Crisi & Società

Casi di rigore, il Consiglio federale ha raddoppiato ieri 27 gennaio l’importo a disposizione, che ora sale a 5 miliardi di franchi. Il governo ha preso atto di quanto tutti andavano dicendo: i soldi finora stanziati erano insufficienti. Meglio tardi che mai, si dirà. Anche se in realtà per i diretti interessati, rischia di essere tardi. Come si comporterà ora il Ticino? Dopo aver passato mesi ad esser certo che fosse la Confederazione ad assumersi i costi, il Consiglio di Stato dovrà ora decidere se esaudire le richieste dei casi di rigore coi 75 milioni attualmente stanziati oppure anticipare l'intero montante che arriverà da Berna solo tra un paio di mesi. I diretti interessati, ascoltati da area, ne hanno urgente bisogno. Ne va della loro sopravvivenza e dei relativi posti di lavoro.

 

Tra un mese, le due camere federali dovranno ratificare entrambe i 2.5 miliardi decisi ieri dal consiglio federale. Poi, toccherà ai vari parlamenti cantonali adeguare gli importi alle nuove ordinanze. In Ticino, il Gran Consiglio si riunirà nei giorni a ridosso del parlamento nazionale. Se tutto va liscio, ci vorranno due mesi per avere a disposizione l’intero montante da distribuire alle aziende aventi diritto.

 

Due mesi che potrebbero rivelarsi fatali per molti di loro. Dopo quasi un anno di inattività, hanno l’acqua alla gola, economicamente parlando. È il caso di Boris Posavec, che insieme al padre gestisce la società IvanBus di Personico. «Abbiamo tredici pullman praticamente fermi da quasi un anno, sui quali stiamo pagando quasi mezzo milione di leasing nello stesso periodo» racconta Posavec «senza contare gli altri costi fissi che abbiamo». Due mesi ulteriori di attesa rischiano di essere fatali. «Non chiediamo soldi a fondo perso, ma un ponte finanziario che ci consenta di arrivare a quando l’attività potrà finalmente ripartire. Da quel giorno, ci impegneremo ad attuare un piano di rientro per saldare fino all’ultimo franco».

 

Oltre al settore dei trasporti privati, sia di torpedoni che taxi, sono stati inclusi negli aventi diritto ai casi di rigore il settore degli eventi, la ristorazione e le agenzie di viaggio. «Nel nostro ramo, la cifra d’affari si è ridotta dell’80-90%» spiega Alessandro Fabretto, in rappresentanza delle agenzie di viaggio indipendenti presenti in Ticino, circa un centinaio che generano un volume d’affari di circa 180 milioni di franchi. Se a tutte queste agenzie fosse riconosciuta un’ipoteca indennità media del 10%, complessivamente si arriverebbe a 18 milioni di franchi.

 

Quando e quanto, sono le domande principali che assillano i nostri interlocutori, dei responsabili di aziende dei quattro settori, ascoltati da area per capire il loro stato d’animo durante l’attesa. Allo stadio attuale, l’importo cantonale dei casi di rigore stanziato ammonta a 75 milioni. Come detto, tra un paio di mesi, dovrebbe lievitare a circa 220 milioni. In attesa di capire se saranno comunque sufficienti, vi è un altro interrogativo che ruba il sonno ai titolari delle imprese che rientrano nella tipologia dei casi di rigore.

 

Come si comporterà ora l’autorità cantonale a fronte delle richieste? Inizierà col versare gli indennizzi in funzione degli attuali 75 milioni o anticiperà i soldi che dovrebbero arrivare da Berna tra un paio di mesi?

 

In fibrillante attesa di risposte, vi è un universo molto variegato perlopiù composto da piccole imprese, fondamentali nel tessuto sociale cantonale e svizzero. Stando all’Ufficio federale di statistica, nel 2018 su circa 35mila imprese commerciali attive in Ticino, 31'400 contavano meno di dieci dipendenti. Nove imprese su dieci.

 

Solo nella ristorazione sono state stimate 1'500 le aziende sul territorio cantonale che avranno automaticamente diritto ai fondi dei casi di rigore perché rimaste chiuse d’autorità per “almeno” per quaranta giorni. Un mondo della ristorazione altrettanto variegato. A livello nazionale, 85% dei ristoranti conta meno di dieci dipendenti. Si va dal piccolo bar di paese al grande ristorante del centro urbano. I costi fissi variano enormemente, ma l’eventuale importo d’indennizzo, determinerà per molti la sopravvivenza del singolo esercizio pubblico.

 

Domani il Consigliere di stato Christian Vitta dovrebbe dare delle prime risposte, nella conferenza stampa annunciata sull’applicazione concreta dei casi di rigore. L’attesa è molta, perché il ritardo accumulato dal Consiglio federale su questo dossier, sta mettendo a rischio molte imprese e posti di lavoro. Altri cantoni si sono mossi autonomamente già in autunno, intervenendo con misure di sostegno mirate, ad esempio sulle pigioni commerciali. In Ticino si è scelto di aspettare che fosse la Confederazione a pagare.

 

In gioco però non ci sono solo i drammi personali delle persone colpite. Versare rapidamente dei sostegni finanziari oggi, consentirebbe di prevenire spese ben più importanti da sostenere nell’immediato futuro con le assicurazioni sociali.

Pubblicato il 

28.01.21
Nessun articolo correlato