Sono anni che si evoca la catastrofe finanziaria. E a furia di gridare “al lupo” capita che i Preventivi 2003 siano quelli che portano “il Cantone sull’orlo dell’emergenza finanziaria”. Lo dice Marina Masoni, direttrice del Dipartimento finanze ed economia. E quest’anno possiamo crederle. D’altra parte anche Cassandra vaticinava cose vere ma fastidiose ed era condannata a non essere creduta. Il problema è che in materia di finanze non ci si può affidare ad oracoli infallibili e non ci si può passivamente abbandonare alle virtù salvifiche di un nuovo dio pagano, il libero mercato. I granconsiglieri socialisti, membri della Commissione della gestione, rimangono piuttosto critici rispetto all’operato del Governo nella gestione delle finanze pubbliche. Ne abbiamo discusso con Mario Ferrari, membro per il Partito socialista di detta Commissione. La domanda ormai è d’obbligo: anche quest’anno i preventivi prevedono importanti disavanzi. La novità è che, purtroppo, vista la crisi economica in corso, questa volta è difficile sperare in consuntivi che possano smentire tale previsione Nel Messaggio sui preventivi si parla di una “svolta preoccupante” e credo che ci sia del vero. Quello che stupisce è che non ci si è preoccupati prima visto che i campanelli d’allarme c’erano già negli anni passati. Il reddito vero, consolidato del Ticino non corrisponde a quello degli anni dal 1997 al 1999. Quelli sono stati anni eccezionali con introiti straordinari provenienti dalle persone giuridiche. Erano gli anni del boom delle borse. Quindi si è preteso di condurre la politica fiscale basandosi su quella particolare situazione finanziaria. Oggi l’euforia economica è sfumata e così ci troviamo in gravi difficoltà. Le difficoltà attuali sono da imputare semplicemente alla crisi economica o sono stati fatti pure degli errori di strategia politica? Lascia alquanto perplessi nel Messaggio che nessuno si assuma la responsabilità di questa situazione. Pare quasi che tutti i guai siano da condurre alla crescita delle spese. È vero che i gettiti sono in aumento ma è pure vero che sono state tolte delle risorse al Cantone: si pensi ai celeberrimi pacchetti fiscali la cui sopportabilità non era data. In più si è sottovalutata la portata di questa crisi di cui avevamo le avvisaglie già nel 2001. Le responsabilità sono da attribuire anche al Gran consiglio che ha votato sgravi fiscali e ha permesso che si trasferissero oneri dai comuni al Cantone. E, naturalmente, ci sono maggiori costi dovuti anche a disposizioni federali che hanno avuto l’effetto di caricare altre spese sul Cantone. Com’è stata condotta la politica finanziaria dello Stato? Si è lavorato troppo sul breve termini. Finora si sono usati i preventivi per comprimere la spesa e i consuntivi per rilanciare la politica fiscale. Rilancio fatto in maniera un po’ troppo facilona, a parer nostro. Evitando di ragionare sul medio termine non si sono potute accantonare risorse per fare una politica del personale più stimolante. Ora ci troviamo con dei bisogni. L’unica leva per trovare i margini per soddisfarli è di ridurre le spese. La mancanza di risorse rischia dunque di pregiudicare eventuali investimenti? Soprattutto dovremmo investire nella ricerca e nella formazione. Invece per la prima volta si chiede la riduzione del numero di docenti. Anche la Confederazione ha difficoltà finanziarie e tuttavia non intende retrocedere sui terreni della formazione e ricerca. Una prospettiva poco lungimirante... C’è pure stato poco dibattito interno in Governo. Cioè il dibattito era dominato da un unico artigiano, Masoni, che pretende di costruire la casa con un solo strumento, la fiscalità. È un atteggiamento monomaniacale. Masoni non ha fatto un progetto di riforma fiscale ma ha semplicemente varato una serie di piccoli pacchetti di sgravi fiscali. Ciò che conferma la mancanza di una visione a lungo termine. Nelle sue interrogazioni parlamentari ("Come si intende cucinare il Preventivo?") lei chiedeva appunto lumi circa l’indirizzo della politica finanziaria... Non ho ancora avuto risposta a quelle interrogazioni. D’altronde neanche il preventivo scioglie i miei dubbi. Tutte le colpe sono imputate all’evoluzione della spesa. Ma non analizzano bene per capire il perché di tale evoluzione. E cosa ne pensate della proposta di ancorare la spesa pubblica alla crescita del Prodotto interno lordo (Pil) cantonale quale freno alla crescita della stessa? Questo toglierebbe margini di manovra e di ragionamento politico. Soprattutto nel settore della socialità il Pil è poco indicativo per determinare il volume della spesa. Insomma il Pil, per fare un esempio concreto, non segnala l’invecchiamento della popolazione. L’intento era di riuscire ad operare tagli alla spesa pubblica per 120 milioni di franchi. Un obiettivo che è stato raggiunto a metà... È vero che c’è stato un incremento della spesa e si accusano i dipartimenti che non si sono impegnati in quest’azione di contenimento. Ma va detto che usciamo da anni in cui la spesa corrente non ha avuto un’espansione così terribile. Già negli anni Novanta si sono fatti grandi sforzi per contenerla. Quali saranno gli effetti di una politica di contenimento della spesa pubblica ad oltranza? C’è una demonizzazione troppo ideologica della spesa pubblica e del ruolo dello Stato. Salvo poi rendersi conto che, a livello svizzero, è lo Stato che è dovuto intervenire per sanare i grossi fallimenti. Vedi i casi Swissair e Swiss Dairy Food. Per quanto concerne invece il personale statale non si parla neppure di contenimento della spesa ma di riduzioni delle prestazioni. Proprio in un momento in cui stiamo portando avanti il progetto di amministrazione 2000. Insomma dovrebbero esserci gli strumenti per introdurre politiche del personale più attrattive e stimolanti. Un’azienda che si rinnova ha bisogno anche di gratificazioni, non si possono pretendere solo sacrifici. Masoni ha assicurato che non verranno toccati i servizi sociali, è vero? Non verrà ridotta la spesa ma è possibile che vengano rallentati i programmi di sviluppo pianificati. C’è poco spazio per degli sviluppi ulteriori. Come considerate la prospettiva eventuale di un aumento del debito pubblico? Attualmente la situazione finanziaria è abbastanza buona da permettere di avere dei margini per fare politica in tal senso. È vero che tali margini possono deteriorarsi in fretta. Ragion per cui, secondo me, bisognava essere più prudenti in passato in modo da poter oggi sviluppare progetti nuovi su vari terreni: industria, innovazione tecnologica, turismo, formazione,... Ma un quinto pacchetto di sgravi fiscali è in gestazione... Abbiamo speso anni a discutere sgravi fiscali, distogliendo l’attenzione dalla riforma dell’amministrazione statale. Il Consiglio di stato invece di imboccare la strada più faticosa della revisione dei compiti ha preferito prender la scorciatoia di togliere risorse allo Stato. Se non si fa questa politica poi bisogna correre ai ripari bloccando in maniera lineare le spese o risparmiando sulle spalle del personale.

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15.11.02

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