Caro pistola e cara fucile

L'arma del soldato svizzero fa parte dell'equipaggiamento personale e quindi dev'essere custodita a casa e non negli arsenali come vorrebbe la sinistra. Così ha deciso a maggioranza il Consiglio Nazionale lo scorso mese di marzo. E così sarà. "In caso effettivo", come si diceva una volta, ogni soldato avrà immediato accesso alla propria arma. (E difenderà meglio la Patria.)
A questo punto un deputato della Camera Bassa ha ricordato che le guerre moderne vengono dall'alto e non dal basso. La prima a essere coinvolta è l'aviazione e non la fanteria. E perciò a che serve avere in casa un fucile o una pistola? (Perché non dotare il soldato di una contraerea portatile?)
Un altro deputato della stessa assemblea ha ricordato che la guerra oggi è quella contro il terrorismo. (Deve essere uno che viaggia, costui.) Come dire che la guerra tradizionale è ipotesi remota, checché ne pensi l'Udc. Ma allora, se la minaccia è quella del terrorismo, perché non accodarsi agli Usa che questa guerra l'hanno inventata e bene o male la gestiscono? (Già fatto, dirà qualcuno.)
Certo che il mondo s'è fatto complicato! Una volta tutto era più semplice. Una volta si aveva la spada. Avere la spada era come tenere il fazzoletto in tasca. Anzi, la spada era più che altro un documento: una sorta di tessera, come in Appenzello, che autorizzava il diritto di intervento alla Landsgemeinde. Una volta c'erano l'ascia di guerra e la scure di Lucerna; c'erano le picche e la balestra; c'era il Morgenstern, quel randello che finiva con un ananasso di ferro irto di punte, che aveva il compito di distribuire persuasive carezze a nemici e accoliti.
Il fatto è che oggi "i casi effettivi" sono diventati affettivi. Fucili e pistole d'ordinanza sono chiamati a risolvere, si fa per dire, conflitti familiari e, a volte, di vicinato. Ogni anno, in Svizzera, le armi dell'esercito causano trecento morti. Quattro sparatorie su cinque sono commesse con armi di ordinanza, ultima in ordine di tempo quella di Baden. (Un coetaneo di mio figlio s'è suicidato con il fucile militare. E c'è davvero poco da scherzare.)
Un tempo l'arma in casa diventava occasione di crescita. Era un'esperienza pedagogica, come l'esercito. Si diceva che l'esercito preparasse alla vita, anche se poi confondeva disciplina e ubbidienza, insegnava l'ordine, imponeva e difendeva la democrazia, preservava i cervelli dalle utopie (Max Frisch). Si diceva che il giovane, assistendo alla pulizia dell'arma (il fucile andava lucidato una volta per settimana), acquistasse confidenza con l'oggetto e imparasse ad amare la Patria. Per i difensori della tradizione insomma, il fucile d'assalto era (o è) un oggetto transizionale. L'unica consolazione alla fine del dibattito al Nazionale è stata dell'ineffabile Blocher. Il quale ha detto che il problema delle armi di ordinanza a domicilio è un tema che interessa il Dipartimento della Difesa e non quello di Giustizia e Polizia, di cui è titolare. Fiuuu! Stavolta ci è andata bene, pare.

Pubblicato il

04.05.2007 13:00
Claudio Origoni