Ce l’hanno fatta. Il padronato ha convinto il popolo svizzero a sconfiggere l’iniziativa sul salario minimo di 4.000 franchi. Hanno messo in campo tutto il possibile e l’impossibile, ci hanno messo un sacco di soldi, tutti i media che sono riusciti a comprare, il porta a porta, il tam, tam tra i loro collaboratori ecc., davvero di tutto.
E in questo loro lavoro di persuasione hanno evocato scenari apocalittici, hanno fatto balenare la prospettiva di una Svizzera in totale decadimento economico, ma soprattutto, nel fare tutto ciò,  hanno raccontato molte mezze verità e altrettante vere e proprie menzogne.


Un esempio concreto di questo affannato impegno da parte delle associazioni padronali l’ho avuto  dai numerosi messaggi ricevuti dall’associazione professionale con la quale collaboro maggiormente per motivi di lavoro, associazione che mai in passato si era palesata su temi politici, nonostante la  nostra pluridecennale collaborazione.


Ma veniamo alle mezze verità e alle menzogne. Tra i tanti tormentoni proposti dal padronato, ve n’era anche uno che riguardava direttamente la formazione professionale e l’apprendistato. Nello stesso s’ipotizzava la morte dell’apprendistato e del sistema di formazione duale, affermando che chi segue una formazione professionale lo fa praticamente solo per riuscire a guadagnare più di 4.000 franchi, sottintendendo quindi che tutti coloro che hanno una formazione professionale completa ricevono già oggi in Svizzera salari chiaramente superiori ai 4.000 franchi. E nella striscia pubblicitaria in maggior evidenza si diceva: «Una buona intenzione che ottiene l’esatto contrario – No al salario minimo».


Ora scorrendo i salari minimi sanciti dai diversi contratti collettivi (e sto parlando dei settori professionali in cui c’è per lo meno un Ccl) è facile individuare molte categorie di lavoratori per i quali il salario di 4.000 franchi è un’utopia anche nel caso in cui abbiano concluso una formazione professionale completa, per lo meno nei loro primi anni di lavoro. Per alcune categorie poi il salario continua a restare al di sotto o sfiora appena i 4.000 franchi anche per tutta l’intera vita professionale, nonostante, lo ripeto, tutte queste siano persone formate.


È allora necessario (e la mia è una vera e propria –provocatoria – richiesta fatta con forza e convinzione direttamente al sindacato) che il sindacato stesso si faccia avanti immediatamente con il padronato, richiamandolo a quanto da esso dichiarato e scritto nel corso di questa campagna, per rivendicare un generalizzato aumento salariale. Magari intitolando la campagna “Le buone intenzioni devono diventare realtà: aumentate i salari per non perdere la faccia”.


Mi sembra infatti assolutamente logico che il padronato, per coerenza con quanto detto e scritto in questa campagna contro il salario minimo, non possa più sottrarsi al dovere di correggere al rialzo tutti i salari dei dipendenti qualificati (e proporzionalmente di tutti gli altri), in modo da portarli, senza eccezione alcuna, chiaramente al di sopra dei fatidici 4.000 franchi, in tutte le regioni del nostro Paese.
E la stessa identica logica e coerenza vorrebbe che analogo provvedimento fosse applicato anche dove non ci sono contratti collettivi.


Per questo, credo irrinunciabile chiedere formalmente al sindacato di attivarsi con forza perché in Svizzera in tempi brevi, indipendentemente dal settore professionale o dall’esistenza di un contratto collettivo di lavoro, nessun lavoratore professionalmente qualificato possa più guadagnare un salario inferiore ai 4.000 franchi.
La formazione professionale è importante per la nostra economia, per le aziende e le imprese?
Bene, lo dimostrino con i fatti!

Pubblicato il 

22.05.14
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