Caso Ravi, la memoria corta della classe politica

Nella serata di giovedì scorso il Procuratore pubblico (Pp) Arturo Garzoni ha arrestato il deputato Ppd al Gran Consiglio Yasar Ravi. Riteneva dati i presupposti dell'arresto, cioè la presenza di concreti indizi di un grave reato (truffa e favoreggiamento) e il pericolo dell'inquinamento o della cancellazione di prove. Entro 24 ore, come prevede la legge, Ravi è stato sentito in udienza dal Giudice dell'istruzione e dell'arresto Edy Meli: cadute le ipotesi di reato più gravi dopo che il Pp le aveva ritirate, il Giar ha disposto l'immediata scarcerazione di Ravi.
Il mondo politico s'è immediatamente scatenato, correndo a difesa di uno dei suoi e mettendo in dubbio, con più o meno veemenza, la correttezza e la competenza di Garzoni. Addirittura il presidente del Ppd Giovanni Jelmini lo ha invitato nemmeno troppo implicitamente a dimettersi. Che fretta, che solerzia, cari politici! Intanto è ancora da dimostrare che Garzoni abbia commesso un errore: è anche possibile che gli elementi in suo possesso giovedì sera imponessero l'arresto di Ravi. Eppoi, che il mestiere di Pp comporti qualche rischio lo dimostra la necessità di avere un argine, quello della verifica della legittimità dell'arresto entro 24 ore da parte del Giar: semmai il caso Ravi (come altri, di cui le cronache non parlano) dimostra che il sistema tutto sommato funziona.
Ma quel che sconcerta, nella reazione scomposta dei politici ticinesi, è la loro corta memoria. Gliela rinfreschiamo: appena tre giorni prima dell'arresto di Ravi il Gran consiglio ticinese aveva infatti votato all'unanimità l'estensione a qualsiasi evento pubblico (festa, manifestazione politica, evento sportivo) delle norme transitorie antihooligans che, turandosi il naso, la Confederazione aveva adottato in vista di Euro08. Queste norme consentono tra l'altro ad un ufficiale di polizia (non ad un magistrato) di arrestare un potenziale autore di atti violenti fino a dieci giorni senza dover sottoporre la misura a verifica da parte di un giudice indipendente. Insomma, 240 ore al fresco senza aver commesso alcun reato. Voto unanime, si diceva: compreso lo stesso Ravi, compresa tutta la sinistra. Per non parlare del pugno duro (leggi arresti facili) che la classe politica spesso sbandiera come antidoto alla criminalità o dell'indifferenza con cui sono state adottate, messe in vigore e ora vengono applicate le misure coercitive per il rimpatrio di stranieri senza permesso di soggiorno.
Insomma, siamo proprio sicuri che, per lo Stato di diritto e per la tutela dei suoi cittadini, sia più pericoloso il Pp Garzoni con i suoi (eventuali) errori, piuttosto che una classe politica per lo meno incerta su quali debbano essere i principi ultimi da salvaguardare?

Pubblicato il

12.12.2008 02:30
Gianfranco Helbling