Conoscere il dumping per fermarlo

Dal lato pratico, le conseguenze dell’iniziativa «Basta dumping salariale» sarebbero non rivoluzionarie ma concrete. Più verifiche del rispetto delle norme contrattuali e una seria conoscenza statistica del dumping salariale. Una statistica oggi inesistente che il controprogetto non prevede di realizzare.

In sintesi, l'iniziativa «Basta dumping» chiede tre cose. Rafforzare i controlli sui posti di lavoro con un ispettore ogni 5.000 dipendenti, l'obbligo di notifica di ogni contratto di lavoro stipulato in Ticino (con indicata funzione e salario), e grazie questi dati, la realizzazione di una statistica salariale che consenta l’analisi e le risposte ai problemi del mercato del lavoro, dumping salariale in particolare.


Nessuna proposta rivoluzionaria dal Movimento per il socialismo (Mps), promotore dell’iniziativa.
Uno dei due obiettivi è colmare una carenza statistica in una materia così centrale nella vita delle persone nella società odierna: il lavoro.  


Contrariamente a quanto si possa pensare, la Svizzera non è all’avanguardia nella statistica dei salari. Siamo bravissimi nel conteggiare animali da cortile, o da compagnia, ma sulle paghe ci affidiamo ai sondaggi. La rilevazione della struttura dei salari viene eseguita ogni due anni «mediante un questionario inviato alle imprese». Per fare un altro esempio, in Ticino, come nel resto del paese, non conosciamo la massa salariale cantonale, ossia la somma delle paghe versate nel cantone. La debolezza in materia non è colpa dei ricercatori dell’ufficio statistica o perché manchino i dati. È una scelta politica.


«Conoscere per deliberare» fu il motto di un rinomato pensatore liberale, Luigi Einaudi. Un altro politico liberale, questa volta locale, Stefano Franscini anticipò quel pensiero traducendolo in realtà, tanto da meritarsi l’appellativo di padre della statistica svizzera. Ma i liberali non hanno più i valori di un tempo. Oggi prediligono la logica del meno stato che produca una statistica light. Ufficialmente per motivi di costo, ma forse infastiditi dalle verità che potrebbero emergere.


Ed è infatti facendo leva sui costi che il governo e la maggioranza parlamentare hanno bocciato l’iniziativa «Basta dumping». Secondo gli iniziativisti, sarebbero però incappati nel paradossale errore dovuto proprio a un’ignoranza statistica.


Dalle ultime cifre pubblicate dall’Ufficio di statistica cantonale, prendendo la concezione più estesa (frontalieri, distaccati, chi lavora un’ora la settimana ecc.) si desume che gli occupati in Ticino sono 232.400. Se li dividiamo per 5.000 come chiede l’iniziativa, si ottengono 46 ispettori.
Il governo sostiene invece che per realizzare l’iniziativa ce ne vorrebbero 75 di ispettori, sempre rispettando il principio di un ispettore per 5.000 impiegati.


Al medesimo risultato è arrivata all’unanimità la Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio. Pur avendo letto e riletto il rapporto, dobbiamo amaramente confessare che il loro modo di calcolare ci sfugge e non siamo in grado di spiegarlo. Se qualche lettore dovesse riuscirci, gli saremo grati se lo condividesse, in modo da poterne riferire.


La differenza sul numero di ispettori è però sostanziale nella campagna politica. Il Cantone afferma che se approvata l’iniziativa costerebbe 10 milioni di franchi l’anno, a fronte dei 6 milioni indicati dai responsabili del Mps. I sostenitori precisano che quella somma corrisponde allo 0,18% delle spese cantonali. Ben poca cosa, se si considera la problematica del lavoro centrale nella società odierna.


Ma la martellante campagna della necessità di «contenere i costi dello Stato» delle ultime legislature, favorisce lo spauracchio di spese milionarie contro la conoscenza della materia.  


Fondando la sua critica principale sul costo, il governo ha dunque elaborato un controprogetto light all’iniziativa. 23 ispettori e sette funzionari amministrativi per un costo stimato di 3,3 milioni di franchi l’anno. Della raccolta dati dei salari e di una loro analisi non si  accenna nemmeno nel controprogetto. È questa la sostanziale differenza tra le due proposte. E se davvero per deliberare è necessario conoscere, non è poca cosa.

Pubblicato il

01.01.2016 10:39
Francesco Bonsaver

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