Fine della pandemia da coronavirus e ritorno alla tanta auspicata normalità? Il Consiglio federale ne è convinto, la fase critica è superata: via libera a un ulteriore allentamento delle misure anti-Covid. Tuttavia v’è una certezza: un’altra pandemia da virus arriverà presto o tardi, perché, usando le parole della virologa Ilaria Capua: «Un virus è il risultato di interazioni biochimiche della natura, di cui quali esseri umani facciamo parte». L’unica incognita è quando e da dove partirà. Nell’uscire da un’esperienza traumatica e dolorosa come quella da Covid giocoforza cercare di capire cosa è accaduto, evincere le cause e concause, ma anche tutti gli effetti relazionati: economici, sanitari, ma anche sociali, tra cui il benessere dell’individuo. Disponiamo di statistiche riguardanti infettati, ospedalizzati e/o ricoverati nelle cure intense; di quelli guariti e di coloro, e sono parecchi, che non ce l’hanno fatta. Sappiamo anche di molti che pur essendo “guariti” hanno sofferto per mesi o continuano a subire effetti debilitanti (il cosiddetto Long Covid). Le varie associazioni nazionali di psicoterapia concordano che il prolungarsi dello stato di emergenza e delle restrizioni alla socialità, al lavoro, alla possibilità di programmare un futuro, anche per chi non è stato contagiato, ha portato molti sull’orlo di una crisi di nervi, a un aumento di casi di depressione soprattutto fra persone a basso reddito e/o disoccupate. A inizio 2020 l’Oms, considerando i dati forniti dalla Cina, confermati da verifiche di istituti occidentali, aveva segnalato il ruolo aggravante di diabete, cancro, ipertensione, patologie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, che appartengono alle cosiddette malattie non trasmissibili (Mnt). Questione presa in considerazione nella strategia anti-Covid: le persone affette da Mnt sono state messe in priorità 1. Merrill Singer – medico e antropologo americano – in un articolo del 1997 dimostrò che le malattie non trasmissibili sono maggiormente presenti in ambienti sociali precari, caratterizzati da bassi redditi, abitazioni insalubri, malnutrizione, insicurezza e stress generato dall’incertezza di poter soddisfare i bisogni primari. Le statistiche ci dicono che nel mondo v’è oltre 1 miliardo di persone affette da Mnt. L’insieme di problemi di salute, sociali ed economici derivanti dall’interazione di due o più malattie trasmissibili (virali) con malattie non trasmissibili ha un nome: sindemia. A differenza della pandemia, provocata dal diffondersi di un agente infettivo in grado di colpire più o meno indistintamente il corpo umano con la stessa rapidità e gravità ovunque, la sindemia introduce un nesso tra l’agente infettivo di malattie e le condizioni ambientali, economiche e sociali. Di fronte al coronavirus «tutti gli interventi dei governi mondiali si sono concentrati sul taglio delle vie di trasmissione virale, per controllare la diffusione del virus», scriveva a inizio pandemia Richard Horton, redattore capo della rivista scientifica The Lancet. Davanti all’importanza e all’urgenza probabilmente l’unico approccio agibile. Per affrontare il prossimo virus con potenziale infettivo, evitando che sfoci in una ripetuta tragedia umana, diventa urgente approntare una strategia che assegni priorità: 1) alla cura e soprattutto alla prevenzione delle malattie non trasmissibili, assicurando che ognuno possa avere: alimentazione equilibrata, alloggio salubre, con spazi personali sufficienti, in un ambiente qualitativo; condizioni di lavoro conciliabili con impegni di famiglia e ovviamente, presupposto indispensabile, un reddito che consenta di affrontare i costi base; 2) produrre i medicamenti e vaccini mettendoli a disposizione di tutta la popolazione mondiale senza condizioni di brevetti o finanziarie. Presupposti al momento non riuniti nemmeno nella ricca Svizzera: il tempo stringe! |