Chi custodirà il custode?

L'avvocato Marco Borradori, forte di una rielezione ben orchestrata per impedire, forse, l'arrivo in governo di un secondo socialista, è di nuovo il primo custode del territorio ticinese.
Noi non riusciamo a toglierci un'impressione: che si tratti di un custode incline a qualche condiscendenza, specialmente nei confronti dell'esercito degli automobilisti incalliti, dei grandi promotori di centri commerciali, dei cacciatori di vecchia e nuova annata, e così via. Se quelli bussano, il custode, con gentilezza, apre.
Solo che spesso quei petenti sono gente che lascia strascichi e guasti sul territorio il quale andrebbe, appunto, custodito. Ed allora è opportuno che qualcuno custodisca il custode. Ma chi? Direi tutti coloro che il territorio lo conoscono e lo vivono, che ne sanno valutare le trasformazioni, quelle buone e quelle cattive.
Siccome, al momento, quelle cattive sono più numerose, la vigilanza dev'essere attenta, permanente e senza riserve.
È quanto hanno inteso fare ancora una volta nel loro piccolo gli Amici dei camosci del Monte Generoso e gli Amici del Parco della montagna (il San Giorgio) che hanno l'ambizione, oltre alle loro finalità immediate, di vigilare su quanto avviene nell'ambiente, collegando tra loro episodi e fatti a prima vista separati.
La lettera aperta che segue, inviata a Borradori ed al capo-divisione Bernardi, subito dopo il rogo dei copertoni di Biasca, ha voluto richiamare il capo del Dipartimento all'esigenza politica ed amministrativa che vi sia unità di intenti e di trattamento nei confronti di tutti coloro che sul territorio operano; che il primo custode sia inflessibile ed imparziale, che il suo parlare sia sempre, biblicamente, sì-sì, no-no.
Ed ecco il testo intero della lettera aperta.

Egregi Signori,

le fotografie pubblicate in questi giorni sulla stampa che mostrano i resti dell'incendio di 10 mila copertoni ci hanno impressionato.
Ci hanno colpito per la gravità  del fatto e perché non siamo persuasi che «dalle misurazioni svolte dai servizi competenti non si sono rilevati superamenti dei limiti federali per le sostanze inquinanti nell'aria» come ha dichiarato il Signor Bernardi alla stampa (vedi la Regione del 14 aprile 2007). «Ora, e lo faremo nei prossimi giorni», dice ancora il Signor Bernardi «dovremo valutare la situazione per quanto concerne l'acqua. La zona dove si è sviluppato l'incendio non è sottoposta a protezione delle acque e quindi non dovrebbero esserci problemi maggiori». Dunque, secondo il vostro dipartimento, non ci sarebbe stato inquinamento di sorta. Il nostro pensiero non può non correre a quel modesto e autorizzato fuocherello di vecchia legna che accendemmo la sera del 6 settembre 2005 nel piano di San Martino a Mendrisio per protestare contro la rinnovata apertura della caccia nel Mendrisiotto. Nel mucchietto di ceneri lasciato da quella innocente pira il giorno dopo gli specialisti del vostro dipartimento, chiamati non si sa da chi, trovarono alcuni vecchi chiodi, una molla, un culo di bottiglia …e tracce nientemeno che di zinco, di cloro, di piombo. Mancava solo l'arsenico. Ci fu appioppata in forma di ammonimento una multa di 100 franchi che poi il Municipio di Mendrisio, ragionevolmente, annullò. Non siamo specialisti. Ci riserviamo però il beneficio del dubbio sul fatto che quelle orrende matasse metalliche rimaste dopo la combustione di ben 10 mila copertoni, quella poltiglia nera che intorbidava l'acqua (lì non protetta e quindi per voi insignificante), quell'untume scuro che si depositava su macchine, case e piante nei dintorni del rogo, non abbiano alcuna rilevanza ai fini dell'inquinamento. Ci viene alla memoria un'astuzia che mettevano in atto i venditori ambulanti quando ancora si usavano le stadere. A seconda del compratore, giocavano col peso. E imbrogliavano. Era la pratica dei due pesi e delle due misure, da applicarsi a seconda della situazione.Restano i fatti: gli amici dei camosci e del parco della Montagna accesero un fuocherello di legna buona. I Signori dei copertoni hanno invece appestato l'aria, l'acqua e il suolo della Riviera facendosene un baffo di tutto e di tutti. I pompieri di Biasca e delle Ferrovie hanno spento con professionale solerzia quella grande schifezza. Ma perché proprio voi, Signor Consigliere di Stato e Signor capo-divisione assumete ancora una volta, dopo l'evento di Riazzino, il ruolo di pompiere di fronte alle proteste che inevitabilmente salgono dall'opinione pubblica?
Con i rispettosi saluti che competono alla vostra carica,

Tita Carloni, coordinatore dell'Associazione degli Amici dei Camosci del Monte Generoso
Eugenio Zippilli, presidente dell'Associazione Amici del Parco della Montagna

Pubblicato il

27.04.2007 13:30
Tita Carloni