Chávez, che il prossimo 10 gennaio dovrebbe incominciare il suo quarto periodo presidenziale, ha dovuto sottoporsi ad un nuovo intervento chirurgico per ulteriore ricaduta del suo tumore maligno. Dandone la notizia in un intervento televisivo molto emotivo, Chávez ha per la prima volta ammesso che il tutto potrebbe anche finire male, quando ha detto che "se dovesse capitarmi qualcosa, spero che Nicola Maduro diventi il mio successore". Quest'ultimo, sempre a partire dal prossimo 10 gennaio, dovrebbe diventare vicepresidente. La costituzione bolivariana del Venezuela prevede però che il vicepresidente rimpiazzi il presidente solo se quest'ultimo viene a mancare negli ultimi due dei sei anni del mandato presidenziale. Se invece viene a mancare prima, ciò richiede nuove elezioni presidenziali nel giro di un mese. Ed è qui che si aprono scenari di grande incertezza.In queste colonne ho già riferito del mio viaggio in Venezuela al momento delle ultime elezioni presidenziali, vinte il 6 ottobre scorso da Chávez con quasi il 56% di voti. La nuova e chiara vittoria di Chávez ha rappresentato una certa sorpresa, in quanto gran parte dei media occidentali, tutta la destra internazionale e soprattutto gli Stati Uniti avevano scommessso sulla vittoria del suo avversario, il giovane multimiliardario Capriles (una specie di Berlusconi in stile venezuelano) o, alla peggio, in una vittoria risicata di Chávez. Nella notte elettorale i quartieri bene di Caracas erano quindi sprofondati in una grave depressione, visibile già otticamente per l'oscuramento che vi prevaleva. Nelle zone popolari della capitale si è invece ballato e cantato durante tutta la notte: uno spettacolo indimenticabile e commovente. Tutti i sondaggi preelettorali avevano però allora indicato che qualsiasi altro candidato che non fosse stato Chávez, avrebbe sicuramente perso da Capriles. La sconfitta di ottobre ha sì indebolito la destra, che sembra ora depressa ed imbambolata: la riprova la si è avuta nelle elezioni regionali di domenica scorsa, che hanno fatto segnare una sonante vittoria chavista. Questo potrebbe però non bastare: difatti Maduro non ha sicuramente il carisma di Chávez. Politicamente è probabilmente più moderato: Chávez l'ha indicato quale suo delfino soprattutto per il ruolo sin qui giocato quale mediatore tra le varie anime del Partito socialista bolivariano. Maduro, di origini molto umili, ha lavorato quale autista di bus e si è poi affermato quale sindacalista combattivo. In una situazione molto polarizzata come quella venezuelana, dove c'è una spaccatura profonda tra ricchi e poveri, questa sua traiettoria potrebbe essere un'altra delle ragioni che ha portato Chávez a sceglierlo. La borsa di Caracas ha festeggiato con un grosso rialzo la notizia della ricaduta del cancro del presidente. Basta leggere poi il Wall Street Journal, per capire che aria tira nell'alta finanza internazionale. La stessa notizia ha invece creato grave depressione tra tutte le forze progressiste latinoamericane. La leadership chavista è stata fondamentale nel garantire, anche economicamente, le vittorie elettorali in Nicaragua, Ecuador, Bolivia ed in parte anche in El Salvador ed in Argentina. Ma anche con il Brasile la cooperazione è stata ottima: Caracas e Brasilia si sono un po' divisi i ruoli, giocando ad essere l'uno più moderato, l'altro a spingere sull'acceleratore. Ma a soffrirne sarebbe soprattutto Cuba, la cui ripresa economica dipende in parte dagli investimenti brasiliani, ma soprattutto da quanto l'isola caraibica incassa (in soldi ed in petrolio) in cambio dei circa 20.000 medici ed infermieri che Cuba fornisce a Caracas. Se in Venezuela tornasse al potere l'oligarchia, si tornerebbe a quando le classi dirigenti intascavano tutti i profitti del petrolio, nascondendoli poi nei vari paradisi fiscali, tra cui la Svizzera, mentre milioni di venezuelani facevano la fame. Sono questi milioni che hanno sempre fatto vincere elettoralmente Chavez. Durante il suo discorso, il presidente venezuelano ha baciato il crocifisso augurandosi che tutto vada bene: noi, da bravi laici, ci limitiamo a fare gli scongiuri di rito.
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