Carne da macello per affari altrui

Quanto vale l’incolumità, e persino la vita di un Scheiber, di un Kroell, di un Graggaber? Questo ci chiediamo, comodamente piazzati nella nostra postazione Tv davanti a un monitor ai piedi della “Streif” di Kitzbuhel. Sono le 11.30 di un 20 gennaio del 2005. La neve cade, come si diceva una volta, a larghe falde. Lo spettacolo è magnifico, ma chi viene buttato in pista è di fronte a un compito difficilissimo: la visibilità è insufficiente; per fortuna siamo alla terza prova e la pista ha potuto essere in parte memorizzata; si scende a istinto; l’attimo in cui a 120 km orari si deve affrontare il dosso del Hausberg e la susseguente diagonale in fortissima contropendenza appare subito un compito terribile: Marco Buechel del Lichtenstein rischia d’incrociare gli sci e di chiudere la carriera: al traguardo, inquadrato in primo piano, ha gli occhi pieni di terrore e fa segno che “loro” sono matti. “Loro” sono i 4 della giuria; il delegato tecnico canadese Rinaldi, i due responsabili stabili della Fis Hujara, tedesco, e Schmalz, italiano, e la leggenda vivente Seiler, austriaco di Kitzbuhel. Loro hanno deciso che nulla è meglio per la diretta Tv sull’Orf austriaca di un simile spettacolo che inchioda i guardoni Tv allo schermo come inchioda noi al piccolo monitor: ma per opposte ragioni: i primi perché l’evento innominabile o la caduta spaccaossa appare subito assai probabile; noi perché vogliamo testimoniare: e la situazione diventa sempre peggiore. Migliore per chi, come nella formula 1 d’automobilismo, aspetta “the spectacular crash” come ci informa una nuova ditta hollywodiana che propone ai mass-media le sue “productions” sullo sci. La traduzione tedesca fa “halsbrecherische Stuerze”, letteralmente: cadute rompicollo. Senza vergogna, secondo l’incivile cultura dello “show” a tutti i costi del nostro sciagurato tempo televisivo. E dopo altri enormi rischi corsi (Ghedina, Bertrand) ci chiediamo; e ora? che accadrà ora dopo i primi 30? i più armati, i più bravi i più esperti? La risposta è immediata: al numero 31, Thomas Graggaber 24enne austriaco, ex grande speranza che rincorre ora un treno che potrebbe sfuggirgli: è la situazione peggiore. Deve rischiare oltre il 100 per cento, deve dimostrare di non aver paura. A Graggaber capita quanto di peggio può capitare: dopo un volo di 60 metri prende di spigolo sullo sci interno e si rovescia di 300 gradi: per puro caso ha salva la vita: una costola rotta gli ha appena toccato il polmone: 2 centimetri in più e l’avrebbe perforato. La variazione di pochi gradi nell’angolo di impatto delle cervicali e sarebbe paralizzato o morto. A questo punto la squadra austriaca si ritira e la giuria è costretta a sospendere la prova. Oltretutto la terza, inutile. Ma gli sponsor premevano, Kitzbuehl voleva qualche immagine per coprire i costi. Il “producer” hollywodiano di “spectacular crashes” ha avuto ciò che voleva, la Tv pure. Graggaber passa e ripassa sugli schermi. Sinora la civiltà del “crash”, del disastro, ha avuto pudore solo in 3 casi: sulla morte di Gernot Reinstadler a Wengen e di Ulrike Meier a Garmisch e in parte sulla caduta di Beltrametti (ora paralizzato) a Val d’Isêre.

Pubblicato il

28.01.2005 12:30
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