Conflitto infinito

In Iraq c’è di nuovo la guerra. Di nuovo cannoni e aerei bombardano e distruggono. Al di là delle considerazioni sull’opportunità, sulla sensatezza e sulla legalità delle operazioni militari anglo americane in Mesopotamia, c’è da sperare che questa guerra sia l’ultima a martoriare gli iracheni. Purtroppo non c’è molto spazio per l’ottimismo. La storia recente del paese è una triste interminabile lista di guerre. L’Iraq nasce dalle ceneri dell’Impero. Nel 1916 le truppe britanniche sbarcano nel Golfo persico, ma la resistenza ottomana è forte e il fronte cede. Per fortuna degli inglesi interviene T. E. Lawrence (diventato famoso grazie al cinema), che organizza la liberazione della nazione araba dalla sottomissione ottomana, nella speranza di creare un grande stato arabo. La spedizione militare ha successo e il primo ottobre 1918 Lawrence giunge a Damasco, dove la folla proclama re degli arabi Husayn I. Ma la creazione di una nazione araba unita, promessa dall’impero britannico, dura poco. Francia e Gran Bretagna si spartiscono lo sconfitto Impero ottomano dividendolo in due zone di influenza. Alla prima vanno Siria e Libano, alla seconda l’Iraq, la Palestina e la Transgiordania. Nel 1920 la Società delle Nazioni assegna alla Gran Bretagna il controllo della regione. Essa persegue un duplice obiettivo: il controllo delle risorse petrolifere e la ricerca dell’appoggio dei nazionalisti moderati con la concessione di una dinastia regnante araba. Contemporaneamente però la Gran Bretagna annuncia di voler dare vita ad un focolare nazionale ebraico in Palestina. Nel 1923 l’Iraq diventa indipendente (almeno sulla carta), ma di fatto resta sotto la tutela britannica. Subito la situazione degenera. Le fazioni interne ricominciano a farsi la guerra e i militari prendono il potere, tanto che nel 1941 gli inglesi tornano ad occupare il paese. Fino al 1958 l’Iraq segue una politica filo-occidentale, ma in quell’anno i militari tornano alla carica con un colpo di stato e instaurano un regime vicino all’Urss. Nel 1963 un nuovo colpo di stato porta alla ribalta il partito Ba’th, che dopo alterne vicende, prende il potere nel 1973. Seguono una guerra con la Siria e una rivolta curda. Il salto di qualità c’è con Saddam Hussein, eletto presidente nel ’79. Dipingendosi come baluardo contro l’integralismo islamico, attacca l’Iran (al prezzo di un milione di morti) e reprime duramente curdi e sciiti all’interno del paese. Nel ’90 l’attacco al Quwait, atto che scatena la prima guerra del Golfo. Poi… nuovo millennio nuova guerra, quella cui stiamo assistendo.

Pubblicato il

11.04.2003 13:00
Roberto Ruegger