Con Unia si apre una nuova stagione

La nascita di Unia, il nuovo sindacato interprofessionale, costituisce un avvenimento importante per l’Unione Sindacale Svizzera ma anche per l’intero quadro politico e sociale svizzero. Trattasi dello sbocco di lunghe discussioni e trattative che ancora qualche anno fa appariva inimmaginabile. Basterebbe qui ricordare le controversie e gli attriti che in un passato non poi così lontano hanno opposto spesso Flmo e Sei. Diciamo subito che la nascita del nuovo sindacato è da considerare un fatto positivo. La nascita di Unia costituisce al tempo stesso il risultato imposto al mondo sindacale dalle profonde trasformazioni economiche, tecnologiche, sociali e politiche che la società, svizzera e cantonale, ha vissuto negli ultimi decenni e una tappa nel lungo travaglio che il movimento sindacale e la sinistra vivono da anni confrontati con nuove realtà e sfide. Trasformazioni che hanno messo sempre più in evidenza come i problemi delle lavoratrici e dei lavoratori sono sempre meno di natura settoriale – della metallurgia o dell’orologeria o dell’edilizia per intenderci – e sempre più generali, globali con dimensioni che spesso travalicano il puro quadro nazionale. Basti pensare, per restare all’attualità, alla tematica, del resto oggetto di discussione e confronto interno allo stesso congresso di costituzione del nuovo sindacato, dei rapporti della Svizzera con l’Unione Europea e relativa estensione degli accordi bilaterali ai 15 nuovi paesi che vi hanno aderito. Ma gli esempi potrebbero essere moltiplicati. Nuove realtà che hanno messo in crisi le strutture settoriali dell’Unione Sindacale Svizzera così come sono andate configurandosi nei decenni (in contrapposizione con quella degli esordi molto più unitaria e addirittura per alcuni anni unica con le organizzazioni politiche di sinistra), fatte di federazioni a compartimenti stagni, spesso con indirizzi e strategie diverse e anche contrastanti. Unia costituisce quindi un primo importante passo, anche se tardivo, nella direzione di un superamento di quelle strutture, anche se parziale e ancora insufficiente nella misura in cui non tocca tutte le federazioni dell’Uss. La nascita del nuovo sindacato interprofessionale ha origini, lontane nel tempo, nel lungo travaglio degli ultimi decenni del sindacato e della sinistra chiamati a trovare nuove risposte sia alle trasformazioni della società, sia all’offensiva liberista antisociale del padronato e delle forze politiche di centro destra. Come non ricordare nei decenni scorsi la sottoscrizione, da parte di Flmo e Sei, nei contratti collettivi nazionali del principio della pace assoluta, che ha contribuito non poco a smobilitare la coscienza sindacale e politica del mondo operaio. Principio che il Sei già al tempo della presidenza di Ezio Canonica ha cominciato a relativizzare per poi abbandonare e che più recentemente la stessa Flmo ha notevolmente ridimensionato. Offensiva che ha imposto e rilanciato la necessità di una maggiore combattività del mondo sindacale, del resto ancora insufficiente. La nascita di Unia costituisce quindi una premessa organizzativa importante per un rafforzamento dell’azione sindacale in Svizzera. Ma non mancano problemi e interrogativi da sciogliere affinché l’operazione da atto dei vertici e dei quadri sindacali si trasformi in presa di coscienza e capacità di mobilitazione della cosiddetta base e delle salariate e dei salariati. Intanto occorrerà uno sforzo particolare per trasformare le culture politiche delle varie componenti, quella della Flmo ad esempio o della Fcta più abituate alla tipica politica delle trattative senza mobilitazione. Poi per riuscire a conservare e in seguito a conquistare nuove adesioni, in specie nei settori del terziario in cui di fatto esistono ancora veri deserti sindacali. Ma ancora più importante sarà la definizione della strategia e del programma d’azione con le relative priorità indicate per intanto nell’impegno del rinnovo delle convenzioni collettive di lavoro nell’industria e nell’edilizia. Un banco di prova delicato sarà nell’immediato la questione dell’estensione dei bilaterali ai nuovi 15 paesi dell’Ue. Se è giusto battersi con forza contro il dumping salariale e sociale la scelta degli strumenti – mobilitazione, scioperi o referendum contro i bilaterali bis – costituirà la cartina di tornasole della capacità del nuovo sindacato ad assumere il ruolo di forza di progresso nel paese evitando di cadere nel tranello delle chiusure nazionaliste o populiste. Per concludere l’augurio è che la nascita di Unia segni l’avvio di una nuova stagione per tutto il movimento sindacale e per la sinistra svizzera.

Pubblicato il

15.10.2004 00:30
Werner Carobbio
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