Berna dichiara guerra al lavoro nero. A lungo sospirata, il prossimo anno entrerà in vigore la nuova legge sul lavoro nero approvata nel 2005 dal parlamento elvetico. Un'economia sommersa che è stimata al 9 per cento del Prodotto interno lordo, pari a 39 miliardi di franchi. Nel presentarla all'opinione pubblica, la Consigliera federale Doris Leuthard ricorda che il lavoro nero mette in una situazione di precarietà e sottomissione il lavoratore, penalizza le finanze statali e falsa la concorrenza tra le aziende. La legge federale impone ai cantoni di costituire degli organismi di controllo, sovvenzionandone in parte gli ispettori. Il governo ticinese coglie l'occasione e risolve l'equazione aumento degli ispettori e finanziamenti federali.

«Chi lavora e chi assume in nero commette un reato, Tutti devono subirne le conseguenze». Parole di Doris Leuthard, Consigliera federale a capo del Dipartimento federale dell'economia. Le ha pronunciate ieri in occasione della presentazione della nuova legge sul lavoro nero che entrerà in vigore il primo gennaio del prossimo anno. Dopo un lungo iter parlamentare (vedi scheda) la nuova legge diventerà quindi effettiva. Sebbene in Svizzera il fenomeno del lavoro nero sia meno accentuato che in altri paesi dell'Ocse, ha spiegato Leuthard, non è un motivo per restare inattivi. Anche perché la parte di economia sommersa generata nel paese dal lavoro nero corrisponde, secondo lo studio dell'Università di Lienz in Austria, a 39 miliardi di franchi, ossia il 9 per cento del Prodotto interno lordo svizzero. Secondo Doris Leuthard sono due le ragioni essenziali per cui la nuova legge è importante. La prima è il fatto che il lavoro nero mette in pericolo la protezione dei lavoratori. «Chi lavora in nero, o è obbligato a farlo, spesso lo fa ad un salario più basso e a condizioni di lavoro estremamente precarie, esponendosi all'arbitrio del datore di lavoro», ha specificato la Consigliera federale. La seconda ragione risiede nella necessità di rafforzare le misure di accompagnamento agli accordi bilaterali. Entrambe le leggi, le misure di accompagnamento e sul lavoro nero, ha sottolineato la Leuthard, sono applicate dal medesimo organo cantonale di esecuzione e in parte dalle stesse persone (per capire cosa questo significhi per il Ticino si veda articolo sotto). La Consigliera federale ha poi illustrato su quali pilastri poggia la nuova legge sul lavoro nero. Prima misura: sgravi amministrativi per le assicurazioni sociali e le imposte nel caso di dipendenti con piccole entrate. «Mi aspetto che gli sgravi amministrativi per i datori di lavoro siano un incentivo a conteggiare i salari dei lavoratori anche per piccole attività come il lavoro domestico», ha commentato Doris Leuthard. Per questi casi, sono stati semplificati i conteggi salariali ed introdotto un solo modulo per le assicurazioni sociali da notificare ad un solo organismo (la cassa compensazione). Altre misure prevedono competenze più estese ad organismi di controllo cantonale, un migliore scambio di informazioni tra autorità e organizzazioni interessate «nella speranza di ottenere una più proficua collaborazione», ha specificato la ministra. Infine, l'inasprimento delle sanzioni che prevedono l'esclusione dagli appalti pubblici per cinque anni o la riduzione degli aiuti finanziari, come nel caso dei sussidi ai contadini. «Sono sicura che l'inasprimento delle sanzioni avrà un effetto scoraggiante molto efficace», ha commentato la signora Leuthard.
Il Consiglio federale ha anche deciso di accompagnare l'introduzione della nuova legge sul lavoro nero ad una campagna di sensibilizzazione della durata di due anni. "No al lavoro nero. Nell'interesse di tutti" è il titolo della campagna informativa che prende anche forma con l'apposito sito internet creato dalla Confederazione www.no-al-lavoro-nero.ch


Bellinzona si è fatta furba

Tre ispettori del lavoro in più finanziati nella misura del 50 per cento dalla Confederazione. La recente diatriba tra Berna e Bellinzona sul riconoscimento del potenziamento del numero d'ispettori nell'ambito dei controlli relativi agli accordi bilaterali ha trovato soluzione, grazie alla legge sul lavoro nero.  Dapprima un riepilogo dei fatti. In giugno il Gran consiglio ticinese approva la mozione Bertoli che chiede un aumento degli ispettori del lavoro per contrastare il dumping salariale e sociale dopo l'entrata in vigore degli accordi bilaterali. A inizio novembre, la Consigliera federale Doris Leuthard è in Ticino per sostenere la candidatura del collega di partito e senatore Filippo Lombardi. In quell'occasione alla Consigliera federale viene chiesto se la Confederazione finanzierà i nuovi ispettori nella misura del 50 per cento. Leuthard risponde che se il Ticino riesce a provarne la necessità, Berna sarà felice di intavolare una discussione. Nel numero del 16 novembre area ha cercato di capire in che modo il Ticino doveva dimostrare l'esigenza dell'aumento degli ispettori. Il risultato è stato che la questione è principalmente politica, ossia che i parametri esistenti per legge sono relativamente vaghi si prestano a diverse interpretazioni. In altre parole, in assenza di criteri chiari è difficile provare la necessità di nuovi ispettori. Diverso invece il contenuto della nuova legge sul lavoro nero. Per essere efficace, essa prevede che ci siano dei controlli sul lavoro illegale. Presuppone quindi che qualcuno svolga questi controlli. La decisione di quanti ispettori siano necessari è delegata ai Cantoni. L'importante, dice la legge federale, è che i controllori del lavoro nero siano gli stessi che verificano altre situazioni negli ambiti lavorativi, come ad esempio le misure d'accompagnamento ai bilaterali. Questo per evitare doppioni. E chi finanzierà gli ispettori della nuova legge sul lavoro? Dedotti gli eventuali ricavi da multe, Berna si assumerà il 50 per cento del costo degli ispettori. Ecco dunque che il Consiglio di Stato ha preso i classici due piccioni con una fava. Gli ispettori del lavoro saranno aumentati di 3 unità, passando da 4,5 a 7,5 e saranno finanziati nella misura del 50 per cento da Berna. I nuovi ispettori si occuperanno sia di lavoro nero che dell'applicazione della legge sui lavoratori distaccati nell'ambito delle misure d'accompagnamento dei bilaterali. 
Oltre alla novità dell'aumento degli ispettori finanziati da Berna, la Consigliera di stato Laura Sadis ha presentato ieri alla stampa l'applicazione su scala cantonale della nuova legge federale sul lavoro nero. Il governo ticinese aveva infatti già promosso il 23 ottobre scorso un messaggio di legge cantonale d'applicazione della legge federale sulle condizioni lavorative e salariali minimi per lavoratori distaccati in Svizzera e misure collaterali e la Legge federale sul lavoro nero. In sintesi, proprio come chiede la legge federale, il cantone ha deciso di riunire il controllo delle due leggi all'unico Ufficio dell'ispettorato del lavoro della divisione dell'economia.
Il Consiglio di stato ticinese condivide la necessità e l'urgenza di combattere il lavoro illegale attraverso gli strumenti dati dall'introduzione della nuova legge, potenziando come detto il numero di ispettori preposti alla verifica. L'avamprogetto di legge cantonale è stato posto in consultazione ai membri della Commissione tripartita in materia di libera circolazione, ai servizi cantonali, al Ministero pubblico, all'Unione dei contadini, alla Scta Hotelleriesuisse-Ticino e Suva Bellinzona. Il cantone ha pure attivato un sito internet dove è possibile ottenere tutte le informazione: www.ti.ch/lavoro-nero   

Pubblicato il 

30.11.07

Edizione cartacea

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