Zelensky ha chiesto al Parlamento federale, era il 15 giugno 2023. E un anno dopo Zelensky riceve: questo weekend, proprio il 15 e il 16 giugno, nel pluristellato albergo Bürgenstock, nel canton Nidvaldo, si terrà “La conferenza sulla pace in Ucraina”. Non senza discussioni, dentro e fuori al paese, sulle modalità con cui è stato organizzato. Non è la prima volta che la Svizzera ospita l’evento (uno analogo si era tenuto a Lugano nel luglio di due anni fa) e le polemiche non mancano oggi come allora. Le voci critiche si sono levate: perché la Russia non è stata invitata al summit? Il nostro paese sta forse assumendo una posizione, che si potrebbe definire unilaterale? E c’è chi, come Nicolas Walder, consigliere nazionale dei Verdi, è arrivato a definire questo incontro «il punto più basso della politica estera svizzera». Tant'è. Non siamo qui a fare un'analisi politica della vicenda e, sia quel che sia, nel resort di lusso, abbarbicato su un’irta montagna che si affaccia sul Lago dei Quattro Cantoni, sono in atto i preparativi per garantire la sicurezza dei partecipanti e della popolazione. Sono 4 mila i militari addestrati per presidiare la zona, mentre lo spazio aereo è stato ristretto e ci si prepara a parlare della tanto decantata pace, che da quando è mondo, fa rima con interessi. La guerra. Già. Un paese a pezzi, che andrà ricostruito: prima saranno tolte le macerie e poi si butterà una gettata di calcestruzzo e si ripartirà. A caro prezzo, perché diversamente non potrà essere. Ecco, che quel prezzo non lo paghino due volte le lavoratrici e i lavoratori ucraini, già provati e privati dalla guerra in corso. L’Unione sindacale svizzera (USS) per la “Conferenza sulla pace in Ucraina”, che sta per aprirsi nel cuore della Svizzera centrale, dopo il summit sulla ricostruzione appena conclusosi a Berlino, ha adottato una risoluzione mirata ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che saranno impegnati a ricostruire il paese dell’Europa orientale. L’USS assieme alla Confederazione sindacale internazionale (ITUC), alla Confederazione europea dei sindacati (CES) e al Consiglio regionale paneuropeo chiedono ai sindacati loro membri di «rafforzare la loro solidarietà verso l’Ucraina». Non solo, le richieste adottate nella risoluzione votata dalle delegate e dai delegati USS si estendono al Consiglio federale affinché anche «la dimensione sociale sia esplicitamente presa in considerazione nella riedificazione delle infrastrutture». In altre parole, i paesi che aiuteranno economicamente nella ricostruzione dell’Ucraina, dovrebbero richiedere l’osservanza delle linee guida dell'agenda dell'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) sul "lavoro dignitoso" nei contratti d’appalto. Senza il rispetto di questi standard minimi imposti dall'OIL – annota l’USS – «il mercato del lavoro rischia di diventare una giungla, come hanno dimostrato le precedenti esperienze in processi simili». Per quanto riguarda il contributo elvetico all'aiuto civile per l'Ucraina, i delegati dell'USS ritengono che «la Svizzera debba finalmente mostrare un po' di generosità». Per questo motivo, «chiediamo al Consiglio federale e al Parlamento di sbloccare al più presto i 5 miliardi di franchi promessi per l'Ucraina, ma senza sottrarli all'aiuto allo sviluppo ordinario, ad esempio al Sud del mondo. È necessario un finanziamento separato, preferibilmente con una legislazione separata, come è avvenuto per l'aiuto svizzero alla trasformazione dei Paesi dell'Europa centrale e orientale». Si sottolinea l'importanza di insistere sulla dimensione sociale, del tripartita e del partenariato sociale con i sindacati, nonché sulla formazione professionale continua per la tutela della salute (come nel caso di chi si trova a dover trattare sostanze tossiche come l’amianto) e per la promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Infine, si esortano le autorità ucraine ad adottare una riforma del Codice del lavoro, che rispetti le norme fondamentali dell'OIL e gli standard sociali dell'UE, conferendo posizione forte ai sindacati. Perché «senza di ciò, non ci sarà prosperità condivisa per il Paese». |