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Giustizia

Confermata la condanna a Schmidheiny a 1 anno e 8 mesi

Anche nel secondo processo d’appello per la morte di un ex operaio della Eternit di Cavagnolo, il miliardario svizzero è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo

Un anno e otto mesi per l’omicidio colposo di un ex operaio della Saca Eternit di Cavagnolo (Torino), morto di asbestosi sedici anni fa. Questa la condanna inflitta a Stephan Schmidheiny nell’ambito del secondo processo d’appello del filone minore dell’Eternit bis, che si è dunque concluso con una sostanziale conferma della precedente sentenza d’appello, poi però annullata dalla Cassazione che aveva ordinato il rifacimento del processo davanti a una nuova Corte.

 

Una sentenza, comunicata ieri dal giudice Gianni Filippo Reynaud, dagli scarsi effetti pratici visto che l’impugnazione è scontata e che incombe la prescrizione del reato (prevista per aprile 2025), ma che certamente costituisce un interessante riferimento per il filone principale del processo Eternit bis (per i 392 morti della fabbrica di Casale Monferrato), di cui si sta concludendo l’appello e che giungerà a sentenza in febbraio. Commenta l’avvocata Laura D’Amico, che in questo processo è legale di parte civile per l’Associazione dei familiari delle vittime dell’amianto (AFEVA): «Con questa sentenza si raggiunge di fatto la prova che le condizioni igienico sanitarie nello stabilimento di Cavagnolo erano fuori norma e la prova della responsabilità penale dell’imputato che ha sempre cercato di contestare il proprio ruolo di garanzia». «Siamo dunque soddisfatti per l’esito del processo, perché è stata confermata la colpevolezza dell'imputato nonostante tutti gli argomenti della difesa. L’unico dispiacere è che nell’aprile del 2025 il reato si prescrive», aggiunge l’avvocata D’Amico.

 

Al centro del processo c’erano la malattia e il decesso, nel 2008, di Giulio Testore, che fu dipendente nello stabilimento Saca Eternit di Cavagnolo, che Stephan Schmidheiny aveva controllato tra il 1976 e il 1982 (anno di chiusura della fabbrica). L’uomo aveva contratto una grave forma di asbestosi, malattia causata dall’esposizione alle fibre di amianto. Nel 2019, in prima istanza Schmidheiny era stato condannato a 4 anni di carcere e anche per la morte per mesotelioma di Rita Rondano, una cittadina che viveva nei pressi dello stabilimento. Ma per questo era stato assolto già nel primo processo d’appello, con la conseguente riduzione della pena a 1 anno e 8 mesi. Pena confermata ieri anche con la seconda sentenza di appello.

 

 

Pubblicato il

19.12.2024 15:10
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