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Concertazione, squilibrio finale
di
Stefano Guerra
La base ha detto sì. Gli iscritti ai sindacati del servizio pubblico hanno approvato a stragrande maggioranza (con percentuali che vanno dal 75 per cento nella Vpod all’83 per cento nel Comitato di coordinamento sindacale) il pacchetto di risparmi da 21,75 milioni sulle spese del personale concordato con il governo nell’ambito della manovra di “rientro” da 180 milioni volta a contenere il disavanzo del preventivo 2005 e, in parte, quello degli anni successivi. Fortemente criticata dal Movimento per il socialismo e dal Comitato scuola (erede del comitato docenti che condusse la campagna referendaria del 16 maggio, si veda qui sotto il contributo di Fabio Pusterla), l’intesa governo-sindacati sta per essere iscritta nel messaggio sul preventivo (votato all’unanimità) che il Consiglio di Stato sta affinando in questi giorni e che dovrebbe presentare alla stampa martedì. Solo a quel punto si conosceranno i dettagli del resto della manovra finanziaria, ovvero i tagli alla spesa dei singoli dipartimenti e le caratteristiche definitive delle “nuove” entrate. Dalla transitorietà o meno di queste ultime dipenderà in larga misura la strategia che adotteranno in vista del dibattito parlamentare il Partito socialista, la Lega (che ha già preannunciato un referendum in caso di aggravio fiscale), l’Udc (che ci sta pensando) e, a livello sindacale, la Vpod. Il sindacato dei servizi pubblici ha infatti ribadito che quello all’intesa col governo non è che un “sì” condizionato: risparmi strutturali sul personale possono essere avallati solo se anche sul fronte delle entrate verranno adottate «misure strutturali definitive». Anche la Direzione del Ps, il gruppo parlamentare e la consigliera di Stato Patrizia Pesenti sottolineano che al momento «non vi è nessuna simmetria dei sacrifici»: «la spesa viene in gran parte tagliata in modo definitivo, mentre le imposte vengono aumentate solo provvisoriamente per tre anni», indicano in una nota. A preventivo 2005 in porto e prima che la palla passi nel campo del Gran consiglio, area ha fatto il punto con il presidente del Partito socialista Manuele Bertoli.
Manuele Bertoli, il vostro comunicato stampa di martedì è solo una mossa tattica per ottenere qualcosa in extremis oppure dietro c’è un disegno a medio lungo termine?
Non abbiamo detto nulla di nuovo. È stato semplicemente un ribadire la nostra posizione. E cioè che eravamo d’accordo di lavorare a un certo tipo di intesa ma che al termine della fase “governativa” il risultato non è soddisfacente. Certo, ci sono dei punti apprezzabili perché a differenza dello scorso anno finalmente si è cominciato a parlare di entrate. Però, e in particolare sulla questione della transitorietà delle misure fiscali, ci sono dei problemi.
Quella della transitorietà o del carattere definitivo delle misure fiscali e di risparmio è un dibattito che si è sviluppato solo nelle ultime settimane. Il Ps è rimasto sorpreso?
Sorpresi? Non direi. Io ho sempre ragionato in termini di risultati concreti della concertazione e il giochetto dell’ultimo momento evidentemente non ci può trovare d’accordo: lo diciamo in maniera trasparente, pur continuando a sostenere che la concertazione è l’unica via. A mio avviso si tratta di un dibattito che qualcuno ha voluto imporre e che alla fine si rivelerà poco intelligente perché non permette di allargare il consenso. Chi pretende oggi la tran-sitorietà (delle misure fiscali, ndr) ha comunque i numeri per ritornare sulle misure “definitive” fra tre anni (alla fine della legislatura, ndr). Insistere sulla transitorietà oggi è un modo per non voler arrivare fino in fondo.
Come si spiega il fatto che solo ad un certo punto della concertazione interpartitica si sia cominciato a disquisire su misure transitorie o definitive?
Sono convinto che questa è la soluzione della concertazione interna al Partito liberale-radicale, che ha fatto in modo di tenere assieme le sue due “anime” (quella più legata al mondo imprenditoriale e bancario e quella di tendenza radicale con una maggior sensibilità sociale, ndr). In qualche modo il dibattito riflette la debolezza di questo partito. Per non andare a pezzi il Plrt ha dovuto dapprima cercare degli spazi di manovra al suo interno e il risultato di questa trattativa è quello che abbiamo oggi. Il problema è che gli spazi di manovra sono assai ristretti e ciò non ha messo il Plrt nella condizione di poter trattare con un’unica voce con gli altri partiti.
La vostra posizione sulle ipotesi di nuove entrate è cambiata nelle ultime settimane oppure continuate a sostenere innanzi tutto l’aumento dell’1,5 per cento dell’aliquota sugli utili delle persone giuridiche?
Aspettiamo i decreti del preventivo: finora abbiamo visto solo numeri e tabelle, ora si tratta di vedere in concreto cosa essi significano. Già sin d’ora diciamo però che per noi il problema centrale è quello della transitorietà delle misure fiscali. Ribadiamo anche la nostra preferenza per un aumento dell’imposta sugli utili delle persone giuridiche, che riteniamo sia la misura più logica, semplice e lineare. La scelta del governo è parzialmente diversa. In questi giorni stiamo approfondendo le singole misure per capire quali possono essere le loro ripercussioni.
Lei preconizzava un aumento dell’imposta sugli utili di banche e Sa dell’1,5 per cento. Ora il governo pare orientato a ritoccarla dello 0,5 per cento fino al 2007. È accettabile?
La nostra posizione di base era quella dei 35 milioni di franchi da ricavare sulle persone giuridiche. Se a quanto si ricaverebbe dall’aumento dello 0,5 per cento dell’aliquota sugli utili (10 milioni, ndr) sommiamo quanto porterebbe il raddoppio dell’aliquota dell’imposta immobiliare sulle stesse persone giuridiche (26 milioni nel 2005, ndr) arriveremmo a 36 milioni, per cui potrei dire che mi va bene. Il problema è sapere quali sono le ripercussioni sugli affitti del prospettato aumento dell’imposta immobiliare (si veda anche la lettera di Giuseppe Bill Arigoni a pagina 2, ndr). Se questa misura non è critica da questo punto di vista, beh... allora diciamo che nonostante si tratti di una misura diversa da quella che ipotizzavamo i soggetti colpiti sono pur sempre quelli...
Il Ps avallerà un aumento dell’imposizione alla fonte che andrebbe a gravare sui frontalieri il cui coniuge lavora in Italia?
Anche questa è una misura che va approfondita. Secondo me è poco accettabile se introduce una disparità di trattamento tra svizzeri e frontalieri. Se non è il caso non credo ci siano problemi. Ma ripeto, stiamo approfondendo.
In sordina sta passando anche una correzione al ribasso (2,815 per cento invece di 3,813 per cento), e non una conferma, delle aliquote di neutralizzazione del passaggio alla tassazione annuale per le persone fisiche. Sono 6 milioni in meno...
Sì, si tratta di una correzione insoddisfacente perché rappresenta di fatto uno sgravio fiscale, anche se contenuto, rispetto al 2004.
In che modo vi impegnerete affinché la “simmetria dei sacrifici” sia effettiva?
Nella fase parlamentare avremo la facoltà di chiedere una serie di aggiustamenti sia sulla transitorietà sia, ad esempio e se sarà il caso alla luce degli approfondimenti che stiamo facendo, sull’aumento delle imposte alla fonte e dell’aliquota dell’imposta immobiliare.
Avete già individuato dei settori “referendabili”?
Per ora non voglio parlare di referendum. Bisognerà vedere quali saranno le misure concrete che necessitano di una modifica di legge (e pertanto soggette a referendum, ndr) sul versante dei risparmi. Ma ripeto: per me oggi il referendum non è un tema di discussione.
Pubblicato il
15.10.04
Edizione cartacea
Anno VII numero 42
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