma non solo, era già in vigore da tempo l’obbligo di utilizzare le cinture di sicurezza, in Italia si stava ancora discettando se esse fossero effettivamente utili o meno in caso di incidenti. Dopo una lunga discussione, il governo ed il parlamento italiani convennero, infine, sulla loro utilità e ne stabilirono l’obbligatorietà. Ma non da subito, come il buon senso avrebbe dovuto consigliare, considerando che, ormai, tutte le auto messe in circolazione da anni erano già dotate delle cinture di sicurezza, bensì dopo un periodo di attesa di tre anni! Poi, entrata in vigore la legge sul loro obbligo, cosa è accaduto? Che, comunque, pochissimi automobilisti in Italia utilizzano le cinture di sicurezza, grazie anche alla complice disattenzione dei tutori dell’ordine. Questo è, ovviamente, solo un piccolo esempio delle contraddizioni italiche. Per restare, poi, a quelle più recenti, ecco un altro paio di esempi. Il primo. Da parte dell’attuale governo, fin dal suo insediamento e su forti pressioni della confindustria, si era individuato nell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori tutti i mali possibili ed immaginari del mercato del lavoro in Italia. Se ne è fatta, quindi, una grande battaglia politica con conseguenze nefaste per le relazioni con i sindacati e per i rapporti tra le tre grandi confederazioni sindacali italiane (Cgil-Cisl-Uil). Battaglia finita, poi, con la firma di un accordo che, alla fine, ha limitato la modifica dell’articolo 18 in modo quasi del tutto insignificante, rispetto alle intenzioni iniziali del governo e della confindustria, sia pure senza la firma della Cgil. Poi cosa è accaduto? Che, a distanza di mesi, la questione dell’articolo 18 e quella piccola modifica che vi era stata apportata è stata…. dimenticata in un cassetto dal governo e dal parlamento. Secondo. Sempre da parte del governo e della confindustria, ma non solo, si è sostenuta la tesi che tutti i mali dell’Inps e del deficit delle casse dello Stato sono causati dal sistema pensionistico nostrale ed in particolare dalle pensioni di anzianità che consentono un troppo precoce pensionamento dei lavoratori, senza, tuttavia, affrontare il problema essendo, ovviamente, impopolare per il governo e la maggioranza che lo sostiene. Ma, nel contempo, cosa accade? Che è proprio storia di questi giorni che il parlamento, nel discutere la legge finanziaria del 2003, ha approvato anche una norma che, in futuro, consentirà ai titolari di una pensione di anzianità o di vecchiaia di poter percepire la pensione anche continuando a lavorare! Chi ci capisce qualcosa è bravo.

Pubblicato il

15.11.2002 13:30
Dino Nardi