Campioni longevi, la classe non ha età

Lo sport e la politica hanno una componente comune: spesso e volentieri, nei due ambiti, si chiede a gran voce più spazio e più considerazione per i giovani. Pur riconoscendo la piena legittimità a questa doverosa rivendicazione, non si possono dimenticare le brillanti “uscite” di chi è in prossimità o ha già raggiunto il traguardo degli “anta”. Se in politica spicca su tutti Pietro Martinelli con la sua recente e lucidissima analisi –scritta proprio su questo giornale- sulle auspicate e auspicabili aperture al centro dei socialisti (considerazioni in chiara antitesi con i battaglieri propositi dichiarati al Congresso del PS di sabato scorso a Giubiasco), nello sport i grandi protagonisti delle ultime settimane sono stati senza dubbio Martina Navratilova e Roberto Baggio. La tennista statunitense, nata nella ex Cecoslovacchia, a 46 anni e tre mesi è riuscita a vincere il torneo di doppio misto agli Open australiani. Pensate che la Navratilova si aggiudicò il primo titolo della sua carriera nel 1974 ! Le imprese di Baggio sono, invece, oramai settimanali: a 36 anni, il campione del Brescia, riesce ancora ad incantare e a stupire tutti, grazie ad una classe e ad un talento eccezionali che gli permettono di essere costantemente tra i migliori in campo e di segnare delle reti –come l’ultima contro il Piacenza- di straordinaria bellezza. Si potrebbero ricordare poi altri longevi fuoriclasse, capaci di imporsi e di mantenersi ad altissimi livelli in età oramai molto matura: pensiamo ai giocatori di basket Michael Jordan, Kareem Abdul Jabbar e Dino Meneghin, al tennista André Agassi, ai ciclisti Johann Museeuw, a Jopp Zoetemelk (campione del mondo nel 1985 a 39 anni), agli hockeisti Wayne Gretzky, Mario Lemieux e Sandro Bertaggia, ai calciatori Dino Zoff e Heinz Herrmann, al pugile George Foreman, al pilota Ari Vatanen, alle atlete Regina Jacobs e Ellina Zvereva e a tanti altri sportivi di primissimo piano, in grado di confrontarsi alla pari (o talvolta anche meglio) con “colleghi” ben più giovani di loro. In questo elisir di lunga vita contano senza dubbio la qualità e la quantità degli allenamenti (oggi i sistemi e i programmi sono molto più scientifici e meno empirici rispetto ad una volta) e la prevenzione e il recupero dagli infortuni che salvaguardano e conservano per molto tempo gli atleti. Gli arzilli e pimpanti “vecchietti” sono dunque il frutto della costante evoluzione della scienza, della medicina, della fisiologia, delle tecniche e dei metodi di allenamento; questo avanzamento anagrafico di risultati e di prestazioni è quindi dovuto al crescente progresso scientifico e medico che ha inciso e incide notevolmente sul fisico e sui muscoli degli sportivi. L’era dei campioni in giovanissima età sta forse tramontando; è il momento felice degli “Over” che, assieme a quel briciolo di saggezza, di maturità e di esperienza in più, fanno ancora la differenza con le gambe e con la forza mentale.

Pubblicato il

07.02.2003 12:30
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