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Compassione, non efficientismo |
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Da domenica 13 febbraio, i cristiani d’Occidente si trovano nel tempo di Quaresima, in quel periodo di più intensa riflessione personale ed azione sociale in preparazione della Pasqua. Come ogni anno, le opere umanitarie Sacrificio Quaresimale (cattolico-romana), Pane per Tutti (evangelico-riformata) ed Essere solidali (cristiano-cattolica) promuovono congiuntamente una campagna di sensibilizzazione, il cui tema è la lotta contro ogni forma di violenza: individuale, interpersonale, familiare, politica, economica, culturale e religiosa. Nell’editoriale dell’Agenda 2005 scrivono: «L’umanità non ha futuro, se non riuscirà a canalizzare la violenza che, a ogni livello, attenta tutti i rapporti». E constatano che «lo spettacolo della violenza è diventato un fatto quotidiano e inquietante», è una realtà tragica che coinvolge tutti quanti i cittadini del mondo, in molti modi. Contro di essa è necessario agire e reagire, come individui e come collettività, adottando però mezzi non-violenti e pacifici.
Si tratta di una consapevolezza antica, ma purtroppo nella prassi è spesso relegata nel dimenticatoio: la violenza chiama altra violenza, portando in fondo a un vorticoso vicolo cieco. Il famoso precetto biblico “occhio per occhi e dente per dente” non è altro che uno strumento per limitare l’arbitrio e l’eccesso nell’applicare la vendetta o nel ristabilire l’onore perso. D’altronde, perché sia amministrata nella giustizia, i profeti riservano la vendetta a Dio, escludendone la delega a qualsivoglia autorità. La norma dell’amore al prossimo di Gesù Cristo propone un ulteriore salto di qualità della Bibbia ebraico-cristiana per quanto attiene alle relazioni collettive.
Se l’applicazione pratica di simili regole comportamentali appare piuttosto semplice nell’esistenza dei singoli, credenti o no (riguardano quella che è un’etica universale, comune all’umanità intera al di là di qualunque distinzione confessionale), più complesso risulta il discorso sul piano strutturale della società. Perciò è un argomento assai dibattuto negli ambiti filosofico e teologico, come pure economico e politico. A tale proposito, gli esempi si moltiplicano, anche nel nostro piccolo Cantone. Vale pertanto la pena rilevare che rientrano in questo campo la gara dell’efficientismo economico (che impone ristrutturazioni aziendali a colpi di soppressione di posti di lavoro, in nome dell’aumento dei redditi di dirigenti e azionisti), la corsa al guadagno facile (vedi il problema sollevato anche a livello federale degli effetti deleteri della dipendenza dal gioco d’azzardo) o la battaglia ad oltranza per l’equilibrio finanziario degli enti pubblici (a scapito, guarda caso, della cultura e della socialità). Per quanto impegnativa, poiché impone radicali cambiamenti di mentalità e di comportamenti, la ricerca comune di modelli praticabili ispirati dalla morale e dalla fede religiosa mi pare indispensabile. Potrebbe essere dettata dal criterio generale, nel contempo umano e spirituale, della compassione.
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