Cherubini o sciacalli?

Sul fatto che gli attentati dell’11 settembre a New York e Washington sono destinati a cambiare il mondo, siamo più o meno tutti d’accordo. Quello che invece dobbiamo ancora capire bene, è in quale aspetto della nostra vita questi cambiamenti avranno maggiore effetto. Certamente, e senza voler sminuire l’importanza di altri settori, l’impatto economico a breve e a medio termine sarà di quelli che si fanno ricordare a lungo. Ma prima di porci il quesito sul futuro, è opportuno non dimenticare ciò che è successo durante questa tragica settimana da un punto di vista economico-finanziario. Eventi passati quasi sotto silenzio, a cui i fatti tragici hanno giustamente rubato le prime pagine, ma che non sarebbe giusto dimenticare. Per prima cosa, la chiusura temporanea della Borsa di New York, la più lunga della storia. Un misto di rispetto per le vittime e di impossibilità tecnica a riprendere regolarmente le operazioni. Se all’inizio l’aspetto etico sembrava predominante, con il passare dei giorni traspariva sempre più che il motivo della chiusura prolungata non era il colpo che gli attentati hanno infero al morale, ma quello inferto ai sistemi operativi. Ne è prova chiara, quanto avvenuto sulle altre piazze finanziarie regolarmente aperte. In Europa, ad esempio, gli investitori non hanno dato tregua, e le batoste che i titoli di determinati settori hanno incassato, come gli assicurativi e le linee aeree, hanno poco a che vedere con il lutto mondiale e il momento di raccoglimento e preghiera. Analogo discorso vale per i mercati valutari: poche ore dopo gli attentati già si discuteva fra esperti sul possibile ritorno dell’oro quale bene rifugio, e si decretava la vittoria del franco quale valuta stabile per eccellenza. Si è poi assistito ad alcune lezioni di morale a doppia velocità. La condanna per infamia, di coloro che il giorno 12 hanno tentato di mettere all’asta pezzi del World Trade Center è giunta quasi in tempo reale, mentre coloro che sono intervenuti con tempismo da avvoltoi sul prezzo del petrolio, hanno visto il loro atto trasformato in una normalissima notizia economica. Ai telegiornali sono state mostrate le colonne ai distributori, per giustificare il rialzo del prezzo del greggio, come se fosse la domanda alla colonna a determinare il prezzo sui mercati delle materie prime. In questa storia di morali profonde non ce ne sono, almeno per coloro che hanno capito che comunque vada, lo show della finanza «must go on». Lo stesso sindaco di New York ha esortato la popolazione a tornare a consumare e a spendere, definendo questo «il miglior momento per farlo». Dimostrazione che l’interesse per il benessere dei vivi, a un certo punto, supera anche il cordoglio e la memoria dei morti!

Pubblicato il

21.09.2001 13:30
Paolo Riva
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