Sono due proposte di stampo razzista che mirano a introdurre il principio della discriminazione nel Codice penale svizzero quelle in votazione l'ultimo fine settimana di novembre. La prima, un'iniziativa popolare dell'Unione democratica di centro (Udc), prevede la revoca automatica del diritto di soggiorno agli stranieri che hanno commesso determinati reati o percepito abusivamente prestazioni sociali; la seconda invece, elaborata da Governo e Parlamento come controprogetto (cioè come alternativa "moderata") alla soluzione democentrista, prevede un sistema di espulsione degli stranieri condannati che tenga conto della gravità dell'atto commesso e che sia rispettoso del principio della proporzionalità.
I cittadini potranno esprimersi separatamente sui due oggetti e, rispondendo a una terza domanda sussidiaria, formulare una preferenza qualora entrambi venissero accolti. In caso di doppio "no" continuerebbe a valere la legislazione attuale, che già prevede la possibilità di espellere dalla Svizzera gli stranieri che si macchiano di gravi reati. La misura oggi viene applicata in circa 350-400 casi all'anno, indica l'Ufficio federale della migrazione stimando che un'eventuale approvazione dell'iniziativa Udc quadruplicherebbe questo dato (a circa 1.500) mentre se dovesse prevalere il controprogetto le espulsioni si fermerebbero a 750-800 all'anno. Ma non è su queste cifre che si sta sviluppando il dibattito in vista della votazione, l'ennesima degli ultimi anni in materia di stranieri. Stranieri che più di ogni altra volta vengono esplicitamente associati al fenomeno della criminalità. Un vecchio malcostume dei partiti e dei movimenti xenofobi che ormai da anni è il marchio di riconoscimento del partito di Christoph Blocher ma che col tempo ha attecchito anche nelle altre formazioni politiche borghesi e persino in alcuni settori del Partito socialista (come dimostra la polemica interna di questi giorni di cui diciamo in seguito). Il fatto che il Consiglio federale e il Parlamento si siano sentiti in dovere di opporre un controprogetto all'iniziativa dell'Udc ne è del resto la conferma. Un controprogetto che per certi versi si spinge addirittura oltre l'iniziativa Udc. Esso per esempio fa dipendere la misura dell'espulsione dal compimento di un reato passibile di una pena detentiva non inferiore a un anno e non dalla condanna effettiva pronunciata: questo consentirebbe per esempio di revocare il permesso C (di domicilio) o B (di dimora) a una persona ed espellerla dalla Svizzera solo per aver danneggiato una proprietà privata, commesso un semplice furto, una calunnia o qualsiasi altra infrazione penale che teoricamente può essere sanzionata con una pena privativa della libertà di almeno un anno. A differenza dell'iniziativa, il controprogetto impone che ogni decisione di espulsione venga presa «nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi basilari della Costituzione federale e del diritto internazionale». Ma si tratta di una disposizione solo declamatoria che non limita il margine di apprezzamento delle autorità di polizia e dunque non offre nessuna garanzia in più rispetto al progetto dell'Udc, nonostante quest'ultima combatta il controprogetto nel nome di un regime di espulsione «senza se e senza ma». Ma al di là dei toni propagandistici dell'Udc (ma anche quelli dei democristiani, dei liberali e di quei socialisti fautori del controprogetto), i due progetti sottoposti a votazione sono uno la copia (o la brutta copia) dell'altro: entrambi assimilano lo straniero alla criminalità e sanciscono il diritto di infliggere una doppia condanna ad una persona solo perché non ha il passaporto svizzero. Una logica inaccettabile per realtà come le organizzazioni umanitarie, la Conferenza episcopale, i sindacati e i partiti di sinistra. Non è un caso per esempio che la base del Partito socialista si sia espressa proprio durante il congresso dello scorso fine settimana a larga maggioranza per un "doppio no". Decisione però andata di traverso ad una frangia di parlamentari "pragmatici" (o collocabili nell'ala destra del partito) che sostiene il controprogetto poiché convinta che solo così si possa impedire l'accettazione dell'iniziativa Udc. Nei giorni scorsi hanno annunciato addirittura la costituzione di un comitato ad hoc, suscitando non pochi malumori all'interno del partito («Una decisione della base va rispettata», sottolinea la vicepresidente Marina Carobbio Guscetti). Proprio per oggi è annunciata una conferenza stampa, a cui sarà presente però, insieme al leader dei "dissidenti", il consigliere nazionale Daniel Jositsch, anche il presidente Christian Levrat.
L'iniziativa Udc Prevede la revoca automatica del permesso di soggiorno in Svizzera per tutti quegli stranieri che hanno percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell'aiuto sociale o che sono stati condannati in via definitiva per: omicidio intenzionale, violenza carnale o altro grave reato sessuale, un reato violento quale ad esempio la rapina, la tratta di esseri umani, il traffico di stupefacenti o l'effrazione. Altre fattispecie possono essere aggiunte dal legislatore. La durata del divieto d'entrata sarebbe fissata dall'autorità competente e varierebbe tra i 5 e i 15 anni. In caso di recidiva di 20 anni.
Il controprogetto Prevede la revoca automatica del permesso di soggiorno in Svizzera per tutti quegli stranieri condannati in via definitiva per un reato passibile di una pena detentiva non inferiore a un anno o per un altro reato a una pena di almeno due anni. I reati gravi che rientrano nella categoria sono una trentina, in particolare: l'assassinio, l'omicidio intenzionale, la violenza carnale o un altro grave reato sessuale, la rapina, la tratta di esseri umani, le gravi violazioni della Legge sugli stupefacenti e altre fattispecie quali la presa d'ostaggi, l'incendio intenzionale, l'uso delittuoso di materiale esplosivo e il ricatto. L'espulsione è inoltre automatica per gli stranieri condannati ad almeno 18 mesi per truffa o altre infrazioni legate alle assicurazioni sociali, all'aiuto sociale o ai tributi di diritto pubblico. Il testo precisa inoltre che l'espulsione è decretata nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi della Costituzione e del diritto internazionale.
Non è vero che gli stranieri delinquono di più
Servendosi in modo strumentale di alcuni dati statistici sulla criminalità, l'Udc pretende di dimostrare la propensione della popolazione straniera a commettere reati e giunge alla conclusione che essa «minaccia la nostra proprietà, la nostra integrità e la nostra vita». In realtà le cose non stanno così perché le statistiche vanno lette correttamente.
Secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica (Ufs) pubblicati l'anno scorso, il 51,2 per cento delle condanne penali pronunciate in nel nostro paese riguardano persone di nazionalità straniera. «Sarebbe comunque sbagliato concludere che gli stranieri delinquono più degli svizzeri», ammonisce André Kuhn, professore di criminologia all'università di Ginevra, citato in un documento del Movimento di lotta al razzismo del canton Vaud. «La loro sovrarappresentazione all'interno delle statistiche è dovuta essenzialmente al fatto che gli immigrati sono in maggioranza giovani uomini, ossia la categoria di persone che più commette reati». In effetti, i dati dell'Ufs confermano: l'84,8 per cento dei condannati sono uomini e il 65,3 ha tra i 18 e i 39 anni; d'altro canto il 58,9 per cento degli stranieri hanno tra 0 e 39 anni, mentre la proporzione di svizzeri in questa fascia di età si attesta al 44,5 per cento. In più nella popolazione straniera i maschi rappresentano il 53 per cento mentre in quella svizzera sono solo il 48,1 per cento. A questo si deve aggiungere che in generale gli stranieri appartengono a una categoria socioeconomica meno favorita. «Sarebbe dunque illusorio -conclude l'esperto- sperare in una diminuzione della criminalità attraverso l'espulsione degli stranieri che delinquono, come chiedono iniziativa e controprogetto. Non fosse altro per il fatto che una volta commesso il reato non si può tornare indietro. È paradossale pretendere di agire per la diminuzione della criminalità senza proporre alcuna misura per prevenirla ed evitarla». Ma le proposte in votazione, annota ancora Kuhn, sono inutili anche per impedire che la persona espulsa torni a delinquere. Il tasso di recidiva in Svizzera è infatti molto basso (solo 22,8 per cento). Insomma, conclude il criminologo, «il sistema penale svizzero consente di fuoriuscire dalla criminalità a più di tre quarti delle persone che hanno commesso un'infrazione». |