Condannato il riciclatore svizzero dei narcos

Ha riciclato sulla piazza elvetica i milioni di un’organizzazione criminale colombiana. Condannati anche due banchieri attivi in Svizzera.

Un pensionato di 74 anni residente nel cantone di Vaud è stato condannato mercoledì 13 ottobre 2021 dal Tribunale penale federale (Tpf) ad una pena detentiva per aver riciclato i fondi di un'organizzazione criminale colombiana. Due intermediari finanziari accusati insieme a lui sono stati anch’essi condannati ad una pena detentiva sospesa. Inaspettata, la decisione dei giudici è accolta con soddisfazione da parte del Ministero pubblico della Confederazione (Mpc). Ma la partita non è ancora finita.

 

 

“Colpevoli”! Quella letta ieri a Bellinzona è stata una sentenza che ha colto di sorpresa i pochi presenti nell’aula del tribunale. L’esito del processo - tenutosi a metà agosto e di cui area ha riferito nel numero 12 - era tutt’altro che scontato. La Procura federale aveva preso una certa dose di rischio: portare davanti ai giudici una vicenda le cui radici sono da situare in Spagna alla fine degli anni ’90, all’epoca in cui ancora c’erano le pesetas, significava dover sormontare non pochi ostacoli procedurali, a partire dai termini di prescrizione. Così non è andata. Non solo i giudici hanno accolto la tesi dell’accusa, ma sono andati oltre nel definire le attività criminali del principale imputato. Vediamo di ricapitolare una vicenda che, pur trovando poco spazio sui media, è significativa perché mette in evidenza alcuni punti di vulnerabilità della Svizzera di fronte ai tentativi d’infiltrazione del denaro d’origine criminale.

 

La bella vita


Rodrigo*, cittadino d’origine colombiana si è stabilito nel Canton Vaud nel 2010. Poco dopo ottiene la nazionalità svizzera e crea una società di consulenza domiciliata presso un avvocato di Yverdon. In realtà si tratta di una società bucalettere destinata a giustificare il suo stipendio e a fare girare dei soldi (primo fattore a rischio: le società bucalettere e il ruolo degli avvocati).

 

Il suo stile di vita è agiato: una villa da 2,5 milioni di franchi nella campagna vodese, tre auto di grossa cilindrata, un battello da 125.000 franchi sul lago di Neuchâtel e un altro, in leasing, ormeggiato in Croazia (secondo fattore di rischio: le transazioni immobiliari). Da dove arrivano tutti questi soldi? Nel 2013, l’Mpc apre un’inchiesta e scopre che l’uomo, nel 2009, era già stato condannato a Madrid per avere riciclato 32 milioni per conto di una non meglio precisata organizzazione criminale colombiana attiva nel traffico di cocaina.

 

Dopo sette anni d’indagine, la Procura federale ha così rinviato a giudizio l’uomo per riciclaggio aggravato: quel denaro, quei soldi spesi in Svizzera e altri 3,7 milioni di euro ritrovati presso un’abitazione spagnola della moglie, sarebbero quelli che l’uomo è riuscito a nascondere alla giustizia iberica. Nel dibattimento il procuratore federale Davide Francesconi aveva parlato di essere di fronte ad un “riciclatore professionista” che ha tessuto la sua rete in Svizzera dove, presso le banche, si spacciava per un imprenditore attivo in diversi settori (immobiliare, medicina, borsa, commercio di frutta, eccetera).

 

Contanti, offshore e complici in banca


In totale, Rodrigo ha trasferito 3,8 milioni di euro su conti elvetici aperti a nome della moglie, dei figli o di società di comodo con sede alle Isole Marshall ma dalle risonanze elvetiche: Lausanne Finance Sa e Zug Finanzen Ag (Terzo fattore di rischio: le società offshore). Conti che erano alimentati tramite operazioni di compensazione, incassi di assegni e versamenti in contanti. Rodrigo aveva persino assoldato alcuni conoscenti (il suo banchiere e il vicino di casa) per effettuare il trasporto di denaro contante dalla Spagna alla Svizzera.

 

Tutto questo sarebbe stato impossibile senza “l’aiuto indispensabile” di due banchieri: Alejandro* e Jaime*. Il primo è stato gestore patrimoniale prima alla Akb e poi alla Phz di Zurigo dove era responsabile del mercato spagnolo. Il secondo era un dirigente della filiale friborghese della Banca Cic (Suisse), prima di creare la sua società di gestione patrimoniale attraverso la quale ha continuato a gestire i conti di Rodrigo. Entrambi, Alejandro e Jaime, sono quindi stati rinviati a giudizio per riciclaggio (Quarto fattore di rischio: gli intermediari finanziari).

 

Tutti condannati


La sentenza, come detto, è giunta il 13 ottobre. Rodrigo è stato condannato a 32 mesi di prigione (invece dei 42 mesi richiesti dall’accusa) e al pagamento di 155 aliquote giornaliere da 320 franchi. La pena detentiva è ridotta di quattro mesi e mezzo già trascorsi in detenzione preventiva ed una parte di quella restante è sospesa condizionalmente. I giudici hanno ritenuto che l’uomo è colpevole di 220 atti di riciclaggio di denaro in Svizzera, compiuti sull’arco di otto anni e per un valore totale di oltre dieci milioni di franchi.

 

La sua linea difensiva non è stata presa in considerazione. L'uomo non ha potuto provare l'origine legale di queste somme: né le sue attività in Colombia (creazione di un ospedale, vendita di statuette precolombiane e commercio di fragole) né quelle in Spagna (transazioni immobiliari) hanno lasciato prove documentali. Inoltre, la condanna in Spagna e una serie di altri indizi - come l'uso di contanti in piccoli tagli, l'uso di società offshore, l'attribuzione di diverse proprietà a sua moglie, l'uso di un linguaggio codificato, ecc. - hanno portato i giudici a considerare che l'uomo era ancora attivo nel riciclaggio di denaro sporco, e questo almeno fino alla metà degli anni 2000.

 

Una decisione, questa, che è da considerarsi sorprendente. Durante il processo la questione del crimine a monte del riciclaggio ha riguardato il denaro in precedenza riciclato dall’uomo in Spagna e mai si è fatto riferimento alla possibilità che l’uomo avesse continuato a riciclare il denaro proveniente dal traffico di stupefacenti. Per i giudici "solo il suo arresto ha messo fine alla sua attività criminale".

 

I due intermediari finanziari sono stati condannati a pene più leggere. Jaime è stato condannato a 24 mesi di reclusione (meno 59 giorni di detenzione preventiva) e a 100 giorni di multa di 190 franchi, tutti sospesi. Il banchiere - l'unico degli imputati presente in aula al momento della lettura della sentenza - ha commesso 80 atti di riciclaggio di denaro. Era consapevole della lunga fedina penale del suo cliente in Spagna. Secondo i giudici, avrebbe dovuto rivolgersi al servizio compliance della banca per effettuare ulteriori controlli. Fare qualche semplice domanda al suo cliente non bastava.

 

Alejandro è stato invece condannato a 18 mesi di reclusione e 100 giorni di multa di 200 franchi, anche sospesa. Il banchiere, residente in Spagna, ha commesso 50 atti di riciclaggio di denaro. Avvocato ed economista con una solida esperienza bancaria, avrebbe dovuto capire che l'attività richiesta da Rodrigo era insolita e altamente rischiosa.

 

Presente in aula, la responsabile della divisione criminalità economica dell’Mpc, Dounia Rezzonica, non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali. Ma la sua soddisfazione era lampante. Dal canto loro, gli avvocati dei condannati, non hanno nascosto a loro delusione per una sentenza giudicata “incomprensibile” e hanno già annunciato ricorso. La vicenda, quindi, non è ancora conclusa.

Pubblicato il

14.10.2021 10:39
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