L'editoriale

La decisione del Consiglio federale di raccomandare il rifiuto dell'iniziativa popolare del movimento sindacale che chiede l'introduzione di un salario minimo legale di 4 mila franchi mensili non giunge certo come un fulmine a ciel sereno. La partita vera si giocherà davanti al popolo tra fine 2013 e inizio 2014.


Limitiamoci qui allora a sottolineare la distanza abissale tra le politiche del governo e i problemi reali della gente: sono più di 430 mila i salariati che oggi in Svizzera guadagnano meno di 4mila franchi al mese! Ma su questa realtà il governo continua a chiudere gli occhi, avanzando argomentazioni contraddittorie («condivide l’obiettivo degli iniziativisti» ma conferma la bontà di «una politica salariale flessibile») e dandosi il merito di aver contribuito al recente inasprimento delle misure accompagnatorie all'accordo con l'Ue sulla libera circolazione, che è la causa principale del dilagare del dumping salariale e sociale in Svizzera. Anche se lo stesso governo e la maggioranza borghese del Parlamento si ostinano a non riconoscerlo, esattamente come fanno sin dalla fine degli anni Novanta. Un’attitudine che ha sin qui prodotto misure largamente insufficienti a contrastare i fenomeni di sfruttamento della manodopera. I fatti che ci tocca raccontare a scadenze regolari sono lì a dimostrarlo.


Ma, come accennato, il mondo del lavoro è stato duramente colpito anche da una serie impressionante di infortuni gravi, in particolare sui cantieri. Non è nostra competenza individuarne le cause, ma essi devono indurci a una seria riflessione sui ritmi di lavoro degli operai, sul peso che ha sulla di sicurezza l'eterna corsa al profitto e sulla necessità di insistere col lavoro di prevenzione. area vuole dare il suo modesto contributo con una nuova rubrica dedicata alla sicurezza sul lavoro, che oggi appare per la prima volta.

Pubblicato il 

24.01.13

Edizione cartacea

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